L’inchiesta tra i banchi. Facendo leva sull’autonomia, presidi e insegnanti alzano le barricate: «Resta tutto come prima» Scuola, i ribelli della riforma Niente tutor, fotocopie al posto dei nuovi testi, orari ritoccati: così dieci istituti aggirano la legge
Una serie di escamotage, tanti «trucchi» per dire «no» alla Riforma Moratti. Il Corriere ha esaminato un campione di dieci scuole della città, da Primavalle a Villa Bonelli, dalla Magliana a Casal del Marmo, dove facendo leva sull’autonomia, quasi un mese dopo il ritorno sui banchi, la situazione è tutt’altro che normalizzata. La maggioranza degli insegnanti capitolini oscilla tra attendismo e ostruzionismo. Tra i genitori, invece, regna il malcontento di fronte a una scuola diversa da quella che avevano scelto e ad un’offerta formativa ancora tutta da pianificare. Dal sondaggio effettuato dal Cor riere emerge un netto rifiuto, da parte dei docenti, della figura del «tutor» cioè il «maestro prevalente». Analogo discorso si può fare in molti istituti per il «portfolio» (la cartella personale che accompagna lo studente in tutto il percorso scolastico), mai adottato come il tempo ridotto (27 ore settimanali più 3 opzionali). In alcune scuole usate le fotocopie al posto dei libri nuovi.
Da Primavalle alla Magliana collegi dei docenti mobilitati per dire no alla legge. La novità più contestata? È sempre il tutor Fotocopie e vecchi orari: i trucchi della «controriforma» Sfruttando autonomia scolastica e decreti attuativi, alcuni istituti non applicano la Moratti. Ecco dieci casi
A poco meno di un mese dal ritorno sui banchi, nelle scuole romane regna il caos. Chi aveva iscritto i figli contando sul consolidato percorso del «modulo» o del «tempo pieno» ha trovato una scuola diversa, trasformatasi durante l’estate su impulso della riforma Moratti. Un cambiamento all’apparenza fatto di sfumature, ma che sta profondamente rivoluzionando l’impianto formativo e didattico. La maggioranza degli insegnanti romani ha adottato una posizione attendista. E tra i genitori serpeggia il malcontento di fronte a una scuola che non avevano scelto e a un’offerta formativa ancora tutta da inventare. Nelle maglie, piuttosto larghe, dei decreti attuativi e contando sull’autonomia scolastica, moltissimi istituti della capitale hanno escogitato una serie di escamotage per dire «no» alla riforma voluta dal ministro Moratti. Il Corriere ha raccolto l’esperienza di dieci scuole in cui la riforma, per il momento, resta solo sulla carta. «Noi ci siamo basati sulla sovranità degli organi collegiali - spiega Domenico Montuori, assistente amministrativo della primaria Pietro Maffi di Primavalle e rappresentante del Coordinamento romano in difesa del tempo pieno - perché non ci risulta che siano stati riformati anche quelli. Quindi resta tutto come prima: niente tutor, niente portfolio, niente tempo ridotto (27 ore più tre opzionali) ma solo tempo pieno perché le richieste delle famiglie sono tutte orientate sul vecchio orario e cioè 40 ore con uscita alle 16». Alla Luigi Pirandello (primaria alla Magliana) sono invece alle prese con i libri di testo riformati: «Nei nuovi programmi - sottolinea la professoressa Bruna Sferra - storia antica si studia alle elementari, in prima media si comincia dalla caduta dell'Impero romano e un bambino che ha appena finito la quinta si trova a saltare lo studio dell’alto medioevo previsto fino all'anno scorso. Noi abbiamo preferito i vecchi manuali - aggiunge - trovando il modo di adottarli inserendoli nella biblioteca di classe». Una scelta simile è stata fatta anche alla secondaria di primo grado Paolo Stefanelli a Monte Mario, dove le parti «mancanti» del programma vengono integrate con testi alternativi e fotocopie. In un’altra ex media, la Moscati alla Garbatella, «giocando» con le ore facoltative, si è riusciti a non «dimezzare» le lezioni d’inglese. Racconta il professore di Italiano Michele Firinu: «Tutti i punti della riforma sono stati rigettati all’unanimità dal Collegio dei docenti. Solo la seconda lingua è stata accolta, e per recuperare i tagli alle ore d’inglese la abbiamo inserito nelle cosiddette ore opzionali che però sono rimaste obbligatorie». Alchimie con gli orari per garantire il «tempo pieno», sfruttando le «dieci ore mensa» e le «tre facoltative», sono la norma nella maggioranza delle scuole di periferia come all’ Istituto comprensivo Villa Bonelli o alla Carlo Pisacane al Prenestino, dove la priorità resta l’organizzazione delle famiglie che non sono disposte a rinunciare a un’offerta didattica ritenuta ormai un «servizio sociale», e che permette di lasciare i figli a scuola fino alle 16.30.
Ma la figura che fa più discutere e che trova meno consensi, resta sempre quella del «tutor» o «maestro prevalente», quello che appunto dovrebbe trascorrere la maggioranza delle ore (18) con i bambini e addossarsi particolari responsablità educative e di valutazione tramite il «portfolio». In questo caso non servono nemmeno «trucchi» o escamotage , quasi tutti gli insegnanti si oppongono e basta: «Si mette in discussione la collegialità dell’insegnamento - precisa Lucia Dutto, preside della Stefanelli - e si crea una gerarchizzazione che i docenti non accettano. Inoltre ci sono problemi di natura sindacale e la trattativa è ancora in corso». Alla Pisacane è stato deciso di non adottare il tutor prima del nuovo contratto, e anche il portfolio si è per ora fermato a gruppi di studio. Posizioni ancora più radicali all’ex elementare Salvo D’Acquisto di Cerveteri, al 298 esimo circolo (materne e elementare di Casal del Marmo, al 105 esimo circolo di via Besso e al Principe di Piemonte a San Paolo, dove sono stati respinti tutti i punti della riforma in base all’approvazione di una delibera del Collegio dei docenti che bloccava le indicazioni nazionali. E la lista dei ribelli si allarga anche ad altre province della regione, come denuncia Paolo Mazzali, presidente dell’Associazione scuole autonome del Lazio: «Delle duecento scuole che fanno capo a noi, posso affermare con certezza che oltre la metà non sta applicando la riforma». |