Docenti in rivolta contro il tutor

 

 di Elisa Di Guida da il Mattino di Napoli del 19/10/2004

 

Scontenti, rassegnati, delusi. Prevale il pessimismo tra gli insegnanti napoletani. Il malcontento, in attesa della manifestazione e dello sciopero del 15 novembre, spinge i docenti ad organizzarsi e ad avviare azioni di protesta. Per il 29 ottobre, infatti, è in programma una giornata di mobilitazione che assumerà forme diverse nelle varie scuole, mentre già il 15 ottobre i sindacati avevano organizzato un’ora di astensione dal lavoro. Chiedono il rinnovo del contratto, ma anche più cattedre per il sostegno, assunzioni tra il personale non docente e aule più sicure.

In molti istituti, nonostante la circolare della Moratti, la riforma non decolla: «La parola d'ordine - spiega Patrizia D'Errico, docente del 28° circolo didattico - è una sola: abrogazione. La riforma è inapplicabile, nella nostra scuola solo la compattezza dei docenti ha consentito di riconfermare il pof impedendo l’individuazione dei tutor. In attesa dello sciopero, attraverso il coordinamento insegnanti-genitori, prepariamo azioni di protesta». Quali? «Assemblee sindacali - continua la docente - l’anno scorso abbiamo sperimentato anche strategie per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica come l'attraversamento lento delle strisce pedonali con conseguente paralisi del traffico, tattica che potremmo riproporre».

Riforma applicata in pieno, invece, al 1° circolo didattico. «Orari stravolti e classi sottratte agli insegnanti - dice Ornella Cipolletti - siamo esasperate, questo è il risultato a più di un mese dall'inizio della scuola. Ho perso la classe che ho seguito per quattro anni e insegno ormai solo inglese, quasi sempre in orario pomeridiano, visto che le diciotto ore frontali sono attribuite solo ai tutor». E i bambini? «Quando li incontro - prosegue la docente - mi chiedono perché li ho abbandonati».

Non va meglio nella scuola dell’infanzia. «L'anticipo selvaggio - sottolinea Caterina de Falco del II circolo didattico di Casalnuovo - ci impedisce di svolgere la nostra funzione educativa. Lavoriamo senza strumenti, senza professionalità, ci limitiamo a fare solo assistenza, sottoposti alle scelte dei genitori che condizionano anche i nostri orari, sempre più flessibili».

Clima pesante anche nelle medie. «Non abbiamo individuato i tutor per le prime classi - dice Gennaro Iervolino, vicario della Bordiga 3 - non è stato possibile scegliere i docenti perché non sono partiti i corsi per formarne la professionalità. Non sono stati specificati i compensi, restiamo in attesa di chiarimenti».

«La funzione tutoriale appartiene a tutti non è possibile gerarchizzare tra colleghi - chiarisce Marisa Della Monica, docente della media Cavour - la riforma è riduttiva e contraddittoria. Anziché tenere sempre più aperta la scuola ai ragazzi, ci chiedono di chiuderla oppure di creare classi di serie A e altre di serie B, con orari ed attività differenti. Dopo tanti anni di lavoro sono amareggiata e delusa». La preoccupazione per il nostro futuro e quello dei ragazzi - dice Antonietta Toraldo del liceo Garibaldi - è crescente: «Insegno inglese e, considerata la riduzione da tre a due delle ore di lingua alle medie, accogliamo ragazzi con carenze di base sempre maggiori. Anche se la riforma non è stata ancora applicata, alle superiori viviamo già il disagio delle cattedre portate a diciotto ore. Ho rischiato di perdere le mie classi, per mantenere la continuità didattica ho scelto di lavorare su quattro sezioni diverse».