Nuoro.
Giudice accoglie il ricorso di un docente
«Insegnanti, al lavoro non oltre le diciotto
ore»
da La Nuova Sardegna del 23/10/2004
Il tetto delle 18 ore settimanali entro le quali
deve essere contenuto l’orario di lavoro degli insegnanti delle
superiori non si tocca. A meno che non sia il singolo docente a
rendersi disponibile a lavorare in più. Lo ha stabilito il giudice del
lavoro del tribunale di Nuoro, Anna Colli, cui si era rivolto il
sindacato Gilda per contestare l’attribuzione di un surplus di orario
di insegnamento.
La questione non è di poco conto, ed è, con tutta probabilità,
destinata a fare da apripista per molti altri docenti che in provincia
di Nuoro, ma non solo, si vedono attribuire un orario di lavoro che va
ben al di là delle 18 ore previste dal Contratto nazionale di lavoro.
Orari stabiliti dal Centro servizi amministrativi, così si chiama l’ex
provveditorato, ma illegittimamente, almeno secondo il giudice del
lavoro. Che ha adottato una decisione d’urgenza, osservando che il
tempo occorrente per far valere il diritto in via ordinaria sarebbe
stato eccessivamente lungo rispetto al problema che riguarda l’anno
scolastico in corso, già avviato e quasi a un terzo.
Come è sorto il problema e quali le conseguenze che potrà avere
sull’organizzazione delle cattedre in tanti istituti superiori? La
Gilda, attraverso l’avvocato Tonino Iozza, aveva presentato ricorso
per conto di un insegnante, contro l’orario di lavoro stabilito dal
dirigente scolastico dell’Istituto professionale per l’Agricoltura di
Siniscola. Uno dei tanti docenti che, in numerosi istituti di
istruzione superiore della provincia, si sono visti attribuire un
orario con cattedre di di 19, 20, anche 22 ore. Questo nonostante il
contratto di lavoro sia, sul punto, chiarissimo: «l’attività di
insegnamento nelle scuole ed istituti di istruzione secondaria debba
svolgersi in diciotto ore settimanali, distribuite in non meno di
cinque giorni», così recita l’articolo 26 del contratto. Precisando
che «nel rispetto dell’orario di lavoro definito dai contratti
collettivi vigenti, i dirigenti scolastici attribuiscono ai docenti in
servizio, prioritariamente e con il loro consenso, le frazioni
inferiori a quelle stabilite contrattualmente come ore aggiuntive di
insegnamento oltre l’orario d’obbligo fino ad un massimo di
ventiquattro ore settimanali».
Il punto è, che, per qualunque frazione d’orario aggiuntiva alle
fatidiche 18 ore, è indispensabile il consenso dell’insegnante che
dovrà andare a coprirle. Secondo la Gilda, il sistema adottato dal
Centro servizi eviterebbe il ricorso ai precari, che così si
troverebbero senza cattedra. Ed effettivamente, negli ultimi cinque
anni, proprio la provincia di Nuoro ha visto perdere almeno una
cinquantina di cattedere di insegnanti precari.
Il giudice ha quindi rilevato che l’orario di lavoro è deve restare
articolato in 18 ore. Salvo, appunto, il consenso specifico
dell’insegnante. Che nel caso rappresentato non lo aveva affatto
prestato. La conseguenza pratica è la sospensione del provvedimento
che impone la cattedra superiore alle 18 ore. E adesso si attendono
altri ricorsi.