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Bankitalia e gli insegnanti.
dalla
Gilda di Milano, 4.2.2008.
Gli insegnanti avevano
capito sulla propria pelle che la politica dei redditi funziona solo
apparentemente. Adesso però è un’indagine di Bankitalia a scriverlo a
chiare lettere, cosicché i docenti delle scuole italiane, finora
inascoltati e emarginati, si sentono meno soli nella "disgrazia"
retributiva, un po’ più compresi.
Lo studio dell’istituto centrale di credito si accorge che salari e
stipendi rimangono invariati rispetto all’inflazione, come vuole
l’accordo sul costo del lavoro del 1993, ma anche che i redditi degli
italiani (di alcuni almeno) crescono lo stesso.
Gli autonomi adeguano infatti le loro entrate all’incremento del
prodotto interno lordo e ottengono una remunerazione del loro lavoro
del 13,1 % in più dal 2000 al 2006. Si tratta di una crescita siderale
se confrontata allo 0,3 % ottenuto dai dipendenti nello stesso
periodo. E attesta la dimensione del fallimento dell’accordo sul costo
del lavoro del 1993. Come rimane siderale il confronto tra gli
stipendi degli insegnanti italiani con quelli dei docenti dei paesi
europei.Un maestro italiano prende quasi la metà del suo collega
tedesco. Non solo. In Italia il massimo stipendiale per gli insegnanti
arriva a fine carriera dopo i 35 anni di lavoro, negli altri paesi
dell'Unione Europea tra i 24 e 25 anni.
L’indagine di Bankitalia rende evidente come la limitazione degli
aumenti contrattuali per i lavoratori dipendenti serve soltanto a
immiserire le categorie sociali rappresentate maggioritariamente dai
sindacati confederali.
Il blocco delle dinamiche salariali non influisce più sull’inflazione,
poiché le imprese hanno ormai scelto come loro target di vendita i
lavoratori con i redditi più alti, e cioè gli autonomi e i dirigenti,
cosicché il livello dei prezzi cresce indipendentemente dalle
politiche sindacali.
D’altra parte, l’accordo sul costo del lavoro del 1993 unitamente
all’attuale inflazione strisciante, che erode la capacità di acquisto
dei dipendenti, porta all’impoverimento intere categorie che
tradizionalmente erano incluse nel ceto medio.
Gilda Milano