Le simulazioni della ragioneria

sui possibili risparmi

 da ItaliaOggi del 30/11/2004

 

La scuola rappresenta il comparto del pubblico impiego che fa registrare annualmente il numero più alto di docenti e di personale amministrativo, tecnico e ausiliario che cessa dal servizio per dimissioni volontarie, per raggiunti limiti di età e/o di servizio e per inidoneità o inabilità per motivi di salute. Negli ultimi tre anni il numero delle cessazioni dal servizio si è attestato intorno alle 25 mila unità annue di cui 20 mila per dimissioni o per limiti di età e/o di servizio, e 5 mila per motivi di salute. Se si considera che oltre il 90% delle somme stanziate nel bilancio del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca sono utilizzate per pagare gli stipendi del personale, va da sé che i risparmi maggiori sono proprio quelli che si ottengono dagli interventi sul personale.

È possibile dunque fare un po' di conti, probabilmente gli stessi che Vittorio Grilli, ragioneria generale dello stato, ha presentato al consiglio dei ministri per la scelta finale. Nel calcolare l'ammontare dei risparmi che lo stato potrebbe virtualmente realizzare, nel solo comparto scuola, si è tenuto conto che:

- nel comparto scuola cessano dal servizio annualmente per raggiunti limiti di età o per dimissioni volontarie, mediamente tra 14 e 16 mila docenti e tra 6 e 8 mila amministrativi, tecnici e ausiliari;

- per lo stato, il costo medio complessivo di un docente di ruolo, che all'atto della cessazione dal servizio è inquadrato di norma nella 28» posizione stipendiale, si aggira intorno a euro 42.440. Si aggira intorno a euro 30.030 il costo medio per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario di ruolo anch'esso inquadrato nella 28» posizione stipendiale all'atto della cessazione dal servizio. Il costo annuale per un docente di prima nomina si aggira mediamente sui 29.649 euro. Per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario di prima nomina il costa si aggira intorno ai 22.901 euro.

 

IL PRIMO SCENARIO

L'ipotesi di un blocco del turn over, con una riduzione degli organici pari al numero del personale che cessa dal servizio, consentirebbe allo stato di risparmiare tra i 775 e i 920 milioni di euro.

 

IL SECONDO SCENARIO

Se per effetto del blocco del turnover, le cattedre e i posti lasciati vacanti dal personale cessato dal servizio dovessero venire coperti esclusivamente con contratti di durata annuale, il docente verrebbe a costare allo stato mediamente 29.649 euro anziché euro 42.440. Il costo per il personale Ata si aggirerebbe sui 22.901 e non 30.038. I supplenti, infatti, non maturano anzianità di servizio. Il risparmio complessivo per ogni anno è stimabile tra i 222 e i 262 milioni di euro.

 

IL TERZO SCENARIO

Se le cattedre e i posti resi vacanti per effetto dei collocamenti a riposo dovessero essere coperti in parte conferendo nomine a tempo indeterminato e in parte con nomine annuali, i risparmi annuali, limitatamente al primo anno, sarebbero sostanzialmente identici a quelli indicati nella seconda delle ipotesi. Negli anni successivi tali risparmi diminuirebbero sensibilmente per effetto delle ricostruzioni di carriera da disporre in favore del personale nominato a tempo indeterminato.

 

I DATI DI FATTO

Indipendentemente da quello che prevede l'emendamento alla Finanziaria per la copertura del taglio delle tasse, il ministero dell'istruzione ha già dato corso, per il corrente anno scolastico, a un parziale blocco con evidenti risparmi.

A fronte degli oltre 20 mila docenti e Ata cessati dal servizio dal 1° settembre 2004, per dimissioni o per raggiunti limiti di età e/o di servizio, il ministero dell'economia ha infatti autorizzato l'istruzione a fare nomine a tempo indeterminato solo per 12.500 docenti e 2.500 Ata. Sulle restanti cattedre e sui posti che si erano resi vacanti sono state invece disposte nomine di durata annuale. Per effetto di quelle decisioni, le minori spese a carico dello stato, considerando solo il periodo settembre/dicembre 2004, si aggirano intorno a 56,350 milioni.

 

LE MOSSE DEI SINDACATI

Se dovesse proseguire la scelta del governo di privilegiare il contratto annuale, e dunque le supplenze, a scapito di quello a tempo indeterminato, e dunque delle immissioni in ruolo, in sede del prossimo rinnovo del contratto nazionale di lavoro le organizzazioni sindacali non potranno non pretendere l'introduzione di misure che possano consentire una qualche forma di progressione economica a latere di quella prevista per il personale con contratto a tempo indeterminato.