«La riforma Moratti prepara la distruzione dell'università». «La conoscenza ci trasmette valori di giustizia e libertà dimenticati».
di Eliana A. Marchese da La Stampa del 19/12/2004
Margherita Hack, astrofisica, ha ottantadue anni ma ruggisce ancora come una leonessa. E ieri, davanti agli studenti trentini, ha parlato di tante cose. Quasi di tutto. Si potrebbe partire dalle riflessioni sulla situazione politica italiana: «Nemmeno con i peggiori governi democristiani eravamo mai arrivati a questi livelli. La riforma Moratti prepara la distruzione dell’università. E perdere l’università vuol dire annientare il Paese». Qualcuno potrebbe trovare più stimolanti gli spunti lanciati sul mondo della ricerca al femminile: «Le donne devono avere più fiducia in se stesse e mostrare quanto valgono senza complessi di colpa o di inferiorità». Meritano una citazione anche i riferimenti ai grandi interrogativi sul senso della vita: «Io non credo che ci sia un Dio - ha detto la scienziata - l’idea di Dio non mi piace». Ai temi di vasta portata si è aggiunto il racconto di aneddoti di gioventù: «Al liceo mi scagliavo contro la guerra e contro le leggi razziali: miei compagni di scuola, professori, cittadini a pieno diritto vennero scacciati da un giorno all’altro. Una volta stavo per fare a botte per questo. Mi portarono in presidenza, avrei dovuto essere scacciata da tutte le scuole per antifascismo, poi la punizione fu commutata nella sospensione per 20 giorni e in un 7 in condotta». Margherita Hack ieri mattina era a Trento per l’incontro conclusivo dalle due giorni "Donne che sanno contare", organizzata dall’associazione Diagonal con il patrocinio del Comune e della Provincia. Ha condotto la discussione Walter Passerini, direttore del Corriere Lavoro, supplemento settimanale del Corriere della Sera. Pubblico numeroso (gli 800 posti dell’auditorium erano per la maggior parte occupati) ma a tratti deludente: i ragazzi presenti in sala (l’appuntamento era dedicato alle scuole) hanno, in più di un’occasione, applaudito a sproposito e disturbato con versi e risate. Forse è il caso che, domani, i professori dicano due paroline ai loro allievi prima di tornare a trasmettere concetti e nozioni. Nonostante l’infelice esuberanza di qualcuno, la conversazione si è mantenuta sempre piacevole e vivace. «Studiare - ha esordito l’astronoma - è molto importante. Sapere vuol dire essere coscienti di quel che si vale. La conoscenza rende più forti, più responsabili, ci insegna a rispettare il prossimo, ci trasmette valori di giustizia e libertà che vengono spesso dimenticati: ne abbiamo esempi dall’alto che ci dovrebbero profondamente indignare». Donna di scienza, ma anche sportiva, Margherita Hack; nuota, va in bicicletta; la passione per l’attività fisica la accompagna fin dalla giovinezza: «Quando ero al ginnasio mi piaceva riscrivere le cronache delle partite della Fiorentina. Leggevo gli articoli della "Nazione" e poi li riformulavo. Verso i 16 anni cominciai a guadagnare qualche soldo rigovernando i piatti per la mamma. Finalmente potevo permettermi di andare in curva, e scrivere il resoconto della partita dopo averla davvero vista. In prima liceo ho avuto la bicicletta. Era nera, pesante. Una volta la usai per andare da Firenze a Viareggio insieme ad un amico. Partimmo alle 4 del mattino per tornare alle 3 di notte. Era il 1940, la guerra era già cominciata». La passione per la fisica e per la ricerca nel campo astronomico non è stata una costante nella vita della scienziata: «Da ragazza leggevo molti libri di avventure, mi piacevano Salgari e Verne, pensavo che avrei fatto l’esploratrice nell’Africa nera. A scuola le materie che mi interessavano di più erano la matematica e la fisica, ma riuscivo a scrivere con facilità; i miei genitori avevano molti amici laureati in Lettere; così, del tutto passivamente, mi iscrissi in Lettere anch’io; dopo aver seguito una sola lezione ho avuto la sensazione di perdere tempo; sono andata in segreteria di corsa e ho chiesto come fare per passare a Fisica. Lì ho incontrato esami molto difficili, come Analisi matematica. Lo studio può essere duro, ma quando si riesce a capire davvero è una vittoria, una profonda soddisfazione». La memoria è andata indietro, fino all’infanzia: «In quinta elementare avevo una maestra molto brava. Erano i tempi del ventennio fascista; i libri erano uguali per tutti, si studiavano le stesse cose, stava agli insegnanti renderle più personali, nei limiti consentiti dal regime; e stiamo attenti, perché in televisione si sta tornando lì...». Il quadro politico italiano e le sue influenze sul mondo della ricerca rodono la coscienza della scienziata; non è difficile intuirlo: «La speranza è che il popolo italiano non sia così cretino da volersi autodistruggere. Non dico che sia per forza necessario un governo di sinistra; anche a destra ci possono essere persone intelligenti; ma oggi non abbiamo né una destra né una sinistra, solo un gruppo che non si degna minimamente di ascoltare gli addetti ai lavori. L’abbiamo visto con la giustizia: che razza di riforma! Oggi parecchi reati come l’imbroglio non sono più tali. Con la riduzione dei tempi di prescrizione tanti delinquenti, tanti mafiosi andranno in giro liberi. Ecco la sicurezza che ci era stata promessa!». Vivaci discussioni sono state sollevate, di recente, dalla legge sulla fecondazione assistita: «È liberticida: non solo limita la libertà delle persone, ma va contro la scienza, perché impedisce lo sviluppo di un settore di ricerca che sembra molto promettente per la cura di malattie gravi, e per far stare meglio l’umanità». E la clonazione umana? «Tecnicamente possibile. In linea di massima sono contraria, ma in certi casi forse sarebbe accettabile. Perché, ad esempio, non dare un sollievo ad un genitore disperato per aver perso un figlio caro?». Altro problema di attualità è quello dell’inquinamento e delle fonti energetiche alternative: «È necessaria una presa di coscienza: in Italia usiamo l’energia solare meno della Svezia e della Finlandia, eppure da noi l’insolazione è maggiore. Nella costruzione di nuove abitazioni è obbligatoria la progettazione di posti auto. Si potrebbe introdurre anche l’obbligo dei pannelli solari. Il Parlamento discute in questo periodo una legge per la limitazione dell’inquinamento luminoso; si calcola che in Italia vengano sprecati circa 400 milioni di euro l’anno per illuminare inutilmente verso l’alto. Sostituendo le lampade, e proiettando la luce solo dove serve, cioè verso il basso, eviteremmo sperperi e potremmo vedere di nuovo il cielo, una bellezza che si sta perdendo». Il cielo. I corpi celesti sono da sempre oggetto della ricerca di Margherita Hack; ieri, di fronte ai ragazzi, l’ospite è stata in grado di parlarne in termini scientifici, ma facilmente comprensibili e, a tratti, poetici: «Stelle molto più grandi del Sole possono esplodere, e lo hanno fatto, comportandosi come bombe nucleari che hanno portato non la distruzione, ma la vita, liberando elementi che sono all’origine di tutto ciò che esiste, di tutto ciò che è vivo. Anche dell’uomo». La vita potrebbe non essere solo sulla Terra: «Un esperimento italiano ha provato che al Polo Sud di Marte ci sono tracce di acqua. Forse, nel sottosuolo, c’è acqua ancora limpida. Potrebbero esserci le condizioni per la vita di microbi. Escluderei, invece, gli omini verdi. Mandare una persona su Marte potrebbe aver senso dal punto di vista dell’avventura umana. A livello scientifico, però, ci si arrangia bene anche con i robot». Con semplicità la "regina delle stelle" (così è stata definita sul Corriere Lavoro) ha affrontato argomenti come l’espansione dell’universo: «Immaginate una pasta che lievita. Se dentro ci sono noccioline, queste si allontanano fra loro. In maniera simile si spostano le galassie. Ma in realtà non sono loro a muoversi: seguono l’espansione dell’universo, che le trascina. Si tratta di una scoperta fatta quasi per caso; tante grandi svolte sono avvenute inaspettatamente; il mio campo ne fornisce molti esempi». Arduo il confronto fra religione e ricerca: «La fede dà all’uomo risposte che la scienza non può offrire: il supremo perché dell’universo, ad esempio. Fede e scienza, quindi, operano su due campi diversi. Non credo che esista un Dio». E l’astronomia può avere un fondamento credibile? Ha senso svegliarsi la mattina e, prima ancora di uscire dal letto, ascoltare l’oroscopo? Risposta con risata: «Poteva avere un senso in epoca antica, come avevano senso i miti. Oggi sappiamo che le costellazioni sono solo apparenti, perché le stelle si trovano a distanze molto diverse. Se la gente crede ancora alla validità delle previsioni è anche colpa della televisione, che vi dedica tanto spazio quando invece dovrebbe avere anche un ruolo educativo». Di fronte a tanti giovani, inevitabile parlare dei miti di veline e calciatori: «Sono aspirazioni del consumismo, oggi è diffuso il miraggio di guadagnare tanto senza grandi sforzi. Ma non si deve mirare solo al denaro: bisogna pensare innanzitutto a realizzare se stessi, a trovare un lavoro che dia soddisfazioni reali». |