Prof a chiamata diretta da Tuttoscuola dell'1 agosto 2004
La macchina dei decreti legislativi attuativi della riforma Moratti procede. Ora è il turno dell’art. 5 della legge n. 53, che rivede in profondità le regole per la formazione iniziale e il reclutamento dei docenti
Se non interverranno cambi di indirizzo a
livello politico, a partire dal 2007-08 dovrebbero entrare nella
scuola italiana, sia pure nella misura iniziale del 25% del fabbisogno
totale, i primi docenti scelti direttamente dalle scuole negli albi
degli specializzati, in luogo di quelli assegnati dall’amministrazione
sulla base delle tradizionali graduatorie. Lo schema di decreto legislativo, il cui contenuto è stato reso noto ai sindacati il 21 luglio in un incontro tecnico, dovrà essere approvato dal Consiglio dei ministri in prima lettura; dovrà poi acquisire i pareri delle commissioni parlamentari competenti (entro 60 giorni) e quello della Conferenza Stato-Regioni, per essere nuovamente approvato dal Consiglio dei ministri in via definitiva. La bozza di provvedimento affida ad un elevato numero di decreti ministeriali la definizione puntuale di molte questioni, comprese quelle riguardanti la definizione del "profilo culturale e professionale del docente" e la composizione delle commissioni di selezione dei candidati da ammettere alla frequenza dei bienni di specializzazione e le commissioni per l’esame finale (entrambe prevedono la partecipazione di docenti provenienti dalle scuole). L’Università, alla quale viene attribuito il compito di definire la politica delle risorse umane, assume un ruolo decisivo nella strategia di formazione degli insegnanti. Agli organismi universitari si chiede di "reinventare" il ruolo dei docenti, ma anche le forme per esercitarlo. Questo obiettivo politico incontra un limite nella non ancora decisa configurazione del secondo ciclo e nella mancata riconsiderazione degli assetti e delle competenze istituzionali derivanti dalla riforma costituzionale attuata con la legge 3 novembre 2001, n. 3. Sarà interessante vedere quali misure saranno adottate, in mancanza del piano programmatico di investimenti finanziari fermo all’approvazione preliminare del Consiglio dei Ministri del 12 settembre 2003. Per partire davvero con il 2007-2008 è necessario che il decreto legislativo venga varato al massimo entro la fine del 2004 e che i connessi provvedimenti amministrativi siano assunti entro i successivi due-tre mesi (la CISL scuola ne ha individuati almeno 14: www.cislscuola.it). Un percorso a tappe forzate che per la complessità della materia e la pluralità dei soggetti istituzionali coinvolti richiede condivisione, consenso e partecipazione. Requisiti non agevoli da realizzare per le numerose questioni di metodo e di merito sollevate, non solo dalle forze sindacali ma anche da tutto l’arco delle forze politiche. Immediate sono state infatti le proteste dei sindacati confederali. Molto dure e nette quelle della CGIL scuola ("il decreto viola la Costituzione" e "suona come una provocazione per le decine di migliaia di docenti inseriti nelle graduatorie permanenti") e anche quelle della UIL scuola ("Questo decreto ha una sua logica solo come anticipazione della devolution, e prefigura rischiosamente tanti sistemi di reclutamento quante sono le Regioni"). Più problematica la CISL, che critica soprattutto l’eccesso di delega e l’incursione del Governo in materie riservate alla contrattazione (la legge 53 disciplina le nuove modalità di formazione iniziale, non il reclutamento, e il legislatore delegato non può intervenire sullo stato giuridico dei docenti). Lo SNALS sollecita "una seria riflessione sulla materia, considerata la sua specificità, con le Organizzazioni Sindacali", perché considera "la formazione iniziale ed in servizio dei docenti centrale nella prospettiva dell’innovazione" e perciò "non è consentita alcuna improvvisazione e il provvedimento attuativo dovrà rispondere coerentemente al testo della legge di riforma". La Gilda chiede a sua volta un confronto a livello politico (cioè con il Ministro), poiché non è a livello tecnico che possono essere affrontati problemi come quelli affrontati nello schema di decreto. Tra le sigle sindacali, solo l’ANP ha preso una posizione nettamente favorevole al decreto, soprattutto sulla "acquisizione da parte delle scuole autonome della possibilità di assumere direttamente i docenti" e sul coinvolgimento attivo delle scuole in tutte le fasi del futuro processo di formazione dei docenti. Riserve, invece, sul fatto che la definizione del "profilo culturale e professionale del docente" venga affidata a un decreto ministeriale. L’ANP preferirebbe che la materia fosse regolata direttamente dal decreto legislativo. Ma al Ministero, evidentemente, si ritiene che la soluzione del decreto ministeriale sia meno dirompente nel rapporto, già difficile, con i sindacati, e più compatibile con scenari di tipo negoziale. Intanto anche il sen. Valditara, responsabile scuola di AN, ha reso noto di aver chiesto al vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini, e al ministro dell'istruzione, Letizia Moratti, di rinviare l’esame dello schema di decreto in Consiglio dei ministri, poiché "occorre proseguire il confronto con il sindacato, in particolare con quello non pregiudizialmente ostile alla riforma". Anche la sen. Soliani della Margherita prende atto con soddisfazione che settori della maggioranza invitano ad un ulteriore approfondimento su una questione che richiede un confronto più aperto nel Paese perché il ruolo degli insegnanti è decisivo per il miglioramento della qualità dei livelli di apprendimento dei ragazzi. La senatrice coglie l’occasione per sollecitare la maggioranza a considerare il passaggio del DPEF e della prossima finanziaria un momento decisivo per garantire la copertura finanziaria al piano programmatico di investimenti finanziari previsto per il quinquennio 2004-2008 e non ancora esecutivo. |