L'estate è il tempo dei blitz.
Grazie alla Moratti, nella scuola si lavorerà a chiamata...
di David Gianetti da socialpress.it, riportato da Orizzonte scuola il 18 agosto 2004
Il Ministro della "Pubblica Istruzione" Letizia
Moratti approfitta della pausa vacanze (ebbene sì, nonostante caro
vita e ferie non retribuite, si riposano anche i precari, molti dei
quali in servizio non hanno certo meno impegni e responsabilità dei
colleghi di ruolo..) per cambiare le regole di lavoro nella scuola
pubblica.
È l'ultima sorpresa, da un governo che ormai non
sorprende più, per chi forse - che colpa! - si era un po' distratto,
tra luglio e agosto, dopo le ultime file negli uffici scuola dei
sindacati o, peggio, in quelli scolastici regionali, gli ex
Provveditorati, a fine giugno, per le domande d'aggiornamento delle
graduatorie.
Per gli insegnanti si prepara un futuro da
professionisti - non proprio liberi - addetti alla somministrazione di
un "sapere" rivisto e corretto (dal creazionismo al revisionismo
storico), dispensato per moduli e test a risposta multipla, secondo i
nuovi cicli produttivi della scuola-azienda, dei presidi-manager e del
controllo qualità caro agli amici confindustriali di Forza Italia.
Inutile dire che dai sindacati della scuola, FLC
(Federazione Lavoratori della Conoscenza) Cgil in testa, col suo
segretario generale Enrico Panini, si sono subito levate denunce di
incostituzionalità, visto che anche la Corte Costituzionale (su una
legge della Regione Valle d'Aosta) ha di recente ribadito che
l'assunzione nei ruoli dello Stato non può avvenire se non tramite un
pubblico concorso, a salvaguardia di diritti fondamentali posti a
tutela dei lavoratori. Quali? Quello a non essere discriminati sulla
base dei propri convincimenti ideali, politici, religiosi; la libertà
di insegnamento; l'imparzialità del datore di lavoro pubblico... Il vecchio metodo d'assunzione, dunque, attraverso lo scorrimento delle graduatorie permanenti, sparirà: non vi entreranno altri docenti e gli attuali aspiranti "in lista d'attesa" saranno chiamati fino a loro esaurimento (che, secondo alcune stime, con i ritmi d'assunzione di oggi e gli oltre 470 mila insegnanti precari esistenti in Italia, non dovrebbe avvenire prima di 20 anni!). Non si capisce, però, con quali condizioni di trasparenza, oggettività e imparzialità - come richiesto dall'articolo 97 della Costituzione per l'accesso ai pubblici uffici - saranno chiamati. Più che le graduatorie (da cui ogni tre anni i docenti dovrebbero essere attinti solo per il 50% dei posti disponibili, mentre il restante 50% verrebbe ripartito tra specializzati e idonei dei concorsi a posti e cattedre per esami e titoli), a esaurirsi sarà la pazienza dei precari.
La formazione dei nuovi "chiamati"?
Naturalmente, sarà obbligatoria. E a pagamento. Per ora, al posto
delle mediocri Siss (specializzazioni non certo finanziate da borse di
studio come per i laureati in Medicina e Chirurgia, ma una manna per
il corpo docente cooptato dalle superiori...), sono previsti non
meglio definiti corsi universitari abilitanti a numero chiuso, dai
criteri non si sa quanto discrezionali. Chissà se anche quei precari che nella scuola ci lavorano da anni, fuori e dentro le classi, coordinando gruppi di lavoro, tra lezioni, recuperi, integrazioni o tutoraggi ad alunni e persino a colleghi tirocinanti da cui rischiano d'essere scavalcati già in questa graduatoria, abilitati ultratrentenni e quarantenni, dovranno fare i "praticanti" e poi accettare questo bel contratto...
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