Prove Invalsi: il Ministero pubblica Sarebbero un obbligo istituzionale, ma da retribuire a parte dalla Gilda degli Insegnanti, 20.4.2011 L´ordinamento scolastico richiede alle scuole la partecipazione, anzi il concorso istituzionale, alle rilevazioni periodiche e di sistema. In linea di coerenza pertanto anche il piano annuale delle attività, predisposto dal dirigente scolastico e deliberato dal collegio dei docenti, ai sensi dell´art 28, comma 4, del vigente C.C.N.L non può non contemplare tra gli impegni "aggiuntivi" dei docenti, anche se a carattere ricorrente, le attività di somministrazione e correzione delle prove INVALSI. Questo si legge nella nota prot. n. 2792 del 20 aprile 2011 emamata dal Miur con l´intento di sciogliere il nodo delle prove Invalsi, ed in particolare della loro obbligatorietà. "Ferma restando l´assoluta pertinenza sotto il profilo giuslavoristico con le mansioni proprie del profilo professionale, - si legge nella nota - il riconoscimento economico per tali attività (aggiuntive, ndr) potrà essere individuato, in sede di contrattazione integrativa di istituto, ai sensi degli artt. 6 e 88 del vigente C.C.N.L.". In altri termini, le prove Invalsi sarebbero un obbligo istituzionale, ma da retribuire a parte (sic!). Una sorta dunque di "obbligatorietà retribuita" , formula ideata per superare le evidenti contraddizioni di questa operazione. La posizione espressa dalla Gilda degli insegnanti rimane e si consolida. Quid iuris, chiediamo al Miur, nella grave situazione di insufficienza degli specifici finanziamenti destinati alle scuole? Con quali fondi integrativi, eventualmente ancora inutilizzati, le scuole potranno provvedere a compensare tali "obbligatorie attività aggiuntive"?
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