La commissione bilancio della camera ha chiesto chiarimenti all'economia.

Riforma docenti senza fondi

Insufficienti 140 mln €. E troppi i costi aggiuntivi

 di Ginevra Sotirovic da ItaliaOggi del 5/10/2004

 

Non ci sono fondi per realizzare la riforma dei docenti universitari. Il provvedimento, che è stato già esaminato dalla commissione cultura e ora attende l'esame dell'aula di Montecitorio, è da tempo appeso al parere della commissione bilancio che qualche settimana fa ha espresso non poche perplessità sulla possibilità di finanziare un così complesso intervento di riordino della docenza universitaria con meno di 140 milioni di euro in tre anni.

Secondo il relatore in commissione, Alberto Giorgetti (An), che si è basato sui rilievi critici avanzati dal servizio bilancio della camera, c'è il rischio più che fondato che le risorse previste per l'applicazione della riforma non siano sufficienti. A cominciare dalla retribuzione variabile dei docenti sulla base del merito che non sembra poter contare su una previsione di spesa aggiuntiva. Né il disegno di legge delega sembra tenere conto dei costi aggiuntivi che deriveranno dall'aver posto un limite alla prestazione dei docenti in un massimo di 350 ore annue. Maggiori oneri, inoltre, sembrerebbero derivare anche dalla messa a esaurimento dei ricercatori che verrebbero inglobati, insieme agli assistenti di ruolo, ai tecnici laureati e ai professori incaricati nel calderone della nuova definizione di professore aggiunto.

Il dubbio della commissione bilancio è che anche la creazione di questa figura professionale produca delle voci di spesa che nel disegno di legge non vengono prese in considerazione. Il governo, comunque, per il momento ha deciso di prendere tempo. La commissione bilancio prima di licenziare un parere contrario sta attendendo che il ministero dell'economia fornisca maggiori dettagli sull'operazione finanziaria e il sottosegretario di via XX settembre, Daniele Molgora, intervenendo lo scorso 23 settembre alla seduta della commissione, ha assicurato che sono "in corso contatti tra il dicastero competente e il ministero dell'economia per approfondire l'esame del provvedimento".

Intanto, le università e i sindacati sono sul piede di guerra. ´Già molti atenei minacciano di far slittare l'inizio dell'anno accademico in segno di protesta contro la riforma', spiega Marco Valerio Broccati, numero due della Flc-Cgil che annuncia a breve incontri anche con le altre sigle sindacali per decidere se e quando convocare una manifestazione nazionale sul tema. Nel frattempo, la Conferenza dei rettori ha riaperto un tavolo delle trattative con il ministro Letizia Moratti. Una trattativa difficile e che finora non aveva dato i risultati sperati vista l'indisponibilità del Miur a rivedere uno dei punti cardine del progetto di riordino: la messa a esaurimento del ruolo di ricercatore.

A fornire una possibile via d'uscita è Giuseppe Valditara, responsabile An del settore. "Per finanziare la riforma sono necessari almeno il doppio dei soldi previsti dalla legge. Altrimenti sarebbe preferibile stralciare la prima parte della legge, che prevede tra l'altro i concorsi su scala nazionale e le convenzioni tra università e imprese, sulla quale sembrano tutti d'accordo e rimandare tutta la seconda che tocca il ruolo dei ricercatori e quello dei professori a contratto". Ma Mario Pepe (Fi) relatore al provvedimento in commissione cultura sembra ottimista. "Il disegno di legge sarà in aula entro i primi di novembre", dice senza tentennamenti. Le università però sembrano decise a fare tutto il possibile per evitarlo.
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