COMUNICATO STAMPA
Riforma superiori: dalla Gilda degli insegnanti, 29.10.2009 “La riforma delle scuole superiori non può essere attuata a partire dall’anno scolastico 2010/2011: l’accelerazione che il ministero intende imprimere provocherebbe solo caos e danni. Ecco perché chiediamo di posticiparla all’anno prossimo”. Ad affermarlo è il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, Rino Di Meglio. “I decreti e i regolamenti attuativi – dichiara Di Meglio illustrando i motivi della posizione espressa dalla Gilda - sono incompleti e poco chiari: il ministero, per esempio, deve ancora spiegare come intende utilizzare le quote di flessibilità, non ha ancora definito e introdotto ulteriori opzioni sulla base delle indicazioni fornite dagli enti locali e dalle parti sociali e, inoltre, non ha avviato la revisione delle classi di concorso”. “A complicare ulteriormente la situazione – sottolinea il coordinatore nazionale – c’è anche la scadenza delle preiscrizioni fissata alla fine del prossimo febbraio: è evidente che i tempi per l’attuazione della riforma non sono sufficienti a garantire un’informazione adeguata alle scuole, alle famiglie e ai docenti coinvolti”. La Gilda, inoltre, sottolinea le gravi ripercussioni che un’attuazione così rapida e confusa della riforma provocherebbe negli istituti tecnici professionali: “Se la riforma diventasse operativa formalmente a partire dalla prima classe, gli indirizzi tecnici professionali subirebbero comunque una riduzione a 32 ore in tutte le classi, eccetto l’ultima. E lo stesso discorso varrebbe per i licei in cui da anni sono attive sperimentazioni che stabiliscono un orario superiore all’impostazione tradizionale. Ciò significa – spiega Di Meglio - che la riforma, invece di prevedere maggiori risorse finanziarie e un’adeguata valorizzazione del capitale umano, si basa solo su una drastica riduzione dell’organico e dei finanziamenti alle scuole”. Sul fronte della riduzione degli organici, la Gilda evidenzia che potrebbe riguardare oltre 10.000 cattedre nei prossimi due anni e che coinvolgerebbe non solo i precari, ma anche molti docenti di ruolo. “Per evitare ciò – afferma Di Meglio – abbiamo proposto l’attuazione dell’organico funzionale di istituto come quota aggiuntiva di organico incardinata alla scuola in cui far rientrare i docenti che perdono il posto. Ma dal ministero – conclude – non è arrivata ancora alcuna risposta”.
Ufficio Stampa Gilda degli Insegnanti |