LINEA DI CONFINE. RICERCA, UMILE ANCELLA DELLA "SVOLTA EPOCALE". di Mario Pirani da la Repubblica del 29/11/2004
La decisione di cercare una parte della copertura per gli annunciati sgravi fiscali tagliando gli investimenti per la scuola, porta un altro colpo alla ricerca universitaria e comprova quella discrasia politica, ancor prima che finanziaria, tra le tante chiacchiere che si fanno sulla esigenza di rilanciare la ricerca e una pratica che nei fatti la penalizza. Se nella «Linea di confine» della scorsa settimana l´attenzione era stata posta sull'assurdità di sottomettere l´industria farmaceutica, uno dei settori più interessati alla ricerca, non alle indispensabili regole e controlli ma a un regime persecutorio che ne mortifica ogni vocazione scientifica, questa volta riporto le voci preoccupate pervenutemi dalle Università, concernenti soprattutto la ricerca di base, sulle cui fondamenta si sviluppa la ricerca applicata. Mi scrive, ad esempio, il prof. Mauro Mancia della Statale di Milano, direttore dell'Istituto di ricerca sul sonno: «Tutta la ricerca applicata sulle molecole che influenzano il sonno si fonda su ricerche di base relative ai meccanismi neurofisiologici e neurochimici capaci di indurre e mantenere lo stato di sonno. Se non si conoscono i meccanismi della neurobiologia molecolare non potremmo mai capire come uno psicofarmaco possa agire. Analogamente farmaci che agiscono sul cuore non potrebbero dare una garanzia se non si conoscesse la elettrofisiologia delle fibrocellule cardiache. Ora, la ricerca di base anche se ha una ricaduta sul piano clinico, non può godere presso le industrie dello stesso interesse che queste ripongono nella ricerca applicata. Quindi, depauperata di un prioritario impegno pubblico, la ricerca di base è destinata a languire. Per contro il governo a scopo di immagine ha impegnato un miliardo di euro in 10 anni per il funzionamento dell'Istituto Italiano di Tecnologia, scimmiottando il Mit e sottraendo la maggior parte dei fondi per la ricerca universitaria che invece è l´unica che potrebbe attualmente assicurare i migliori esiti col minor costo, dal momento che i laboratori sono funzionanti ma con scarsa produttività per l´esiguità dei fondi e la fuga dei cervelli». Il rettore della Statale di Milano, prof. Declava, specifica: «È un momento in cui tutto è in pericolo. Ma l´aspetto più grave non è la scarsità di finanziamenti. Riusciamo, infatti, qui a Milano a racimolare ancora l'indispensabile attraverso i fondi europei, le fondazioni, le commesse che il nostro ateneo arriva ad ottenere, ma quello che più preoccupa sono le strozzature imposteci che impediscono l´immissione dei giovani. I blocchi delle assunzioni hanno lasciato fuori della porta migliaia di giovani vincitori dei concorsi, inoltre siamo al quarto anno di stop alla assunzione di personale tecnico, con grave impedimento al buon funzionamento dei laboratori. Il rischio è di compromettere anche quei risultati di alta qualità che alcuni gruppi di nostri ricercatori hanno raggiunto, ad esempio in campo biomedico o nelle nuove tecnologie. Abbiamo davanti poco tempo. Fra alcuni anni un gran numero di docenti andrà in pensione e ci si troverà nel vuoto se non saranno state immesse al lavoro le nuove leve che dovrebbero subentrare». Il prof. Piero Tosi, rettore di Siena nonché presidente della Conferenza dei rettori che coordina i 77 atenei italiani, è stato ancora più drastico: con il taglio di altri 300 milioni di euro (strappati dalla Moratti con la minaccia delle dimissioni, dai 600 milioni assegnati nella Finanziaria e cancellati per sopperire allo sgravio fiscale, ndr) «le Università diventano ingestibili». Pochi giorni orsono, aveva detto: «Per la ricerca devo rinnovare il lamento, ormai consueto del progressivo depauperamento dei fondi destinati ad alimentarla». Quando il prof. Tosi pronunciava queste parole non vi era ancora stata la svolta «epocale» che ha portato al taglio dei 300 milioni e si era limitato ad aggiungere: «Quello che non comprendiamo è l'aver voluto promuovere un progetto completamente spurio rispetto al nostro sistema, anzi dichiaratamente in conflitto con tutti i protagonisti della realtà italiana, l'Istituto di alta tecnologia di Genova. Ci stupisce l'alta dotazione finanziaria ma più di ogni cosa ha lasciato in noi un senso di costernazione l'aperta sfida lanciata contro l'Università, quell' atteggiamento di sostituzione dell'Università con altro dall'Università, come se nell'Università non si potesse sviluppare quello che viene definito "eccellente". Se la cosiddetta "eccellenza" può esistere solo fuori dall'Università questo significa allora che l'Università deve umilmente assumere il ruolo di un super liceo o di un super istituto tecnico ?». |