IL FILOSOFO

Non solo calcoli noiosi.

Una cattiva educazione sui numeri non è tanto un errore economico,

ma etico e politico.

 

da Il Corriere della Sera del 6 Dicembre 2004

 

«O matematiche severe!», per dirla col poeta Lautréamont. Così severe che nella classifica internazionale circa la matematica noi italiani siamo in coda. E non è di grande consolazione che ci troviamo in compagnia di Paesi mediterranei che varie centinaia di anni fa ospitarono tradizioni di pensiero capaci di destreggiarsi con «numeri e figure». Nel secolo che si è appena concluso, peraltro, la matematica italiana a livello di produzione originale è stata potente e innovativa. E oggi non mancano certo nei centri di eccellenza internazionale figure creative e prestigiose, capaci di «pilotare» la ricerca stessa. Se la «cultura matematica media» del nostro Paese lascia (molto) a desiderare, ciò sembra dovuto semmai al modo stesso in cui la materia è presentata al largo pubblico, in particolare ai giovani - a cominciare dal mondo della scuola. E qui ciascuno ha le proprie responsabilità.

Davvero, quando si parla di matematica, si allude solo a masse di calcoli complicati e noiosi? Non ci sarebbero per questo i calcolatori «da tasca»? Né pare adeguato il cliché secondo cui la matematica sarebbe solo un insieme di speculazioni astruse e incomprensibili. È vero che qualche pedagogista ripete ancora che quella disciplina è troppo «astratta», cioè lontana dalle preoccupazioni della vita quotidiana. Ma perché - allora - hanno successo in tale esercizio donne e uomini di Paesi economicamente emergenti e notevolmente pragmatici? Comprendere perché si ottengano risultati eccellenti in ambienti anche assai diversi tra loro (e dal nostro) potrebbe rivelarsi sul lungo periodo un affascinante compito per studiosi «cognitivi» della più varia estrazione - coinvolgendo cervello, linguaggio, cultura, società.

A breve termine, perché non insistere maggiormente - sia nell’insegnamento sia nella presentazione sui media - sul carattere problematico della stessa matematica? Non è un sapere arido, dogmatico, assoluto - ma una forma viva di conoscenza del mondo e di decisione razionale. Nasce dai problemi più vari - di fisica, di biologia, di economia o magari di arte e letteratura (di recente un brillante studioso ha seriamente mostrato come la matematica funzioni persino in cucina). E l’astrazione di cui la matematica è sovente accusata non è altro che la capacità di decollare da una particolare applicazione per rivelarsi utile in molti altri contesti. Come diceva un grande matematico dell’Ottocento, si rivela allora una lezione di «libertà e generosità». Per questo, una cattiva educazione alla matematica per un Paese è un errore non solo economico, ma anche etico e politico. E dunque, se la severa matematica ci appare così difficile, non ci resta che riconoscere che la sua è solo la difficoltà della vita.