Non ci sarà la partenza a massimo regime per le
novità
introdotte dalla riforma Moratti: dubbi su nuovi
testi, tutor e portfolio.
Scuola: l’incognita delle ore facoltative
La scelta delle famiglie determinerà qualità e
contenuti dell’offerta
e, fra un anno, i possibili tagli.
di
Flavia Fiorentino, dalla cronaca di Roma del 23 agosto 2004
Non più elementari ma «scuole primarie» mentre
le medie si chiameranno d secondarie di primo grado. La riforma compie
inesorabile i suoi passi e dal prossimo 16 settembre quando 482 mila
studenti romani torneranno sui banchi (ma qualche istituto,
richiamandosi all’autonomia, non rispetterà la data indicata dalla
Regione), stop alle sperimentazioni: tutte le novità introdotte dalla
Moratti (quest’anno per tutte e cinque le classi delle ex elementari e
prima media) sono diventate legge. E gli Insegnanti saranno obbligati
a metterle in pratica mentre i genitori potranno pretendere ciò che
prevedono i nuovi istituti, come il «tutor» il «portfolio» ma
soprattutto le cosiddette «ore di laboratorio», facoltative per le
famiglie ma «obbligatorie» per le scuole.
Inglese e informatica dalla prima elementare, seconda lingua alle
medie e rispettivamente tre e sei ore di «laboratori». Alcune scuole
però non parti ranno. Con delibere dei consigli d’istituto più o meno
«legittime» hanno fatto sapere al ministero che non sono in grado di
garantire l’insegnante tutor e quindi nemmeno il portfolio (la scheda
personale di valutazione dell’alunno). A Roma si tratta di una rete di
scuole, in quartieri diversi, dai Parioli a Montesacro, dalla Casilina
all’Ostiense. Ma anche a Nettuno, Genzano e altri centri della
provincia. ‘Tutor e portfollo nei Paesi anglosassoni funzionano da
cinquant’anni e se usati bene sono uno strumento utilissimo - afferma
il professor Mario Rusconi, presidente dell’Anp (Associazione
nazionale presidi) che insieme alla dottoressa Grazia Fassorra e
all’Ufficio scolastico regionale del Lazio ha lavorato
sull’applicazione della riforma - capisco i problemi di tipo sindacale
ma se si il tutor si fosse chiamato coordinatore di classe forse
nessuno si sarebbe sentito sminuito e l’applicazione sarebbe stata più
semplice’
La «Resistenza alla riforma» non si ferma qui. Il «Cesp» (Centro studi
sulla scuola pubblica) di Roma sta monitorando proprio in questi
giorni quante scuole del Lazio il prossimo anno adotteranno «testi
riformati» quelli cioè che ad esempio, in prima media hanno
«cancellato» la storia antica e la geografia dell’Italia aumentando i
carichi di grammatica e geometria. L’elementare «Besso» come la
«Cesare Battisti», il 2’ Circolo didattico di Genzano e il 1’ circolo
di Nettuno hanno scelto una «via di mezzo», adottando solo alcuni dei
nuovi volumi mentre la «Principe di Piemonte» all’Ostiense ha invece
optato per una «controriforma»: in classe solo i «vecchi» libri. «Il
punto strategico su cui lavorare pero sono proprio le ore facoltative
- aggiunge Rusconi - perché potrebbe esserci un diverso atteggiamento
culturale e sociale delle famiglie di fronte all’offerta formativa su
cui possono decidere o meno di aderire. In alcuni ambienti ci sarà lo
stimolo a chiedere attività sempre più approfondite e sofisticate
mentre in altri casi è possibile che si decida di non far frequentare
ai figli le ore a scelta, per farsi aiutare nel lavoro o, peggio
ancora, per pigrizia o per partire prima nel fine settimana».
Le proteste alla legge Moratti hanno riguardato per mesi i tagli al
tempo pieno e a quello prolungato, minacce che invece si sono rivelate
in parte ingiustificate perché le scuole che l’hanno voluto mantenere,
attraverso un’alchimia tra ore obbligatorie, facoltative e quelle
destinate alla mensa sono in pratica riuscite a ricostruire i vecchi
orari. «La vera insidia è invece da un’altra parte - aggiunge Rusconi
- e riguarda proprio le ore “a scelta” per le famiglie. La legge dice
in fatti che anche se nel primo anno questi laboratori andranno
deserti, le scuole l’anno successivo dovranno ripeterli. In caso di
nuovo insuccesso potranno partire i primi veri tagli agli organici,
sicuramente un grande risparmio per lo Stato ma a quel punto sarà la
vera, prima picconata alla scuola pubblica.