Scuola. I sindacati confederali hanno fissato
per il 15 novembre
la giornata di mobilitazione generale contro i tagli promossi dal
governo
In sciopero tutti gli "Insegnanti sfruttati dallo Stato" .
Distintivo per i precari
che aspettano da quattro mesi lo stipendio.
Sul tavolo anche la riforma.
di Anna Madron da Il Giornale di Vicenza del 29 ottobre 2004
È un autunno caldo per la scuola che non intende
deporre le armi di fronte alle questioni ancora aperte: riforma,
precari, contratto. E in agenda sono state già fissate le date della
protesta che esploderà il 15 novembre prossimo, giorno in cui i
sindacati confederali hanno indetto uno sciopero generale per
riportare l’attenzione di tutti sulla politica dei tagli, sui mancati
investimenti a fronte di un aumento di iscrizioni, sull’attivazione
dei posti di sostegno necessari. Problematiche, queste, al centro
della manifestazione promossa dalla Gilda
degli insegnanti che si è svolta
mercoledì a Venezia
e a cui hanno preso parte i precari vicentini del Cip che l’altro ieri
in segno di protesta hanno disertato la prima e l’ultima ora di
servizio, prima di salire sul treno che nel primo pomeriggio li ha
portati alla mobilitazione in difesa della scuola pubblica.
Tra le richieste, formulate da Francesco
Bortolotto, segretario regionale della
Gilda, «la valorizzazione della qualità del sistema di istruzione e
rispetto del dettato costituzionale, attraverso il potenziamento delle
risorse destinate alla scuola, in alternativa alle politiche dei tagli
a risorse ed organici portata avanti dal governo. Il tutto al fine di
stabilire condizioni ottimali di insegnamento e di apprendimento». La
lista "nera" prosegue con «l’emanazione di un piano di assunzioni del
personale precario su tutti i posti disponibili, la regolarità degli
stipendi, anche nei mesi estivi, e l’adeguamento agli anni di
servizio».
Concetti ribaditi anche da Achille
Variati, capogruppo della Margherita
in Consiglio regionale, presente alla protesta degli insegnanti e
intenzionato ad incontrare una delegazione della Gilda «per esaminare
- ha detto - la possibilità di sostenere la richiesta di un referendum
abrogativo della riforma Moratti che potrebbe avvenire con l’adesione
di cinque consigli regionali». Acque agitate, dunque, anche perché il
progressivo abbassamento qualitativo dei processi di apprendimento,
oltre che di insegnamento, non appare più un rischio remoto, anche
alla luce della situazione in cui versano i docenti precari. Che in
questi giorni circolano muniti di uno stemma, simile a quello della
Repubblica, con scritto "Insegnante sfruttato dallo Stato". Un
"distintivo" che gli stessi precari invitano ad attaccare ai vestiti o
alla borsa ed esibire ai collegi docenti, alle riunioni e durante il
ricevimento dei genitori. Perché, dicono, «tutti devono sapere che
siamo senza stipendio da quattro mesi».