Scuola.

 Servono tre livelli affinché nulla cambi

 

di Teresa Summa da Il Sole 24 Ore del 29/9/2004

 

Le nozze con i fichi secchi. A questo rischia di ridursi il disegno di legge in discussione presso la commissione Cultura della Camera, che immagina gli insegnanti del futuro proiettati nella carriera, con tre livelli di responsabilità e, dunque, di stipendio. Una proposta che, secondo il suo firmatario (l’azzurro Paolo Santulli), dovrebbe rendere la cattedra più allettante dal punto di vista economico. Ma che, invece, secondo i sindacati, punta ad annullare la contrattazione nazionale degli stipendi, affidando gli aumenti retributivi a concorsi interni per titoli e, per giunta, a numero chiuso. I concorsi in questione verranno banditi quando e se il ministero dell’Economia avrà la disponibilità di fondi per farlo. Soprattutto “se”.

Il settore di competenza del ministro Letizia Moratti, infatti, non rientra tra quelli (sanità, sicurezza e welfare) che Via XX Settembre ha assicurato di volere salvare dalla stangata. I sindacati sono pronti a giurare che nella Finanziaria 2004 non ci saranno fondi per la scuola e che si rischia il congelamento degli scatti di anzianità. Timori che potrebbero essere fondati, tanto più che il temuto tetto del 2% di aumento della spesa pubblica si ha ragione di credere verrà applicato da Domenico Siniscalco anche alla voce «insegnanti» del Miur (ministero dell’Università e della ricerca), una voce che ha finora subito un incremento annuale nettamente superiore al 2% auspicato, nonostante il reclutamento di nuovi docenti sia di fatto bloccato dall’ultimo concorso a cattedra, nel lontano 2001. Solo per continuare a pagare maestri e professori, di ruolo e supplenti, insomma, il dicastero di viale Trastevere ha sborsato circa 38 miliardi di euro nel 2003, due miliardi in più rispetto all’anno precedente.

In una situazione del genere il disegno di legge Santulli è solo sale sulla ferita. Ma all’onorevole piace sognare un mondo di insegnanti ben pagati e, magari, invidiati dai dipendenti d’azienda, che nonostante i numerosi master nel curriculum e un quotidiano servilismo verso i capi non riescono a fare lo scatto tanto agognato. Chi presenta un ddl, a quanto pare, può permettersi il lusso di prospettare un mondo migliore senza porsi il problema della copertura finanziaria. Spetterà poi ai redattori dei decreti attuativi fare i conti.

E i conti non sempre tornano. Non sono tornati con la riforma Moratti, ad esempio, il cui primo decreto attuativo è stato rimandato indietro dalla commissione Bilancio per mancanza di fondi. I tre livelli, dunque, rischiano di fare la fine del tutor nelle scuole elementari. La figura professionale che la Moratti ha introdotto nella riforma e che ha proposto di retribuire mettendo 9 euro e 50 lorde al mese in più nella busta paga dei docenti che vorranno assorbirne le funzioni. Nove euro e cinquanta in più. Niente male come avanzamento di carriera.