VALUTAZIONE: IPOTESI ATTORNO A UN PASTICCIO

di Dedalus da ScuolaOggi del 21/11/2004

 

La scheda di valutazione ci sarà, non ci sarà, verranno date ulteriori indicazioni? Qui è il busillis…Come ha scritto magistralmente Maurizio Tiriticco su queste pagine la scheda personale dell’alunno della scuola elementare e dell’alunno della scuola media sono state abrogate (la prima dall’art. 17 del Regolamento sull’autonomia Dpr. 275/99, la seconda dall’art. 19 del D.Lgs.  59/2004) ma il tutto è condizionato dalla emanazione di una successiva normativa che dovrebbe indicare i criteri di valutazione che sostituiscono quelli abrogati.

Si è sentito dire in giro che, a questo punto, con la sopravvenuta autonomia delle istituzioni scolastiche, spetterebbe alle scuole decidere forme e modalità della valutazione. Nulla di più falso. Se le scuole possono avere competenza, nell’ambito dell’autonomia didattica e organizzativa prescritta dagli artt. 4 e 5 del Regolamento, circa la determinazione dei percorsi formativi e delle scelte metodologiche ed organizzative non possono certo sostituirsi allo Stato nel definire i livelli essenziali delle prestazioni e quindi le modalità di certificazione delle competenze degli alunni, valide su tutto il territorio nazionale, da Bolzano a Canicattì.

 

Infatti, l’articolo 8 del citato dpr. 275/1999 afferma che il Miur è tenuto a definire, tra altri adempimenti, anche gli indirizzi generali circa la valutazione degli alunni, il riconoscimento dei crediti e dei debiti formativi.

L’art. 10 “Verifiche e modelli di certificazione” poi è, in proposito, ancora più chiaro. Al comma 3 si dice testualmente che: Con decreto del Ministro della Pubblica Istruzione sono adottati i nuovi modelli per le certificazioni, le quali, indicano le conoscenze, le competenze, le capacità acquisite e i crediti formativi riconoscibili, compresi quelli relativi alle discipline e alle attività realizzate nell'ambito dell'ampliamento dell'offerta formativa o liberamente scelte dagli alunni e debitamente certificate.

Ed ancora: l’articolo 3 della legge 53/03 afferma che l’amministrazione è tenuta ad emanare decreti legislativi relativi alle “norme generali sulla valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione e degli apprendimenti degli studenti”.

Quindi nessuno dubbio, almeno secondo le norme vigenti, sul fatto che spetti al MIUR la definizione degli indirizzi generali circa la valutazione degli alunni e la adozione di modelli per le certificazioni.

 

Premesso questo, la domanda che ci poniamo allora è: in questa situazione, nel bel mezzo di questo stato confusionale dell’Amministrazione scolastica, cosa potrà succedere alla fine del primo quadrimestre, allorché occorrerà “dire qualcosa” ai genitori circa la valutazione degli alunni?

 

Si sente dire e parlare, sempre in giro, del “portfolio delle competenze individuali” ma, come ha bene argomentato sempre Tiriticco, questo non è uno strumento di valutazione e tantomeno di certificazione unitario, omogeneo, valido a livello nazionale. Documentazione dei percorsi formativi e dei processi valutativi e certificazione di competenze sono due operazioni distinte e diverse: il portfolio può essere solo un “contenitore di oggetti vari” non può sostituire affatto la scheda di valutazione, vecchia o nuova che sia.

 

Possiamo allora formulare, per cercare di orientarci nel caos, alcune ipotesi.

Prima ipotesi. Qualcuno al MIUR, tra i dirigenti generali o gli ispettori, si rende perfettamente conto che siamo di fronte ad un “vuoto normativo” (o meglio: ad un’inadempienza rispetto quanto prevedono le norme) che in qualche modo occorre colmare. Propone dunque di individuare rapidamente alcuni indicatori, alcune linee generali di competenza (livelli essenziali delle prestazioni) ispirate naturalmente alle Indicazioni nazionali, articolate per aree disciplinari, sostitutive più o meno di quelle delle schede attuali. Tanto per cambiare, per dare un segno di innovazione. E soprattutto per colmare il vuoto normativo. Problema: non ci sono i tempi tecnici per definire, approvare, emanare e stampare i nuovi modelli di certificazione, così rivisitati, per gennaio 2005…

 

Seconda ipotesi. Non riuscendo a risolvere il pasticciaccio i tempi utili, si lascia tutto così com’è, con la scusa-pretesto dell’autonomia delle scuole. Come ha recentemente affermato il Direttore regionale della Lombardia M.Dutto da parte del MIUR non ci saranno altri interventi regolativi in materia. Siamo così alla devolution spinta alle estreme conseguenze, alla scuola “fai da te”, libera dallo Stato e immessa nel libero mercato. Un’altra prova, se ce n’era bisogno, dell’assoluta mancanza di senso dello Stato e delle istituzioni di questa amministrazione, per non parlare di mancanza di senso e di rispetto del diritto. E così la confusione continua. Legittima allora la domanda che è stata da più parti formulata: per incompetenza o per volontà, “intenzionalmente”?

 

Terza ipotesi. Un’improbabile mediazione, inevitabilmente pasticciata, tra le due precedenti. Dal cappello di Bertagna o di qualche altro luminare della pedagogia d’apparato saltano fuori gli obiettivi generali. Una sorta di sintesi della lista della spesa, delle decine e decine di obiettivi delle Indicazioni nazionali. Indicazioni dalle Indicazioni. Questi quattro o cinque obiettivi generali o linee essenziali vengono additati alle scuole come riferimenti per la declinazione/definizione in proprio (siamo in autonomia, no?) di nuovi documenti di valutazione, da illustrare ai genitori e ovviamente da inserire nel portfolio dell’alunno in fase di costruzione. Soluzione paradossale, forse avveniristica, ma sicuramente economica. Vi diamo alcuni indicatori, alcuni obiettivi generali buoni per tutti, e vi fate da voi le schede. A spese vostre. Una classica soluzione all’italiana, da paese di Pulcinella (o di Arlecchino). Fantapolitica? Ci auguriamo di sì...

 

Qui ci fermiamo, esauriti “alla grande”, come diceva Rocco Barbaro. Non riusciamo ad immaginare infatti quale altra risposta o soluzione potrà inventare il MIUR per uscire da questo pasticcio. Ammesso, appunto, che voglia uscirne.