Il 31 dicembre scade il termine per l’adeguamento delle strutture e degli impianti alle norme previste da una legge rinviata già sei volte Sicurezza a scuola, fuorilegge un edificio su due
I sindacati accusano: «Ritardi inaccettabili,
di Anna Maria Sersale da Il Messaggero del 4/11/2004
ROMA - L’edilizia è uno dei nervi scoperti della scuola. Gli edifici che ospitano gli alunni sono sempre più vecchi e malandati, con carenze che un Paese civile non dovrebbe tollerare. Un istituto su due (57,2%) non è in regola. Il dato, impressionante, era contenuto nell’indagine del ministero dell’Istruzione fatta nel 2002. Da allora ad oggi ben poco è cambiato. Secondo le stime dei tecnici manca all’appello più di mezzo miliardo di euro, cifra comunque insufficiente a tappare le falle. «Per mancanza di fondi - accusano i sindacati - il governo per l’ennesima volta farà slittare la legge sulla sicurezza, la 626 del ’94. Il rinvio non farà che peggiorare la situazione». Le amministrazioni locali dicono che il 25% degli edifici ha bisogno di interventi per la sicurezza statitica, che il 30% ha impianti elettrici inadeguati, il 35% ha bisogno di restauri di vario genere e il 38% ha barriere architettoniche da eliminare. A dieci anni dalla legge nessun governo è riuscito a pianificare interventi risolutivi per la sicurezza. Sei i rinvii. L’ultimo in ordine di tempo del governo Berlusconi che, poco dopo l’insediamento, aveva spostato al 31 dicembre 2004 il «termine per adeguare gli istituti alle norme di sicurezza». Dal gennaio 2005 la legge doveva diventare operativa e le scuole si sarebbero dovute trasformare in cantieri. Invece, il termine sta per essere abbattuto da un provvedimento che darà ancora la possibilità a Province e Comuni di procrastinare gli interventi. Ma di chi è la colpa? L’Anci accusa il governo: «Gli enti locali - scrive l’Associazione dei Comuni d’Italia in una lettera aperta inviata al ministero dell’Istruzione - sono responsabili solo nel limite del finanziamento statale e della programmazione regionale». In altre parole, dicono i sindaci, «se non ci date i soldi noi i lavori non li possiamo fare». In materia di sicurezza non si scherza. Lo insegna San Giuliano di Puglia con i suoi 27 bambini morti tre anni fa sotto il crollo delle pareti. E lo insegna il caso della bimba di 4 anni morta un mese fa vicino Roma, schiacciata dal cancello della scuola. Per questo l’Anci respinge lo scaricabarile: «Appare del tutto fuori posto addossare la responsabilità sugli enti locali». L’Anci, molto esplicitamente, invoca «rapporti equilibrati tra competenze e risorse». Inoltre lancia l’allarme su una «interpretazione della legge 626 che ridurrebbe il ruolo e la responsabilità dello Stato ”ad adiuvandum”», lasciando la patata bollente nelle mani dei Comuni e delle Province, che non hanno risorse neppure lontanamente commisurate alle esigenze di restauro degli edifici. «In questo quadro - scrivono ancora i sindaci - va collocata la prossima scadenza del 31 dicembre, termine per l’adeguamento a norma, oltre il quale gli amministratori e i funzionari saranno chiamati a rispondere anche penalmente delle inadempienze». E qui precipita la situazione. Perché i sindaci, stretti tra l’incudine e il martello, per non finire in giudizio chiedono pure loro la proroga: per evitare gli «effetti negativi che deriverebbero dal mantenimento della scadenza». Le scuole sono stanche della coperta troppo corta. Dagli impianti elettrici alle porte antipanico, dalle scale antincendio alle verifiche sull’agibilità, dallo stato delle aule ai tetti sfondati, le scuole ne rispondono in prima persona. Le cose realizzate finora sono «insufficienti». Lo ammette anche il ministero dell’Istruzione, che nel corso della Finanziaria ha battuto cassa, invano. Dall’indagine condotta nel 2002 emersero dati a dir poco allarmanti. Era il 3 novembre quando da viale Trastevere uscì la notizia che «5.468 edifici scolastici, ossia il 57,02% del totale, non è in regola». Che cosa non va in quegli edifici? «Sono sprovvisti del parametro sul quale si giudica l’idoneità a sopportare le scosse dei terremoti», (eppure l’Italia è un paese ad alto rischio sismico). E ancora: «Un istituto su due non ha il certificato di agibilità statica» e «un edificio su quattro non è a norma». Inoltre, conclude il rapporto del ministero, «il 20% degli edifici ha più di mezzo secolo e un altro 35% è stato realizzato prima del ’65». Ultima ciliegina sulla torta: «Il 71,1% degli edifici non ha il certificato di prevenzione antincendi». |