Le tasse le pagano gli insegnanti.
La manovra fiscale di Siniscalco miete
vittime nel mondo della scuola.
L'annunciata riduzione delle tasse sarà a scapito dei docenti:
in 14 mila rischiano il posto di lavoro. La denuncia dei sindacati
alla vigilia della doppia manifestazione di domani a Roma per il
rinnovo del contratto.
di
Cinzia Gubbini, da il
Manifesto del 15/11/2004
ROMA
Neanche a farlo apposta, a due giorni dallo sciopero generale della
scuola, il governo si copre di vergogna: la manovra fiscale studiata
dal ministro Siniscalco per racimolare i soldi necessari a tagliare le
tasse prevede, tra l'altro, la cancellazione di 14 mila posti per gli
insegnati delle scuole italiane. Si tratta di circa il 2% dei docenti
assunti con contratto a tempo indeterminato. Il ministro
dell'istruzione Letizia Moratti deve essere rimasta di sale, e ieri ha
fatto girare la voce che lei, di questa riduzione, non sa proprio
nulla. Gli stessi «ambienti» vicino al ministro fanno notare che un
taglio del genere sarebbe impossibile da sostenere, sia perché le
iscrizioni aumentano sia perché la riforma della scuola aumentato
l'obbligo scolastico. Insomma, il dicastero di viale Trastevere
sarebbe stato tenuto all'oscuro della manovra di governo, che dovrebbe
portare anche 600 milioni per l'università. Di certo il documento non
è ancora ufficiale e definitivo, ma che il ministro non fosse stata
interpellata sembra difficile. Tra l'altro la notizia non meraviglia
chi si occupa di scuola: che l'indirizzo del ministero sia improntato
a una precarizzazione del lavoro docente e a una esternalizzazione
delle competenze non è una novità. Come se non bastasse, la manovra di
Siniscalco prevede il blocco del turn-over nella pubblica
amministrazione per ben tre anni in un momento in cui, nella scuola, i
pensionamenti sono numerosi. Comunicati di fuoco da parte dei
sindacati di categoria che lunedì chiamano allo sciopero (cioè tutti
tranne lo Snals, che anche ieri ha taciuto) e da parte
dell'opposizione, hanno accompagnato la fuga di notizie. Di «scelta
irresponsabile» parla il segretario della Cgil Flc Enrico Panini,
soprattutto «dopo i tagli previsti dalla precedenti finanziarie» e
considerato «l'aumento delle iscrizioni». «Lo sciopero generale di
lunedì delle lavoratrici e dei lavoratori della scuola e la grande
manifestazione nazionale che si terrà Roma a fronte di questa
ulteriore scelta irresponsabile diranno ancora più forte il nostro:
Basta con questa politica», chiosa Panini. Tuona anche la Uil, che
insieme a Cisl e Cgil sfilerà in piazza nella capitale da Bocca della
Verità a piazza Navona (appuntamento alle 10), il segretario Massimo
Di Menna osserva che «con una finanziaria siffatta l'impegno del
ministro a non tagliare gli organici e a prevedere investimenti,
seppur contenuti, viene a cadere». Anche la Gilda, che lunedì
manifesterà a Palermo, Reggio Emilia, Milano e Perugia e Cagliari:
«Siamo di fronte a un attacco senza precedenti alla scuola pubblica
dello Stato. Il blocco delle assunzioni completa un sistema di misure
che avranno esiti pesantissimi sulla qualità del sistema di istruzione
nazionale», commenta il coordinatore nazionale Ameli. In Finanziaria
spariscono anche i 6.500 lavoratori socialmente utili che finora si
sono occupati della pulizia delle scuole. E già girano le voci di
un'inevitabile esternalizzazione della funzione, che potrebbe ricadere
sulle spalle delle famiglie.
Alle due manifestazioni che si svolgeranno a Roma in occasione dello
sciopero - Cobas e Unicobas partono da piazza della Repubblica alle 10
e arrivano a piazza Venezia - hanno aderito anche i parlamentari della
Gad che tradizionalmente si occupano di scuola, Titti De Simone (Prc),
Giovanna Grignaffini e Alba Sasso (Ds), Albertina Soliani
(Margherita), Fiorello Cortiana (Verdi). Sasso e Grignaffini insieme
alla deputata Ds Pietra Capitelli sono anche autrici di una lettera
aperta alla scuola, in cui si rammenta quanto le proteste dell'anno
passato abbiano influito nell'applicazione «dimezzata» della riforma
Moratti. E se il no alla riforma è uno dei punti centrali dello
sciopero, domani i lavoratori della scuola incrociano le braccia anche
per rivendicare un nuovo contratto, fermo al 31 dicembre.