Sono solo beghe tra insegnanti? Sarà, però...
di Lucia Zaninelli da Meridiano scuola del 20 settembre 2004
Qualche tempo fa "Il resto del Carlino" ha pubblicato un breve articolo in cui la situazione di caos che attualmente mette in seria difficoltà i CSA di mezza Italia è stata attribuita alle solite "beghe fra precari": «Ad una prima lettura, per quanto le affermazioni diano fastidio, non si può certo non affermare che in queste parole, benché dure, un fondo di verità ci sia. Come infatti si potrebbe negare che anche quest'anno a farla da padrone sono state le solite e squallide polemiche fra precari abilitati con varie procedure concorsuali?», e via dicendo. Qualche quotidiano molto "miope" ha anche pubblicato alcuni interventi di parte, con il solo risultato di inasprire le polemiche e di riaccendere le solite, inutili e francamente poco edificanti "beghe fra precari". Non possiamo poi nascondere che anche i sindacati, in alcune occasioni, hanno fatto la loro parte per dividere anziché tentare di trovare un accordo fra gruppi diversi di docenti precari. D'altronde il popolo precario è molto, molto numeroso (c'è chi azzarda la cifra di 200.000 persone, ma dati precisi non sono mai stati forniti da nessuno, visto che le graduatorie permanenti, che dovrebbero venirci in aiuto in questo caso, contengono anche i docenti di ruolo, e visto che i medesimi precari risultano spesso iscritti in più di una graduatoria, con il risultato di rendere quasi illeggibili questi elenchi), e l'interesse precipuo dei sindacati – perché negarlo? - è quello di 'far tessere'. E allora, avanti con le scelte di parte, al fine di portare a casa il maggior numero di iscrizioni possibile... e non fa nulla se gli altri gruppi di precari avrebbero gli stessi diritti di essere ascoltati e difesi in interessi che sono anche loro. Però, ad una seconda lettura, il pezzo de "Il resto del Carlino" fa pensare alle cause del caos attuale. Fa pensare agli innumerevoli errori che negli ultimi dieci anni sono stati commessi da chi si e' succeduto al governo del nostro Paese ed alle enormi responsabilità che, nella situazione attuale, hanno i diversi schieramenti politici, sempre attenti a favorire gli interessi di alcuni gruppi di elettori, ma mai capaci di realizzare ed analizzare una sorta di 'visione d'insieme' sul problema del reclutamento dei docenti in Italia. Fa pensare alle non poche responsabilità dei sindacati, che hanno prontamente organizzato corsi vari in preparazione ai numerosi concorsi, ma non hanno mai pensato di affrontare seriamente e serenamente la questione della gestione e della convivenza di migliaia e migliaia di docenti precari di provenienza diversa e quanto mai varia, e mai si sono seriamente opposti a questo proliferare inutile e controproducente di corsi e concorsi abilitanti. Ad anni di precariato senza possibilità di conseguire un'abilitazione, sono succeduti anni di frenetiche procedure abilitanti. In alcuni casi le abilitazioni sono state decisamente regalate a piene mani a docenti di ruolo e non di ruolo (vedi i numerosi riservati, una sorta di corsi di riconversione professionale ai quale poteva accedere qualsiasi docente, indipendentemente dalla tipologia del servizio prestato); in altri casi le abilitazioni sono state conseguite dopo due anni di studio, ma comunque si sono rivelate del tutto inutili, dato che si è finiti per non rispettare le reali necessità di personale delle singole classi di concorso (pensiamo alle SSIS, che regolarmente, ogni anno, sfornano centinaia e centinaia di abilitati anche per quelle classi di concorso che non offrono alcuna possibilità lavorativa, illudendo e, in un certo senso, ingannando i malcapitati); in altri casi ancora le abilitazioni sono state conseguite a seguito di un semplice esame, ma comunque si sono rivelate per lo più inutili pure loro, perché anche in questo caso non si è tenuto conto delle reali necessità di personale docente della nostra scuola (pensiamo agli ultimi Concorsi Ordinari: migliaia di nuovi abilitati che si sono inevitabilmente scontrati con gli abilitati dei riservati e con quelli delle SSIS, in quanto i posti di lavoro sono troppo pochi rispetto al numero di personale docente abilitato e, a volte, pluriabilitato). A questo proliferare incontrollato di procedure abilitanti si sono poi contrapposti tagli impressionanti a livello di posti di lavoro e un reclutamento ridotto al lumicino (fanno fede i 12.500 posti di quest'anno, seguiti a due anni di assunzioni ridotte a zero, segno che di nuovi insegnanti non c'è bisogno, almeno per ora). Ed ancora oggi si dice che i docenti della scuola pubblica siano troppi. Certo, troppi se si guardano le cose con gli occhi di chi considera la scuola pubblica solo come una "palla al piede", che costringe a sborsare soldi senza un riscontro economico. Ma chiediamoci una volta per tutte se la scuola sia veramente un'azienda, o se, al contrario, la scuola sia il futuro di un Paese. Solo rispondendo a questa semplice domanda potremo capire che ne sarà del futuro della nostra scuola pubblica e del nostro Paese, oltre che delle migliaia di docenti abilitati per nulla. Come se tutto ciò non bastasse, ora si pensa anche di dare il via ad una nuova forma di reclutamento, perché le SSIS, ormai funzionanti a pieno regime e arricchite da un'esperienza pluriennale, che ha consolidato le strutture e spesso migliorato il servizio e la qualità della formazione, non piacciono più. Ora ci vuole la Laurea specialistica per insegnare, perché in campo di abilitazioni all'insegnamento le novità non bastano mai. Ora noi poveri precari pluriabilitati, in coda da decenni in attesa di un posto di lavoro a tempo indeterminato, dovremmo pure cedere il 25% dei già risicatissimi posti destinati al ruolo ai futuri laureati specialistici. E chissà se accetteranno noi, pluriabilitati ultraquarantenni, per di più ormai fortemente delusi da decenni di attesa e delusioni, fra gli iscritti alle nuove lauree specialistiche. No, forse non ci vorranno, perché siam troppo vecchi e sfruttati, o forse solo perché, nel marasma generale nel quale ci troviamo, può risultare utile sfornare abilitati di una tipologia nuova; così si vivacizzano le polemiche, i litigi ed i ricorsi al TAR, ei problemi veri della scuola pubblica italiana restano sempre sullo sfondo. In conclusione l'articolo de "Il resto del Carlino" affronta solo un lato della medaglia, quello forse più visibile, quello che suscita maggiormente la curiosità dei lettori. Ma, sull'altro lato della medaglia, ci sono anni ed anni di scelte politiche e sindacali sbagliate, per lo più fatte senza pensare alla famosa "visione d'insieme". Ci sono errori evidenti, mancanza di valutazione preventiva, scarsa attenzione per la scuola pubblica come luogo di formazione, non di produzione. Ci sono insomma problemi seri e di difficile gestione, problemi che necessiterebbero di attenzione da parte di tutti, politici, sindacalisti, docenti universitari e rettori di università, problemi che richiederebbero anche l'attenzione di stampa e televisione. Ma purtroppo il dramma dei docenti precari, presi in giro per anni da corsi e concorsi abilitanti del tutto inutili e destinati ad essere in futuro ancora "buggerati", non suscita certo l'interesse del grande pubblico. E allora continuiamo pure a 'vendere' una verità parziale e miope, i soliti litigi per i punti da attribuire alle graduatorie permanenti, sorta di pozzo senza fondo per i disperati che si sono abilitati a loro danno, vista la situazione ormai drammatica. Al peggio non c'è comunque mai fine... attendiamo solo la riforma del reclutamento del personale docente per vedere quotidiani e telegiornali parlare delle nuove 'battaglie' a suon di ricorsi e polemiche. |