Il 9,5% ha scelto istituzioni private Alunni stranieri nelle aule statali
di Elena Rembado da ItaliaOggi del 5/10/2004
Intensificare le iniziative di insegnamento dell'italiano; favorire il dialogo tra gli insegnanti e le famiglie degli studenti stranieri; mettere a fattor comune e valorizzare le migliori pratiche di integrazione; attivare uno scambio sistematico di esperienze con altri paesi. Sono queste le linee prioritarie d'azione del ministero per trovare, a livello locale, soluzioni concrete che favoriscano la piena integrazione dei ragazzi stranieri. Le ha illustrate, nei giorni scorsi a Roma, il ministro dell'istruzione Letizia Moratti, in occasione dell'insediamento della conferenza di servizio per l'integrazione degli studenti stranieri, di cui fanno parte i direttori degli uffici scolastici regionali del ministero e i direttori generali dell'amministrazione centrale. Il ministro ha ricordato l'attuale scenario internazionale, caratterizzato da guerre, ingiustizie e terrorismo, spesso derivanti proprio dalla non comprensione delle diverse culture. Per questo, la scuola "deve educare al rispetto della persona e della vita, ai valori della libertà, della convivenza civile e, soprattutto, dell'intercultura".
Sono 282.683 gli alunni stranieri nelle scuole statali e non statali rilevati, nell'anno scolastico 2003/2004, dall'indagine "Alunni con cittadinanza non italiana": il 3,5% del totale della popolazione scolastica. Erano poco più di 30 mila nel 1992/93. Ma l'aumento è significativo anche rispetto a un anno fa: sono aumentati di 50 mila unità. Si confermano ai primi posti, anche quest'anno, i gruppi provenienti da Albania, Marocco ed ex Iugoslavia, con la progressione notevole di Romania ed Ecuador. È una percentuale ancora inferiore a quella di altri paesi di più lunga e consolidata esperienza di integrazione culturale, come Francia, Inghilterra, Germania e Svizzera. Ma anche di paesi dell'area mediterranea e di recente immigrazione, come Spagna e Portogallo. E tuttavia la bassa percentuale dell'Italia è multicolore: sono ben 191 i paesi di origine degli alunni stranieri, distribuiti in gran parte delle province e città, anche piccole, del Centro e del Nord. Questa grande frammentazione è un aspetto costitutivo del modello italiano. Le conseguenze sul piano pedagogico sono immediate: è ben più complesso, infatti, organizzare una scuola con tante cittadinanze diverse, e quindi con differenti appartenenze linguistiche e religiose, piuttosto che una scuola con una sola diversa cittadinanza.
Il 90,5% di alunni stranieri si trova in scuole statali, mentre il restante 9,5% è iscritto in istituzioni scolastiche non statali. La proporzione rispecchia il rapporto delle rispettive popolazioni scolastiche iscritte nei due settori. Ciò significa che gli alunni stranieri sono distribuiti in modo omogeneo tanto nelle strutture scolastiche statali che in quelle non statali.
La più elevata consistenza di alunni stranieri (40%) si trova nella scuola primaria.
L'area geografica con la percentuale più alta di alunni stranieri, rispetto alla popolazione scolastica di riferimento, si conferma il Nordest, con un'incidenza del 6,1% e un picco massimo dell' 8,5% nel 1° anno di scuola primaria. La regione più "affollata" è ancora l'Emilia Romagna, con il 7%; la percentuale più elevata, tra i comuni capoluogo, è a Milano, con il 10,2%. Il Sud è, dunque, soprattutto luogo di transito e di prima accoglienza, mentre il Centro e il Nord sono luoghi di stabilizzazione.
"L'integrazione deve essere piena e le
iniziative adottate devono rispettare il dettato costituzionale di una
scuola laica e aperta a tutti", ha detto la Moratti. |