Palazzo Kabul, il purgatorio dei superdirettori rottamati. Spoil system, ecco dove sono finiti i 14 dirigenti generali silurati dal ministro Moratti. di Mario Reggio da la Repubblica del 17/11/2004
ROMA - Lo chiamano Palazzo Kabul. Edificio malmesso anni Sessanta, intonaci scrostati, balconcini sbreccati con vista su un deposito di autobus, il consueto assedio di macchine parcheggiate ovunque e cassonetti stracolmi di questo spicchio di Roma - via Michele Carcani 61, patriota - tra viale Trastevere e Porta Portese. È una dependance del ministero dell´istruzione, l´imponente parallelepipedo umbertino che si staglia a poche centinaia di metri nello splendore del recente restauro (Letizia Moratti ha voluto un piccolo viale d´accesso personale orlato di fiori e custodito dalla security privata). Da lì, dai piani nobili del ministero, è partito nei giorni scorsi il mesto esodo dei quattordici direttori generali e direttori regionali fatti fuori in nome dello spoil system. La piccola processione si è infilata nei corridoi semibui di Palazzo Kabul. «Fino a qualche anno fa qui ci lavorava un sacco di gente - dice un´impiegata prima di scivolare via a passi svelti - adesso ci hanno mandato quelli fregati con la nuova legge, i superdirigenti cacciati via da viale Trastevere». Le stanze sono quattordici, una per ciascuno dei silurati. Muri scrostati, cavi volanti, scatoloni pieni di carte polverose ammucchiati sul pavimento. Nessuna traccia di computer ma tanto non servirebbero, nell'impossibilità di connettersi a internet. In una stanza uno degli ex direttori sta seduto alla scrivania e guarda il muro con aria pensosa. Ha accanto un vecchio telefono ma «non si faccia illusioni - dice - non funziona: non c´è la linea». «Vede - allarga le braccia a mostrare la sistemazione di fortuna - data la nuova legge, questo ci può stare. Ti cambiano mansione, ti assegnano un compito nuovo e tu lo accetti. Ma poi ti mettono dentro una topaia senza alcun strumento operativo, senza telefono e senza computer... In buona sostanza ti fanno capire che sei assegnato a un compito "di ristoro", che in parole povere vuol dire "tu non fai nulla e io ti pago lo stesso". Io sono pronto a svolgere il lavoro che mi hanno assegnato ma in queste condizioni è praticamente impossibile. Alla fine mi avranno pagato senza che abbia prodotto alcunchè». Non si tratta di una paga minuscola. Un direttore generale di ministero in un anno porta a casa in media e al lordo qualcosa come 130mila euro, 250 milioni di vecchie lire. «Sono disposti a pagare questo pedaggio per un anno pur di tenerci alla larga», spiega il silurato. E dopo? «Finito il cosiddetto "anno di studio" che la legge Frattini prevede, torneremo alle amministrazioni da dove siamo partiti: alcuni all´Istruzione, altri in ministeri diversi. Molti scenderanno un gradino, torneranno dirigenti di seconda fascia e avranno lo stipendio decurtato, altri saranno dichiarati in soprannumero e non saranno ricollocati». Urla in corridoio, Palazzo Kabul si anima di colpo. Una pattuglia di imbianchini sta raccogliendo gli attrezzi per andarsene, la tinteggiatura di un ufficio lasciata a metà. «Io in quella stanza non entro - grida un cinquantenne in giacca e cravatta - quando sarà finalmente in ordine? Quando sarà umanamente agibile?». «Dottò, noi abbiamo solo l´ordine di imbiancare le pareti e siccome siamo pochi ci vuole il tempo che ci vuole. Del resto non so niente, si rivolga al ministero». Sul lungo corridoio dove si aprono gli uffici-accampamento dei dirigenti rottamati sono parcheggiate sedie sfondate, divani fuori uso, muraglie di scatoloni zeppi di documenti. I magnifici quattordici fino a un mese fa regolavano i flussi dei finanziamenti, dipanavano le matasse delle graduatorie, tenevano la rete dei rapporti con i presidi di tutta Italia, in una frase erano uomini di potere. Ora hanno in mano un anno di incarico per completare studi dal titolo improbabile: l´autonomia scolastica in base alle nuove disposizioni sul decentramento regionale, le nuove figure professionali del personale non docente... «A me - continua il dirigente silurato - la lettera del capogabinetto del ministro Moratti è arrivata la sera del 7 ottobre. C´era scritto: "Non ci sono posti adeguati al suo ruolo, quindi le verrà assegnato un incarico di studio per un anno". Nessun accenno a un´eventuale inadeguatezza nelle funzioni svolte. E dunque, con tutti i miei studi alla Scuola Superiore, con i gradini della pubblica amministrazione saliti uno a uno in anni di diligente carriera, eccomi qui». Palazzo Kabul accende le sue luci fioche nella limpida sera autunnale romana. Dentro resta il plotoncino dei dirigenti generali cacciati da Letizia Moratti, ministro recordman con Roberto Maroni dello spoil system: quattordici su diciannove spediti in queste stanze spoglie, contro una media di un terzo (centocinquanta hanno avuto la "lettera di commiato"su quasi quattrocentocinquanta sparsi nei ministeri italiani). «Lo chiamano spoil system - conclude il nostro virgilio - non sarà piuttosto un´ultima, raffinata frontiera del mobbing?». |