Il sottosegretario all'istruzione Aprea: il ddl non interviene indebitamente. Per la professione docente modifica per via legislativa di Alessandra Ricciardi da ItaliaOggi del 3/11/2004
Via libera del governo alla riforma per via legislativa della professione docente. Per il ministero dell'istruzione il disegno di legge Ac 4091, che oggi dovrebbe essere licenziato in sede referente dalla commissione cultura della camera, non interviene indebitamente in materia. Non si tratterrebbe infatti di una disciplina apertamente contrattuale, nella quale solo le parti, e dunque ministero e sindacati, possono legiferare. È così che Valentina Aprea, sottosegretario all'istruzione, ha risposto in commissione cultura alle critiche del centro-sinistra, che si è rifiutato di discutere nel merito il disegno di legge, il cui destino dovrebbe essere deciso proprio oggi. Il centro-destra, davanti alla levata di scudi dell'opposizione e dei sindacati, dovrà decidere se procedere nell'iter di approvazione del provvedimento, oppure se apportare correttivi che possano depotenziare la protesta. La riforma della professione è infatti uno dei pilastri dello sciopero indetto da Cgil, Cisl, Uil scuola e Gilda per il prossimo 15 novembre. Ferdinando Adornato, presidente della VII commissione, nella seduta del 27 ottobre, ha ribadito che "al di là di qualsiasi valutazione di merito sulla fondatezza delle obiezioni avanzate, dal punto di vista della procedura l'iter del provvedimento non può che proseguire secondo quanto già concordato in sede di ufficio di presidenza, ben essendo possibile far valere le obiezioni nella fase emendativa". Il disegno di legge, che ha come primi firmatari Paolo Santulli (Forza Italia) e Angela Napoli (Alleanza nazionale), rimette mano allo status giuridico dei docenti di scuola: accesso alla professione, progressione di carriera ma anche relazioni sindacali. Il ddl spazza via infatti la rappresentanza dei sindacati e la affida a un organo collegiale di carattere tecnico-consultivo. I sindacati dunque non avranno più titolo a trattare sulle prestazioni, ma potranno contrattare solo le retribuzioni. I diritti e i doveri degli insegnanti rimarrebbero fissati esclusivamente per legge. I docenti verrebbero assunti con un contratto di formazione lavoro direttamente dalle scuole. L'abilitazione avverrebbe dopo la conclusione di un corso universitario di specializzazione a numero chiuso. La progressione di carriera è prevista attraverso concorsi interni per titoli. Solo i docenti esperti potranno aggiudicarsi incarichi extra insegnamento ordinario, come le funzioni strumentali al piano dell'offerta formativa, oggi aperta a tutti, e la vicepresidenza. Critiche al disegno di legge sono giunte anche dall'Associazione nazionale comuni e dall'Unione province italiane, che hanno segnalato la non opportunità di un provvedimento autonomo in materia, scardinato dal complesso della riforma Moratti. Nettamente contrari i sindacati: si prevede una disciplina centralistica e burocratica della professione, che "mette a repentaglio le garanzie contrattuali dei lavoratori", dice Francesco Scrima, segretario della Cisl scuola, che finisce "per premiare il lavoro estraneo alla classe, con una commistione tra incarichi dirigenziali e di insegnamento", ha aggiunto Massimo Di Menna, segretario della Uil scuola. Un intervento legislativo che viola l'impegno assunto dallo stesso governo nel 2002 "di non ingerenza in materia contrattuale", accusa Enrico Panini, segretario della Cgil scuola. "Il ministero intende rispettare gli impegni assunti", ha risposto l'Aprea, "e il testo in esame non contraddice affatto questo indirizzo di fondo". Se ci dovessero essere ingerenze in materia contrattuale, ha concluso il sottosegretario, sarà verificato in seguito. L'iter del provvedimento, intanto, "non può che proseguire". |