Manifestazioni in tutta Italia contro la riforma. E c'è
aria di sciopero
L'anno scolastico inizia in piazza
Fermiamo Letizia «Quest'anno è centrale per bloccare la
Moratti». Riparte la mobilitazione contro la legge 53. E stavolta ci
sono gli studenti
di
Cinzia Gubbini da il
Manifesto del 2/10/2004
ROMA
La notizia è che c'è aria di sciopero unitario
della scuola, a lungo ricercato lo scorso anno senza mai riuscire a
mettere a segno una giornata di astensione dal lavoro di tutto il
personale della scuola. Nulla di ufficiale, siamo nella fase di
avvicinamento tattico. Però, in occasione della giornata in difesa
della scuola pubblica indetta ieri dai Coordinamenti nati per
contestare la riforma Moratti che ha coinvolto più di venti città,
Piero Bernocchi, portavoce dei Cobas, dice: «L'anno scorso questo è
stato l'anello debole della grande mobilitazione contro la Moratti -
osserva a piazza Vittorio, dove i coordinamenti hanno organizzato una
«festa-protesta» anti riforma - le manifestazioni sono state tante, ma
mai unitarie. Credo che quest'anno ci siano le premesse per arrivarci,
nella prima settimana di novembre». Quando cioè Cgil, Cisl e Uil hanno
già annunciato uno sciopero generale della categoria con
manifestazione nazionale a Roma. Lunedì è stato indetto l'organo di
conciliazione, che difficilmente darà risultati, e quindi si aprirà un
calendario molto articolato di mobilitazioni contro la finanziaria e
di contestazione dei punti «caldi» della riforma Moratti. L'assenza,
nel volantino di convocazione, di una esplicita richiesta
dell'abrogazione della legge 53 viene spiegata con il carattere
sindacale dello sciopero che comunque ribadisce chiaramente «il
giudizio negativo» sull'impianto della legge. Di certo le partecipate
mobilitazioni di ieri - in diverse città hanno aderito anche i
sindacati - hanno ribadito che il mondo della scuola non digerisce la
riforma Moratti né i metodi con i quali viene imposta nelle scuole,
per non prlare di tutto il corollario e cioè un graduale taglio delle
risorse per la scuola pubblica. Una e inequivocabile la parola
d'ordine: «abrogare la riforma». A Venezia trenta imbarcazioni hanno
attraversato il Canal grande, a Genova si è svolta una manifestazione
davanti alla Rai, a Napoli dalle 10 alle 18 hanno manifestato in
piazza Carità le scuole e il «Coordinamento genitori alunni
diversamente abili», a Bologna una «festa protesta» a piazza Nettuno,
a Milano dopo il successo dello spettacolo al Mazdapalace dell'altro
ieri c'è stato un corteo degli studenti medi a cui hanno partecipato
circa 10 mila persone. La protesta si indirizzava non solo contro la
riforma, ma anche contro la precarietà e la guerra. In coda al corteo
ci sono stati attimi di tensione, quando un gruppo di studenti è
entrato nella «storica» libreria «Il Libraccio». «La polizia si è
immediatamente schierata e ha iniziato a manganellare», racconta uno
studente «per fortuna siamo riusciti a gestire la situazione, ma il
dato è preoccupante: si trattava di minorenni, entrati nella libreria
per chiedere in dono libri scolastici contro il caro-cultura. Non c'è
stato neanche il tempo di spiegarsi». Martedì ci sarà un incontro
pubblico con i lavoratori della libreria.
La «ridiscesa» in piazza delle scuole superiori potrebbe essere
l'altra nota della giornata di ieri. Al presidio organizzato a Roma in
mattinata dall'Unicobas, che ieri ha indetto uno sciopero nazionale,
hanno partecipato moltissimi studenti. «E' il segno - osserva il
segretario Stefano D'Errico - che è ora di andare avanti nella
contestazione della riforma. Bisogna capire che è questo il momento
per cercare di fermare il ministro, che sta già predisponendo i
decreti attuativi per le superiori. E saranno i più disastrosi».
Anche dai megafoni di piazza Vittorio, ieri, si sottolineava che
quest'anno è centrale: «La riforma rischia di entrare in vigore l'anno
prossimo, dobbiamo farci sentire prima di gennaio, quando inizieranno
le iscrizioni». Intanto la riforma comincia già a dare i suoi frutti,
grazie ad alcuni dirigenti scolastici che non rispettano le decisioni
prese dagli organi collegiali contro la riforma.
Significativo il caso delle scuole di Poemzia: «Il preside ha imposto
l'adozione del tutor - racconta un'insegnante - creando una frattura
durissima tra i docenti. Addirittura ai tutor è stata messa in mano la
chiave dell'armadietto con i registri di classe. Noi "non tutor" non
possiamo neanche usarli per segnare le assenze».