Quel pasticciaccio brutto della Finanziaria. di M. Longoni da ItaliaOggi del 29/12/2004
I numeri ufficiali della Finanziaria 2005 parlano di una manovra da 24,1 miliardi, con l'obiettivo di mantenere il rapporto deficit/pil al 2,7%. Con riduzioni di imposte dirette per 6 miliardi e riduzione della spesa per 4 miliardi. Per l'approvazione definitiva saranno necessari, alla fine, quattro passaggi parlamentari e due o tre voti di fiducia. Un procedimento complesso che, come sempre, non ha potuto fare a meno di compromessi e accomodamenti. Ma quest'anno si può ben dire che il parlamento sta partorendo un vero e proprio obbrobrio normativo. Ecco alcuni numeri che lo dimostrano. 572. È il numero dei commi che compongono l'articolo unico del disegno di legge. Una mostruosità giuridica causata dalla difficoltà politica a moltiplicare i voti di fiducia. La conseguenza è però quella di un testo quasi illeggibile. Una poltiglia normativa in cui le disposizioni fiscali si mischiano con le norme di indirizzo per la pubblica amministrazione e gli stanziamenti di fondi estorti dalle lobby più potenti si sovrappongono ai vincoli di spesa. Oltretutto le disposizioni fiscali, così come quelle dedicate alla previdenza o alla pubblica amministrazione, non sono raggruppate in blocchi omogenei, ma sparse senza alcuna logica apparente. Infine la mancanza di articoli, e quindi di rubriche, rende quasi impossibile a chi legge trovare la norma che sta cercando. 42. È il numero, calcolato per difetto, delle microdisposizioni che stanziano fondi in favore delle esigenze più disparate. Si va dai 10 milioni per il fondo bieticolo ai 770 mila euro a sostegno del calcio femminile; dai 2 milioni alla scuola Jean Monnet ai 10 milioni per la continuità territoriale di Trapani, Pantelleria e Lampedusa. Un milione va alle celebrazioni in favore di Cristoforo Colombo e mezzo milione a un fondo che dovrebbe promuovere le politiche giovanili per la partecipazione dei giovani alla vita sociale, culturale e istituzionale (?). Morale: neanche con un governo caratterizzato da un programma liberista; nemmeno in un momento di particolare stress dei conti pubblici; anche se ci sono volute dure battaglie prima di trovare le risorse per la promessa riduzione delle imposte; è stato possibile dire di no alle richieste di amici e conoscenti. 41. Sono le perplessità espresse dal servizio bilancio dello stato in ordine agli effetti delle disposizioni contenuti nel maxi-emendamento presentato al senato. Nella maggior parte di queste osservazioni si fa presente che "non risulta chiaro quali siano le ragioni in base alle quali l'onere relativo al primo anno ammonti a un importo inferiore (comma 92)". Altre volte si ammette che "la quantificazione dei risparmi contenuta nella relazione tecnica potrebbe pertanto risultare sovrastimata (comma 109)". Oppure si segnalano veri e propri errori nella quantificazione degli oneri finanziari. Oltre 40 segnalazioni di questo tipo non sono poche; soprattutto considerando che il servizio bilancio ha preso in esame solo le norme inserite ex novo al senato. A queste bisognerebbe quindi aggiungere eventuali altre perplessità relative alle disposizioni introdotte dalla camera dei deputati nel corso del primo esame. 131. Sono le violazioni dello Statuto del contribuente contenute nel testo della legge finanziaria. Praticamente tutte le norme a contenuto tributario violano l'articolo 2 comma 1 dello Statuto che prevede l'obbligo di menzionare nella rubrica l'oggetto delle disposizioni ivi contenute. Disattesa in modo sistematico anche la norma del terzo comma, dove si dispone che "i richiami di altre disposizioni contenuti nei provvedimenti normativi in materia tributaria si fanno indicando anche il contenuto sintetico delle disposizioni alle quali si intende fare rinvio". Altra norma dimenticata, il comma 4 dello stesso articolo 2 della legge 212 del 2000, nel quale si prevede che le disposizioni modificative di altre leggi si fanno riportando il testo modificato dalle disposizioni stesse. In pratica siamo di fronte a un'abrogazione implicita dello Statuto dei diritti del contribuente. 220. Nel testo della manovra, disposizioni assolutamente oscure, contorte in modo inverosimile, quasi che chi le ha scritte abbia avuto l'obiettivo di non farsi capire. Ecco un solo esempio, tratto dal comma 220: "Le agevolazioni di cui al comma 219 sono finanziate a valere sul Fondo di cui all'articolo 61 della legge 27 dicembre 2002, n. 289. A tale fine l'elenco degli strumenti che confluiscono nel Fondo per le aree sottoutilizzate, di cui all'allegato 1 della citata legge n. 289 del 2002, è esteso agli interventi previsti dai commi da 218 a 224". Un ermetismo così risulta quasi sospetto. È invece l'ennesima volta che il presidente del consiglio, dopo le fatiche e i traumi provocati dall'iter di approvazione, dice che £"va rivisto il sistema di approvazione della legge finanziaria, per evitare che le cifre della manovra cambino nel corso dell'approvazione parlamentare". Poi succede che i problemi di gennaio fanno cadere nel dimenticatoio quelli di dicembre. Se ne riparlerà l'anno prossimo. |