Dopo i 65 anni si perde il diritto ad avere gli incarichi

Precari, no al trattenimento in servizio

(Ufficio legale 14 marzo 2002)

I docenti precari 65enni non hanno diritto a rimanere nelle graduatorie permanenti.E' quanto dispone una circolare del Ministero dell'istruzione emanata il 19 febbraio scorso.
Il dispositivo, di fatto, nega ai precari di cercare di ottenere nuovi incarichi per migliorare la propria posizione contributiva ai fini dell'importo della pensione. Un divieto che sembrerebbe collidere con l'orientamento generale, teso a garantire a tutti la possibilità di prestare servizio oltre il compimento del 65° anno di età. Di seguito riportiamo un parere del nostro Ufficio legale che evidenzia le incongruenze del dispositivo

PRECARI SESSANTACINQUENNI ADDIO!


Con circolare n.17 del 19 febbraio 2002, il MIUR ha disposto che siano depennati dalle graduatorie permanenti i docenti precari che hanno compiuto i sessantacinque anni d'età.
Non dovrebbero essere molti, in verità, gli insegnanti ancora precari che si trovano in questa condizione anagrafica. Ciò non di meno,eliminarli letteralmente sul piano giuridico, a parer mio, costituisce un'ingiusta privazione del diritto al lavoro, una sorta di inabilitazione, o negazione della loro capacità giuridica e di agire nel settore scolastico : con efficacia brutale, oserei dire che a 65 anni si accerta il decesso civile dei docenti precari. E' questa una decisione che,peraltro, confligge con l'orientamento di politica sociale, avviato negli anni novanta, in base al quale si è rivisitato il sistema previdenziale e si è gradatamente allungata l'età per accedere all'acquiescenza. Non va dimenticato, come più volte catechizzato dalla Consulta e dalla Cassazione,inoltre, che nel nostro ordinamento non esiste un principio generale di invalicabilità dei 70 anni per qualsiasi attività lavorativa: figurarsi se è possibile che l'Esecutivo possa con un colpo di penna, anticiparla di un lustro. Affettuosamente parafrasando un ritornello canzonettistico, nasce spontaneo chiedere alla signora Moratti : " il vecchietto dove lo mette?". Forse ad infoltire la schiera dei pensionati sociali, se questi docenti non hanno i requisiti minimi per ottenere il trattamento pensionistico ordinario? E così saranno additati, loro malgrado, di concorso all'aumento del costo sociale per spese di trasferimento, che sottraggono risorse finanziarie, altrimenti destinate per il vagheggiato stipendio europeo di tutti gli insegnanti italiani.
Il grado di civiltà di una Nazione si misura con la capacità di prendersi cura dei più deboli, e non mi pare che il depennamento di questi docenti non di ruolo segni, in tal senso, onore alla Penisola. Unico segno tangibile di questa assurda disparità di trattamento giuridico è quello dei tempi: nel senso che l'idea di poter finalmente licenziare in tronco stuzzica il potere della Ministra, senza l'alea delle barricate contro la soppressione dell'art. 18 dello Statuto dei lavoratori, che ora è falsamente barattato come ostacolo per l'occupazione dei giovani, soprattutto nella scuola dove la verità, contenuta nella legge finanziaria, è,invece, quella di tagliare 35.000 posti, senza creare nuove cattedre per i docenti " non sessantacinquenni".

Avv. José Sorrento.