Tempo pieno, tempo vuoto, tempo cortissimo

di Antonio Cucciniello, da Fuoriregistro del 20/2/2004

Nell' articolo "Elogio del tempo vuoto" (La Repubblica del 12 febbraio ), suggestivo per la fascinosa rievocazione letteraria di "un tempo che fu", Pietro Citati scrive: "Ricordo le elementari frequentate a Torino negli anni trenta: ero un alunno negligente ansioso di poter giocare"........"Se avessi dovuto sopportare otto o persino dieci ore tra lezioni, mensa e doposcuola sono certissimo che sarei morto di disperazione"......."Lo stato italiano potrebbe ridurre il tempo pieno al minimo indispensabile. Risparmierebbe molto denaro ........liberando i bambini dall'orrore della socializzazione forzata".

In una successiva risposta ad una lettera inviata al giornale da una lettrice, Citati chiarisce che in realtà il riferimento al tempo pieno va fatto soprattutto alle consuetudini diffuse nella media ed alta borghesia di riempire, con troppi impegni "guidati" ("lezioni di nuoto, di tennis, di danza, di alpinismo, di yoga, di tedesco, di canottaggio, di volo), la giornata dei ragazzi.

Qualche giorno prima, nell'intervista a Fabio Gambaro (La Republica del 28 gennaio), il sociologo Edgar Morin ha sostenuto che il pianeta può uscire dalla crisi profonda che attraversa solo rinunciando ad un' idea di progresso "basata esclusivamente sulla fiducia cieca nel potere della tecnica e dell'economia" e con la promozione di una trasformazione profonda della conoscenza e della scienza che implica una radicale riforma dell'insegnamento, "in nome di un sapere che non sia più rigido e parcellizzato, ma duttile e capace di confrontarsi con la complessità, facendo dialogare discipline diverse".

Queste opinioni incrociano le battaglie, le discussioni che in questi mesi si sono accese a tutti i livelli (culturale, politico, sindacale) sulla e nella scuola e credo che debbano essere prese in considerazione da tutti ed in particolare da coloro che lottano da tempo contro la Riforma Moratti.

Cerco di spiegarmi meglio: condivido molte delle proposte e delle iniziative messe in campo, non ultima quella di uno sciopero della scuola contro la Riforma Moratti ma non possiamo presentarci alla pubblica opinione solo come difensori dell'esistente che non è sempre "rose e fiori"; dobbiamo far comprendere che non siamo solo contro ma lottiamo per una riforma diversa che metta al centro del dibattito il ruolo della scuola nel mondo contemporaneo ed il ruolo creativo dei soggetti della stessa (operatori, studenti, genitori).

Oggi, in particolare, la scuola secondaria è caratterizzata, in generale, da situazioni di eccellenza e di mediocrità, da diversi livelli qualitativi di "lettura" dei programmi di studio, di applicazione del metodo della ricerca, di utilizzo del lavoro coordinato dei docenti, della flessibilità organizzativa e didattica, del recupero e del potenziamento, ecc.

Il Ministro Moratti sa di mentire quando dice che:

  • l'insegnante prevalente, tuttologo, riporterà la scuola elementare agli alti livelli nelle classifiche internazionali (ma la stessa non occupa ancora una buona posizione?);
  • con i cosiddetti piani di studio personalizzati e con il portfolio, "l'alunno diventa centrale nel percorso educativo" (ma in tutti questi anni l'alunno è stato considerato come qualcosa di "periferico"?);

con l'istituzione della funzione del tutor si riuscirà a risolvere le annose problematiche della dispersione scolastica e dell'orientamento (siamo proprio sicuri che i colloqui con i genitori, che peraltro già ci sono, possano risolvere i problemi di apprendimento degli alunni deboli? Non è forse vero che nelle intenzioni ministeriali il tutor deve soprattutto indirizzare gli alunni deboli verso la scelta, in 3^ media, della formazione professionale?).

Eppure, anche in merito alle questioni sollevate ed alle soluzioni proposte dal Ministro, il movimento di protesta deve dare delle risposte che non siano solo difensive ma che possano diventare spunti di riflessione per le forze politiche della maggioranza (se ancora sono in grado di capire) e dell'opposizione.
Le riflessioni di Citati e di Morin ed il fatto che la scuola, caricata progressivamente di troppe responsabilità ed incombenze, stia diventando sempre più "nevrotica" e burocratica, mi inducono a pensare che il tempo scuola debba essere soprattutto un tempo disteso, lento e, pur se suddiviso in discipline, centrato sulla ricerca, sul lavoro coordinato dei docenti, sulle compresenze, in poche parole su metodologie e modalità di lavoro che il decreto legislativo nemmeno lontanamente prende in considerazione.

Coloro che difendono in toto o in parte la Riforma Moratti (tra questi anche La Compagnia delle Opere e le riviste "Tuttoscuola", "Scuola e didattica") stigmatizzano il clima di conflittualità che sta crescendo nelle scuole (per colpa di chi? Dei soliti "comunisti" infiltrati nei sindacati confederali, nella Gilda, nello S.N.A.L.S., ecc.?) e che potrebbe distruggere la scuola pubblica (ma non è stato questo Governo a dare sostanziosi buoniscuola alle famiglie per le scuole private? Chi ha iniziato la "guerra" elaborando la riforma solo attarverso la consultazione dei cosiddetti esperti "amici degli amici" e delle organizzazioni di "area" governativa?).
Intanto costoro, poichè fanno pressanti appelli a "lavorare e costruire, e farlo insieme", cerchino di dimostrare a tutti gli operatori scolastici ed ai genitori come il tempo "cortissimo" che la stessa prevede (con l'aumento delle discipline, delle cosiddette "educazioni" e la riduzione delle ore di lezione) possa conciliarsi con le classi numerose, con la "lentezza" dei processi formativi, in particolare degli alunni deboli, e con il lavoro di "ascolto" di alunni sempre più fragili ed aggressivi che, come sostiene lo psichiatra Gustavo Charmet, "portano a scuola non solo la disponibilità ad apprendere, ma anche gli affetti, le richieste d' ascolto, la creatività, il corpo, le passioni, la voglia di vivere e la tentazione di morire".
Per una testa "ben fatta" bisogna, a mio parere, rifare dalla "testa ai piedi" gran parte della riforma e riconsiderare anche il ruolo degli altri "luoghi" della formazione ( televisione, pubblicità, associazionismo culturale e sportivo, ecc.).

P.S.
Non sono nè estremista nè massimalista e sono ancora convinto che per una vera riforma del sistema scolatico occorra il contributo delle principali correnti culturali della società ma, considerando sia il metodo utilizzato che i contenuti delle più importanti controriforme realizzate dal Governo e l' occupazione "militare" della gran parte delle reti radiofoniche e televisive da parte di Berlusconi (che diventerà sempre più opprimente con l' avvicinarsi delle elezioni), voglio rivolgere un pressante invito a Prodi e a tutti i dirigenti delle forze di centrosinistra:
dicano agli italiani, ogni giorno, ogni ora ed unitariamente, in che modo e con quali lineee guida un nuovo Governo di centrosinistra potrebbe modificare le riforme della scuola e delle pensioni varate dall' attuale Governo.