Brevi dal Miur Tecnici e Professionali: incontro al MIUR dalla Gilda degli insegnanti, 22.10.2009
Si è svolto
nella mattina di mercoledì 21 ottobre al Ministero il previsto
incontro con le Parti sociali e con i Collegi e i Consigli degli
Ordini professionali sugli “Schemi di regolamento per il riordino
degli istituti tecnici e degli istituti professionali”, adottati in
prima lettura dal Consiglio dei Ministri il 28 maggio 2009.
Nella relazione introduttiva della Dott.ssa Nardiello è stato introdotto lo stato dell’arte della riforma delle superiori e il tema delle opzioni, così come proposto dal MIUR. La relazione ha affrontato i seguenti problemi e offerto le seguenti informazioni: · Sicuramente la riforma degli Istituti Tecnici e Professionali avrà inizio il 1 settembre 2010. Così pure saranno coinvolti nella riforma i Licei. Si comincerebbe solo dalle classi prime. · Manca ancora il parere della Conferenza unificata Stato-Regioni che è già saltata due volte per problemi legati alla sanità. Per accelerare i tempi il Ministro ha deciso di chiedere immediatamente il parere alle Commissioni Parlamentari (ora parere obbligatorio per Legge) e di procedere contestualmente con gli incontri con le parti sociali. Dopo il parere delle Commissioni Parlamentari e della Conferenza Stato-Regioni, serve l’approvazione definitiva dei regolamenti da parte del Consiglio dei Ministri, il visto della Corte dei Conti e la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. Se tutto va bene andiamo a metà dicembre. · Manca inoltre il D.M. fondamentale relativo ai risultati di apprendimento, alle articolazioni in opzioni, agli elementi di organizzazione, alle classi di concorso e alla formazione delle cattedre. Se per i risultati dell’apprendimento sembra che il MIUR sia a buon punto, per ciò che concerne l'articolazione delle opzioni egli elementi organizzatori si è dato il tempo di 30 giorni per esprimere pareri e proposte. Per il regolamento inerente le classi di concorso si è dato il mese di marzo come scadenza indicativa. · Il MIUR emanerà al più presto le”linee guida” della riforma partendo dall’assunto che è la centralità delle competenze finali in capo agli studenti che deve definire i curricola e non viceversa. Ciò è stato definito come rivoluzione copernicana nell’istruzione superiore. · In novembre inizierà una campagna di informazione nelle scuole per favorire l’orientamento. L’ANSAS sarà delegata a organizzare informazioni in rete (www.indire.it) · Se per i Tecnici (e per i Licei) il quadro sembra maggiormente definibile, molto confusa è la situazione per i professionali in cui il peso politico e organizzativo delle regioni è essenziale. Sarà quindi organizzato un ulteriore incontro per i professionali solo dopo l’avvenuto parere della Conferenza Unificata Stato-Regioni.
Opzioni, quote di flessibilità, autonomia. Su tale questioni cruciali per la riforma si sono date definizioni sul significato di opzione e quota di autonomia, mentre appaiono ancora poco definite le caratteristiche. · La quota di autonomia rimane quella prevista dal DPR 275/99 comprende il 20% dell’orario complessivo delle lezioni fermo restando che l’orario di ciascuna disciplina non può essere ridotto oltre il 20%. Tali spazi sono comprensivi della quota dedicata alle Regioni e devono avvalersi delle risorse già esistenti nelle scuole. · Le opzioni sono invece delle articolazioni interne del curricolo in relazione alle indicazioni emerse dal confronto con le parti sociali, ivi compresi i collegi e gli ordini professionali, e dal confronto istituzionale con le Regioni e gli Enti Locali in Conferenza Unificata. Possono essere utilizzati gli spazi previsti per la flessibilità (30% area di indirizzo nel secondo biennio e 35% nell’ultimo anno). Ad esempio si potrebbe prevedere nell’indirizzo “Meccanica, meccatronica, energia” l’opzione “Materie plastiche” (fortemente voluta dagli industriali del varesotto). Per i settori economico e tecnologico che non prevedono articolazioni nello schema di regolamento le opzioni possono coprire sulla base del monte complessivo delle ore di indirizzo il 30% nel secondo biennio e il 35% nell’ultimo anno (in concreto 168 ore e 196 ore). L’opzione può essere fatta valere solo a partire dal terzo anno. · Sulla questione opzioni ci sono due modalità di proposta di attuazione: - il quadro delle opzioni (cioè delle ulteriori articolazioni degli indirizzi previsti dal regolamento) può essere demandata al MIUR con D.M. in accordo con la conferenza unificata Stato-Regioni e le parti sociali. - Il quadro delle opzioni viene definito in quadri regionali in relazione ai bisogni specifici del territorio. In questo senso il D.M. delega le Regioni alla definizione delle opzioni. · Le opzioni devono essere quindi richieste da enti locali e parti sociali a livello o nazionale o territoriale. Le scuole non possono decidere autonomamente di attivare opzioni, ma solo di fare richiesta affinché alcune opzioni di indirizzo possano essere comprese tra quelle proposte dalla regione o dal territorio. · Ogni tre anni verrà verificata e monitorata l’efficacia delle opzioni con eventuali processi di adattamento. · Sulla quota di flessibilità rimangono ancora incertezze. Si definisce come spazio che ha l’obiettivo di articolare gli indirizzi per i quali il regolamento governativo non prevede opzioni sempre mantenendo il vincolo di utilizzo delle risorse esistenti nella scuola. Sarebbe decisa dal collegio dei docenti e dagli organi di governo della scuola, compreso il futuro comitato tecnico-scientifico.
La nostra delegazione ha espresso le seguenti critiche e osservazioni. · Appare illusorio iniziare l’attuazione della riforma a partire dal prossimo anno scolastico di fronte agli oggettivi ritardi nella definizione di parti fondamentali e integranti dei decreti e dei regolamenti previsti. · Non si è fatto riferimento al fatto che, pur iniziando la riforma nella classe prima, si prevede nel regolamento attuale la riduzione generalizzata delle ore nei tecnici professionali in tutte le classi a 32 ore con esclusione dell’ultima classe. Ciò significa che la riforma, invece di prevedere maggiori risorse finanziarie e una adeguata valorizzazione del capitale umano, si basa su una drastica riduzione dell’organico e delle risorse finanziarie delle scuole. · La riduzione degli organici (che potrebbe toccare più di 25.000 unità nei prossimi tre anni con il passaggio immediato a regime della riduzione oraria) tocca non solo il precariato, ma anche molti docenti di ruolo. Per evitare il collasso delle scuole e degli organici Gilda ripropone l’attuazione dell’organico funzionale di istituto come quota aggiuntiva di organico incardinata alla scuola in cui far rientrare i docenti perdenti posto. · Mentre la relazione della Dott.ssa Nardiello ha chiarito che le opzioni sono ulteriori articolazioni degli indirizzi previsti dai regolamenti, appare ancora poco chiaro l’uso delle restanti quote di flessibilità e delle quote di autonomia, che potrebbero portare ad una situazione di frammentazione degli indirizzi scolastici e a decisioni degli organi collegiali delle scuole determinate da situazioni contingenti e di breve periodo. Si propone che sia fatta chiarezza circa i limiti di utilizzo delle quote di flessibilità, fatto stante che devono essere salvaguardate le conoscenze e le competenze in uscita ai fini dell’esame di stato. · Si è espressa viva preoccupazione circa la situazione dei professionali ancora in una situazione di incertezza istituzionale a fronte della richiesta di alcune regioni di rafforzare le possibilità per esse di certificare diplomi regionali triennali o quadriennali, mentre lo Stato avrebbe il compito di certificare le competenze in uscita al quinto anno. In tale contesto i professionali rischiano di implodere scaricando parte dell’utenza sui tecnici e snaturando la distinzione funzionale che dovrebbe intercorrere tra istruzione tecnica e professionale. · Si è ribadito come sia di fatto impossibile operare con l’orientamento nelle scuole medie senza definire chiaramente i percorsi quinquennali degli istituti che dovrebbero evidenziare e ricomprendere le quote di autonomia, di flessibilità e le opzioni. · Si è posto in evidenza che emanare il regolamento sulle nuove classi di concorso e sugli organici in marzo, cioè dopo la procedura della mobilità, appare non accettabile a fronte del numero ampio di perdenti posto e di compressione degli organici. · Mancano informazioni certe circa corsi di riconversione, riqualificazione, mobilità intercompartimentali per il personale eccedente (si pensi alla situazione dei docenti di trattamento del testo).
A conclusione il Prof De Toni e la Dott.ssa Nardiello, rispondendo in particolare alle nostre osservazioni hanno ribadito che la riforma sarà attuata senza rinvii e che si farà l’impossibile per emanare i regolamenti e i decreti mancanti sempre in un’ottica di concertazione e informazione con le parti sociali. La responsabilità dei ritardi viene addossata di fatto alla Conferenza Unificata Stato-Regioni. Per l’orientamento si è detto che si può tranquillamente fare poiché ormai gli indirizzi sono definiti e le quote di modifiche saranno irrisorie oppure interverranno solo a partire dal triennio. Sulla questione di particolari opzioni (vedi Erica, ecc.) si esprimono perplessità nel riconfermare le vecchie sperimentazioni e si propone di accorparle di poche opzioni. A domanda specifica della nostra delegazione su come il MIUR immagina di procedere con la riduzione oraria nelle classi apparentemente non toccate dalla riforma (cioè le seconde, terze e quarte), questa è la risposta: si metterà in atto quello che già avviene nelle scuole in cui vi è stata riduzione delle ore da 60 minuti a 50 minuti. Se una cattedra di 18 ore non erogava così 3 ore alla settimana, pari ad un sesto dell’orario, basta ridurre di un sesto tutte le ore disciplinari per ottenere l’applicazione dei nuovi orari di 60 minuti a parità di erogazione del servizio degli anni passati.
Ufficio Stampa Gilda degli Insegnanti |