IL CASO

Le buste paga dei prof? Le più “magre” d’Europa

 

di A. Ser. da Il Messaggero del 24/9/2004

 

ROMA - L’eventualità di perdere gli scatti di anzianità ha creato sgomento. «Da decenni - dicono gli insegnanti - aspettiamo l’allineamento agli standard europei». Tra noi e L’Ue il divario è notevole, anche se con il contratto del 2001 qualche passo avanti lo abbiamo fatto. Gli incrementi sono serviti principalmente a ridurre il gap che nel ’96 era del 22% e che ora si attesta intorno al 10%.

Ma vediamo nel dettaglio.
Secondo il contratto in vigore (scaduto da un anno), un maestro appena assunto guadagna al netto 1.142 euro mensili. A fine carriera raggiunge al massimo 1.558 euro, ossia appena 400 euro in più, dopo trenta-quaranta anni di servizio.

Salendo negli altri gradi della scuola la situazione con cambia di molto: un insegnante delle medie prende inizialmente 1.221 euro. Conclude la carriera con 1.688 euro, circa 450 euro in più.

I docenti delle superiori partono da 1.221 euro mensili (come i loro colleghi delle medie) e lasciano la cattedra con 1.751 euro, quindi 530 euro in più. Tutte le cifre indicate sono al netto.

«La crescita retributiva - sottolinea Massimo Di Menna, Uil - in Italia è veramente esigua». «Inoltre - incalza Enrico Panini, segretario Cgil - facendo il paragone con la media degli stipendi europei, si vede con chiarezza quanto sia forte il divario a metà e a fine percorso». Ecco le differenze in busta paga tra l’Italia e il resto d’Europa: i maestri italiani quando dicono addio alla scuola guadagnano -11,17% dei loro colleghi Ue; i prof delle medie -6,74% e i prof delle superiori -10,19%.

La forbice tra l’Italia e il resto d’Europa, dunque, si è ridotta, ma ci sono ancora molti punti percentuali di differenza e soprattutto si delinea una carriera professionale che non produce scatti significativi di salario: tra inizio e fine nei casi migliori la crescita non suepra i 500 euro. Inutile dire quanto sia demotivante una così scarsa considerazione del lavoro svolto.