A proposito di "casta":
lettera del coordinatore nazionale
della Gilda degli Insegnanti
a Gian Antonio Stella.

dal Coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti,
Rino Di Meglio, 7.5.2008

 

Al Corriere della Sera

Con preghiera di inoltro al dott. Gian Antonio Stella

 

Non abbiamo dubbi sul lavoro di inchiesta civile e giornalistica di Gian Antonio Stella, animato - com’ egli afferma - dall’amore per l’Italia. La casta ha rappresentato un esempio di inchiesta civile e accurata, precisa e informata e siamo certi che anche La deriva ricalcherà il successo di pubblico del primo.

Per questo, ci stupisce che, allorquando si passi a parlare di Scuola, anche la serietà giornalistica di Stella si adegui ad uno stile di scarsità di precisione, di valutazioni all’ ingrosso, di negligenza informativa. In recenti interviste, il giornalista ha sostenuto, tra diverse osservazioni indubitabili (per esempio, lo scarso rendimento degli studenti italiani) anche due fatti assai poco veritieri.

Il primo è che l’unico che ci ha provato (ad introdurre la meritocrazia, ndr) è stato Luigi Berlinguer, che alla fine è stato scaricato persino dal proprio partito. Ricordo una manifestazione del sindacato Gilda contro il suo tentativo di introdurre criteri di valutazione meritocratica degli insegnanti. In una sola giornata alla Gilda arrivò la solidarietà di tutti i partiti, da AN fino a Rifondazione. Perché l’unica preoccupazione era e rimane quella di tutelare gli insegnanti come portatori di voti.

Dove le uniche cose vere sono la grande manifestazione che la Gilda degli Insegnanti organizzò nel febbraio del 2000 , alla quale migliaia di docenti parteciparono e la solidarietà di tutti i partiti. Tutti contro la meritocrazia? Il fatto è che Stella dimentica di precisare che la salvifica meritocrazia che Berlinguer voleva introdurre si basava su di un grottesco quizzone, a risposta multipla, contenente le domande più bizzarre e del tutto estranee alla professionalità disciplinare dei docenti.

Se il giornalista si fosse rivolto a noi (sbagliamo, o le inchieste prevedono la ricerca di informazioni presso tutte - ma proprio tutte - le fonti?) , gli avremmo ricordato tutto ciò e anche che alcuni sindacati avevano già preparato le dispense ( a pagamento) con le risposte già pronte.

Il secondo è che tra lo Stato e i docenti sarebbe stato contratto un patto scellerato per cui il primo pagherebbe poco, in cambio di poco lavoro dei docenti.

Lavorano poco, i docenti italiani? Segnaliamo al giornalista e a tutti quelli che ancora sostengono questa grande imprecisione l’ inchiesta- molto seria, a cura di un Istituto di Ricerca assai noto, che si trova qui, da cui risulta che i docenti italiani lavorano molto più di ciò che si pensa.

Se il giornalista fosse andato (sbagliamo, o le inchieste prevedono ricognizione sul campo dell’ indagine?) in una qualunque scuola italiana, avrebbe verificato di persona le montagne di lavoro burocratico che farebbero tremare le vene ai polsi ai giornalisti. Scarso stipendio sì, ma molto lavoro.

Dispiace infine che un attento e anticonformista osservatore della realtà come Gian Antonio Stella faccia proprio, in alcuni casi, il comportamento di chi osserva la Scuola con una trascuratezza che nasconde- ahinoi- una visione pregiudiziale della Scuola e degli insegnanti.

 

Roma, 7 maggio 2008

Il coordinatore nazionale
della Gilda degli insegnanti,
Rino Di Meglio