Gilda

degli

Insegnanti

 

Venezia

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I Decreti per le graduatorie di istituto:
un altro regalo alle università,
un altro schiaffo alle scuole e a chi ci lavora

dalla Gilda degli insegnanti di Venezia, 11.5.2014

La pubblicazione delle bozze dei decreti concernenti le graduatorie di Istituto, quelle dedicate ai docenti che intendono effettuare supplenze nelle scuole in possesso di abilitazione (I e II fascia) o in mancanza di abilitazione (III fascia), ha dimostrato in maniera chiarissima che tutta l’annosa questione della formazione e del reclutamento degli insegnanti viene ancora una volta delegata ai microinteressi accademici delle varie lobbies universitarie.

Ricordiamo che è stato Luigi Berlinguer a creare la distinzione tra formazione degli insegnanti con un percorso finalizzato solo all’abilitazione (si veda la creazione dei corsi a pagamento delle SISS) e procedure di reclutamento (50% da graduatorie in cui sono inseriti gli abilitati, che ora prendono il nome di graduatorie ad esaurimento dopo l’intervento di Fioroni, e l’altro 50% da concorso a cattedra). Il tutto condito dai punteggi acquistati a caro prezzo presso le numerose Università on line che ogni anno hanno venduto punti in cambio dell’illusione di non essere superati dai precari con meno punti. La Gelmini ha voluto cancellare le SISS e con l’approvazione del D.Lgs. 249/2010 ha creato i famosi Tirocini Formativi Attivi (TFA, sempre a pagamento), corsi universitari con tirocinio nelle scuole di durata annuale con prove di accesso selettive e su numero programmato dal MIUR finalizzati sempre al conseguimento della sola abilitazione. Sotto le forti pressioni di parte sindacale e delle associazioni dei precari non abilitati che stavano lavorando da anni nelle scuole come supplenti, il D.Lgs. 149 è stato modificato introducendo i Percorsi di Abilitazione Speciali – PAS (Regolamento del 25 marzo 2013 pubblicato in Gazzetta Ufficiale Serie Generale n.155 del 4-7-2013 e Il DM 23 marzo 2013) aperti senza prove di accesso preselettive ma con le stesse selezioni finali dei TFA a tutti i precari non abilitati con almeno tre anni di servizio.

Con l’introduzione dei PAS si è scatenata l’ennesima guerra tra poveri nel precariato e non solo. Chi frequentava i TFA ha strumentalmente rivendicato la superiorità del “suo” titolo di abilitazione essendo stato selezionato ex ante con prove selettive (test, scritto e colloquio) dall’università contro i “privilegiati” che stavano frequentando i PAS, sempre a pagamento, e contemporaneamente lavoravano nella scuola come supplenti. E, non ultimo, c’è chi ha chiesto la riapertura delle GaE a tutti gli abilitati, gettando benzina nel motore dei ricorsifici che su questi temi hanno creato un facile mercato sulla pelle di tanti insegnanti. Il tutto in nome di una astratta “meritocrazia”. Tale posizione è stata fortemente difesa dalle lobbies universitarie che contemporaneamente hanno fatto di tutto per creare ostacoli ai PAS per il semplice fatto che nei percorsi TFA è l’università il dominus assoluto, mentre il lavoro nella scuola e dei tutor viene visto come attività strumentale.

La Ministra Giannini, in continuità con il suo collega di Università e di partito Profumo, ha sposato la “meritocrazia” a prescindere e così si è arrivati ad una incredibile supervalutazione dei titoli conseguiti mediante percorsi universitari nelle graduatorie di Istituto di seconda fascia (ad es. + 54 punti per l’abilitazione conseguita presso le SISS, + 42 per l’abilitazione conseguita con i TFA, + 60 punti per l’abilitazione conseguita in scienza della formazione prima del 2010 e + 72 se conseguita dopo il D.lgs. 249/2010). L’effetto pratico è che un titolo accademico in sé vale molto di più del lavoro nella scuola di tanti anni visto che un anno di servizio viene valutato 12 punti. Di fatto gli insegnanti che hanno conseguito abilitazioni di vecchia data (conseguite anche con i vecchi concorsi) o che finiranno i PAS rischiano di vedersi scavalcare in graduatoria dai “tieffini” e dai neolaureati in scienza della formazione, anche se questi ultimi potrebbero non avere mai insegnato un giorno in classe come docenti autonomi, senza cioè l’assistenza e il tutoraggio previsto nel TFA.

In tutto questo caos le università ingrassano e governano come meglio credono. TFA e PAS costano a chi li frequenta oltre 2.500 euro. Si calcola che circa 70 milioni di euro siano stati dati alle università prendendoli dai partecipanti ai TFA e ai PAS. La CRUI, la conferenza dei rettori, gestisce e definisce ora modalità, tempi e obiettivi dei TFA e dei PAS di fronte a ministri imbelli e incompetenti, ministri che dovrebbero essere responsabili politicamente degli indirizzi cui le università dovrebbero attenersi. Tutto ciò senza la minima considerazione delle legittime proposte che vengono dai sindacati e dal mondo della scuola reale.

Sembra, a questo punto che alcuni lavorino per “salvare” le università da una crisi endemica di contenuti e iscrizioni consegnando tutto il sistema della formazione dei docenti agli interessi anche economici delle singole facoltà. L’importante è garantire che, per andare ad insegnare nella scuola statale, si passi sotto le forche caudine delle lobbies universitarie disinteressandosi delle gravi conseguenze che tale situazione provocherà nel futuro. Il caos sembra inoltre creato appositamente per portare allo sbando tutto il sistema di formazione e reclutamento, rafforzando le corporazioni dei ricorsi e creando aspettative e speranze prive di fondamento. Nell’assenza della politica in tale contesto purtroppo stanno sempre più prendendo forza le posizioni di chi propone la “chiamata diretta dei docenti da parte delle scuole” importando un sistema liberista di stampo anglosassone che vede la customer satisfaction come elemento centrale del sistema di istruzione e formazione.

E’ allora necessaria una coraggiosa proposta politica che azzeri la situazione esistente e ricostruisca il sistema della formazione e reclutamento dei docenti dopo aver stabilizzato una volta per tutte il precariato storico presente nelle Graduatorie ad Esaurimento e riconosca che un titolo accademico non garantisce la creazione di una professionalità seria dei docenti. Serve un percorso serio e selettivo di tirocinio in classe prima di dare abilitazioni formali. E’ indispensabile soprattutto ricondurre la formazione e il reclutamento dei docenti al sistema dell’istruzione togliendo potere alle università e dando centralità all’esperienza dei docenti che da decenni continuano a fare un mestiere così difficile e complesso.

 

Gilda degli insegnanti,
Federazione Gilda-Unams,
della provincia di Venezia