L'estate è il tempo dei blitz.

 

Grazie alla Moratti,

nella scuola si lavorerà a chiamata...

 

di David Gianetti  da socialpress.it, riportato da Orizzonte scuola il 18 agosto 2004

 

Il Ministro della "Pubblica Istruzione" Letizia Moratti approfitta della pausa vacanze (ebbene sì, nonostante caro vita e ferie non retribuite, si riposano anche i precari, molti dei quali in servizio non hanno certo meno impegni e responsabilità dei colleghi di ruolo..) per cambiare le regole di lavoro nella scuola pubblica.
La bozza del decreto attuativo dell'art. 5 della legge n. 53/2004 diramata il 20 luglio scorso dal Miur (sigla mostruosa per "Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca" - dove le voci "Istruzione" e "Ricerca" meriterebbero un altro bel paio di virgolette) e che presto sarà presentata al Consiglio dei Ministri, prevede per i futuri lavoratori della scuola solo assunzioni a termine, per chiamata diretta e dopo due anni di apprendistato.

È l'ultima sorpresa, da un governo che ormai non sorprende più, per chi forse - che colpa! - si era un po' distratto, tra luglio e agosto, dopo le ultime file negli uffici scuola dei sindacati o, peggio, in quelli scolastici regionali, gli ex Provveditorati, a fine giugno, per le domande d'aggiornamento delle graduatorie.
Domande regolate, quest'anno, da criteri più criptici del solito (spiegati in un burocratese da esaurimento nervoso) e per giunta cambiati in corso d'opera con un'integrazione uscita prima della scadenza del termine di consegna delle stesse. Per non parlare della loro inquità, visti gli effetti retroattivi (solo in minima parte corretti) e le discriminazioni introdotte (con parziali retromarce, non certo per una crisi di coscienza della titolare del Ministero) tra i precari (la solita guerra tra poveri), prima di cambiare definitivamente le regole d'assunzione e rendere tutti flessibili a vita.

Per gli insegnanti si prepara un futuro da professionisti - non proprio liberi - addetti alla somministrazione di un "sapere" rivisto e corretto (dal creazionismo al revisionismo storico), dispensato per moduli e test a risposta multipla, secondo i nuovi cicli produttivi della scuola-azienda, dei presidi-manager e del controllo qualità caro agli amici confindustriali di Forza Italia.
In questa scuola classista e privatizzata (con il belletto padano dell'"autonomia"), tutti saranno precari, docenti vecchi e nuovi, usciti da più o meno discutibili concorsi ordinari o riservati, da Scuole di Specializzazione (le già molto sputtanate Siss) e corsi universitari di prossima attivazione ma di cui ancora non si sa niente.

Inutile dire che dai sindacati della scuola, FLC (Federazione Lavoratori della Conoscenza) Cgil in testa, col suo segretario generale Enrico Panini, si sono subito levate denunce di incostituzionalità, visto che anche la Corte Costituzionale (su una legge della Regione Valle d'Aosta) ha di recente ribadito che l'assunzione nei ruoli dello Stato non può avvenire se non tramite un pubblico concorso, a salvaguardia di diritti fondamentali posti a tutela dei lavoratori. Quali? Quello a non essere discriminati sulla base dei propri convincimenti ideali, politici, religiosi; la libertà di insegnamento; l'imparzialità del datore di lavoro pubblico...
Cose che a quanto pare per la Moratti sono bazzecole. Il suo progetto, d'altra parte, è coerente con la linea di Forza Italia, che già nella precedente legislatura presentò - primo firmatario l'on. Berlusconi - un disegno di Legge per l'assunzione diretta degli insegnanti da parte dei Consigli di Amministrazione delle scuole. In pratica, su chiamata di presidi superpagati - spesso assenti o incapaci di gestire anche solo i problemi didattici di un istituto scolastico - e della loro corte di "collaboratori" più o meno ruffiani, per qualche euro in più.

Il vecchio metodo d'assunzione, dunque, attraverso lo scorrimento delle graduatorie permanenti, sparirà: non vi entreranno altri docenti e gli attuali aspiranti "in lista d'attesa" saranno chiamati fino a loro esaurimento (che, secondo alcune stime, con i ritmi d'assunzione di oggi e gli oltre 470 mila insegnanti precari esistenti in Italia, non dovrebbe avvenire prima di 20 anni!).

Non si capisce, però, con quali condizioni di trasparenza, oggettività e imparzialità - come richiesto dall'articolo 97 della Costituzione per l'accesso ai pubblici uffici - saranno chiamati. Più che le graduatorie (da cui ogni tre anni i docenti dovrebbero essere attinti solo per il 50% dei posti disponibili, mentre il restante 50% verrebbe ripartito tra specializzati e idonei dei concorsi a posti e cattedre per esami e titoli), a esaurirsi sarà la pazienza dei precari.

La formazione dei nuovi "chiamati"? Naturalmente, sarà obbligatoria. E a pagamento. Per ora, al posto delle mediocri Siss (specializzazioni non certo finanziate da borse di studio come per i laureati in Medicina e Chirurgia, ma una manna per il corpo docente cooptato dalle superiori...), sono previsti non meglio definiti corsi universitari abilitanti a numero chiuso, dai criteri non si sa quanto discrezionali.
Ottenuta la sospirata abilitazione, le future leve della scuola italiana verranno assunte con contratti a termine, rinnovabili ogni tre anni, ma solo dopo un biennio di "praticantato": nome gratificante, che suggerisce modalità d'accesso di professioni ben più socialmente prestigiose. Peccato sia pagato a contratto di formazione lavoro, ancor meno - c'è da aspettarselo - di quanto non lo sia, oggi, una supplenza temporanea.

Chissà se anche quei precari che nella scuola ci lavorano da anni, fuori e dentro le classi, coordinando gruppi di lavoro, tra lezioni, recuperi, integrazioni o tutoraggi ad alunni e persino a colleghi tirocinanti da cui rischiano d'essere scavalcati già in questa graduatoria, abilitati ultratrentenni e quarantenni, dovranno fare i "praticanti" e poi accettare questo bel contratto...