Imparare a casa?

No grazie. Però . . .

 da TuttoscuolNews N. 175, 29 novembre 2004

 

Un'alternativa strutturale alla scuola  di  massa  tradizionale,  come l'abbiamo conosciuta nel secolo ventesimo, è costituita  dal  ritorno del processo educativo tra  le  mura  domestiche  (homeschooling).  Un fenomeno che ha  assunto  una  dimensione  rilevante  negli  USA  (due milioni di allievi tra i 6 e  i  18  anni  secondo  le  organizzazioni promotrici, un milione e centomila secondo  il  Dipartimento  federale dell'educazione), e che si è sviluppato negli  ultimi  anni  a  ritmi crescenti,    favorito  dalla  diffusione  capillare  dei  computer  e dell'accesso a Internet.

Il fenomeno  si  sta  diffondendo  anche  fuori  degli  USA.  Potrebbe estendersi anche all'Italia? Questa prospettiva  è  stata  ampiamente discussa nel convegno di Genova  di  Tuttoscuola  ("2015,  fine  della scuola?"), ma non è  stata  auspicata  da  nessuno  dei  relatori,  e neanche dai numerosi partecipanti che sono intervenuti sul tema, forse il più discusso.

La principale obiezione mossa alla decostruzione del sistema educativo istituzionale in direzione della educazione  famigliare  (a  parte  le considerazioni di tipo politico in favore della  scuola  pubblica)  è stata mossa dal prof. Sebastiano Bagnara,  che  ha  osservato  che  il venir meno della classe come luogo di socializzazione,  e  di  governo consapevole dei rapporti e anche dei conflitti interpersonali, darebbe ai giovani homeschoolers una visione falsata della realtà  sociale  e delle sue dinamiche. L'apprendimento del  futuro,  quello  più  utile agli individui e alle società, sarà sempre più cooperativo.

Ciò non toglie, è stato osservato nel corso del  convegno,  che  sia opportuno studiare forme organiche di coordinamento tra  le  attività di apprendimento e insegnamento che si sviluppano dentro  gli  edifici scolastici, e quelle che potrebbero svolgersi anche fuori di  essi,  e in particolare a casa, col sostegno delle nuove  tecnologie.  Insomma, come già sta avvenendo in  altri  Paesi,  si  potrebbe  diminuire  il numero delle ore e dei giorni  di  permanenza  a  scuola  e  aumentare quello delle  attività  di  apprendimento  a  distanza  (e-learning), organizzate e assistite da insegnanti tutor.