Meritocrazia. Come e perchè. Sandro Mattiazzi, dalla Gilda degli insegnanti di Venezia, 28.7.2008
Curiosa ed interessante
l’idea di una organizzazione lavorativa fondata sulla meritocrazia.
In realtà a quali meriti si vuole alludere? Si vuole forse alludere
a meriti derivanti da orario lavorativo maggiorato volontariamente?
(Al di fuori cioè dello straordinario o da “lavoro aggiuntivo”
retribuito) Non crediamo possa essere questo un indice di merito
visto che esula da qualsiasi contratto lavorativo ed anzi penalizza
i “colleghi” costretti a misurarsi in modo decisamente antisindacale
con coloro che per svariati motivi (di ordine strettamente
personale) hanno una idea di lavoro e di orario elastica e
intrinseca alla loro vita in toto. E allora qual è questo merito
tanto sbandierato (anche da qualche organizzazione sindacale)?
Essere produttivi:
in che senso? Sbrigare il maggior numero di pratiche nel caso di
personale impiegatizio? Avere riscontri positivi dalla utenza nel
caso di lavoro in “sportelli vari”? Godere della fiducia dei
genitori e studenti nel caso degli insegnanti? Ci chiediamo allora: Come è stato espletato quel maggior numero di pratiche? Cosa vuole e come si comporta la maggior parte dell’utenza?
Cosa cercano, oggi,
genitori e studenti dagli insegnanti? Potrebbe benissimo verificarsi la situazione che proprio coloro che “creano apparenti conflitti” con le varie utenze siano coloro che maggiormente si adoperano in quello specifico lavoro cercando di accettare il minor numero di compromessi. In ogni caso il contratto è contratto ed è quello l’indice di confronto; più che intervenire sul merito sarebbe da intervenire sul demerito, attraverso provvedimenti disciplinari via via più decisi fino al licenziamento; questo vale per tutti i lavoratori, insegnanti compresi e dovrebbe valere anche per i dirigenti i quali,invece, continuano a vivere privilegi di ordine economico e normativo. Il Ministro Brunetta intende riordinare il Pubblico Impiego e attraverso la crociata contro l’assenteismo (sino a trasformare gli accertamenti delle visite fiscali e della permanenza domestica per malattia in veri e propri tribunali di Inquisizione, Santa naturalmente) e attraverso la meritocrazia che senza dubbio terrà conto dei “sempre sani” quelli a minor costo per l’amministrazione; al Ministro Brunetta non è nemmeno sfiorato il dubbio che forse sarebbe il caso di rivedere le retribuzioni e che le “cose” non trovano soluzione solamente nei vasti piani dei grandi Manager; son le persone lavoratrici (i subalterni per intenderci) quelle che lavorano e che rendono possibile la realizzazione di progetti stesi sulla carta; ne tenga conto il Ministro Brunetta. Ma la sensazione è che il Ministro Brunetta non tenga conto né di questo né di altro; l’unica tensione Sua che pare emergere, è una sorta di livore verso i lavoratori del Pubblico Impiego d’altro canto già “attaccati ferocemente” sin dai tempi di Gianni De Michelis quando il futuro Ministro fu da quello invitato ad un incontro televisivo sulla questione. La Storia, si sa, è prodotto di complicate vicende collettive ma anche (in parte) è prodotto di specificità individuali, di convinzioni personali che nascono da mille ragioni di percorso di vita e di intrecci psicologici. Si ha la sensazione che Brunetta possa finalmente dar corpo a dei “suoi fantasmi”; niente di male, il male è che migliaia di persone pagano le Sue convinzioni le quali, certamente, non hanno le fondamenta attorno a soli teoremi di economia.
Ins. Sandro Mattiazzi |