Sintesi del documento politico
del Coordinatore Nazionale Rino Di Meglio,
approvato dall’Assemblea Nazionale di Fiuggi
del 25-27 maggio 2006.
dal
Coordinatore Nazionale della Gilda degli Insegnanti, Rino Di Meglio, 26/5/2006
I documenti di politica scolastica approvati dall’Assemblea nazionale
Gilda negli ultimi anni mantengono intatto tutto il loro valore.
Non è necessario quindi riscrivere tutte le linee programmatiche della
Gilda degli Insegnanti, ciò che
bisogna modificare
invece è la convinzione nel perseguirle e dare un forte impulso nella
comunicazione esterna:
molto spesso infatti la Gilda degli Insegnanti ha prodotto idee e
progetti che però non hanno avuto (tranne rari casi: precariato) alcun
effetto pratico perché una volta approvati sono rimasti relegati nei
verbali dell’Associazione. Un esempio per tutti: l’intuizione del
Consiglio Superiore della docenza, valido strumento per tutelare la
libertà d’insegnamento, connesso alla specificità della professione e
all’idea di area contrattuale separata, che, una volta approvato
dall’A.N. , pubblicato sul sito della Gilda, non ha avuto alcuna
risonanza, né sulla stampa, né presso il mondo politico e tantomeno
presso l’opinione pubblica che ne è rimasta all’oscuro.
La presunta contraddizione tra l’essere Associazione professionale ed
essere Sindacato è un falso problema: ogni seria associazione
professionale svolge anche attività di sindacato ed assistenza ai
propri soci, il proporsi come associazione professionale costituisce
quindi una marcia in più che allarga gli spazi di azione della Gilda,
rispetto a quelli di un semplice sindacato; molti aspetti
professionali debbono poi trovare concreta attuazione nelle norme
contrattuali.
A chi dirige l’associazione il dovere di indirizzare tutti verso
atteggiamenti diversi da quelli del sindacalismo tradizionale o
dell’estremismo velleitario.
La Direzione Nazionale dovrà investire ogni risorsa possibile per la
comunicazione esterna, affinché essa sia resa quanto più efficace e
diffusa tra i docenti e nella società civile.
In occasione delle recenti elezioni politiche è stato fatto un ottimo
lavoro di contatti con il mondo politico, le conoscenze ed i crediti
maturati vanno utilizzati: la nostra associazione, nel rispetto del
principio di trasversalità deve essere una vera e propria lobby dei
docenti e operare perché si possano concretizzare le nostre tesi.
L’area contrattuale separata, la valorizzazione della funzione
docente, la lotta per la democrazia sindacale e la modifica del
sistema di rappresentatività, oggi basato sulle RSU, non possono
trovare sbocchi su un piano puramente sindacale. Solo l’appoggio
dell’opinione pubblica e del Parlamento può farci muovere dei passi
avanti nella realizzazione degli obiettivi primari della Gilda degli
Insegnanti, è infatti semplicemente impensabile che il sindacalismo
confederale modifichi da solo, attraverso la via contrattuale che esso
stesso controlla, meccanismi quali quello della RSU d’Istituto.
I docenti sono deontologicamente tenuti ad essere cittadini che
tengono alla legalità, più degli altri, dal momento che ad essi
compete la funzione non di una banale educazione alla legalità, bensì
di trasmissione dei valori più alti della Costituzione.
Da questa premessa deriva che l’impegno della Gilda degli insegnanti
per il rispetto dell’art. 39 della Costituzione è una battaglia di
carattere civile e professionale, piuttosto che una semplice questione
sindacale.
La clausola che esclude dalle contrattazioni integrative le
organizzazioni che non dovessero firmare il contratto nazionale è
vistosamente in contrasto con l’articolo 39 della Costituzione e la
Gilda dovrà lottare in tutte le sedi, politiche, ma anche legali per
il cambiamento delle regole.
Va anche detto che, anche se minoritari, non possiamo rinunciare a
richiedere che la misurazione della rappresentatività venga eseguita
con un sistema di normali elezioni, e non mediante il voto alle RSU di
istituto, sistema che si scontra con il comune buon senso, basterebbe
pensare che, trasposto sul piano politico, equivarrebbe ad eleggere il
Parlamento nazionale con i risultati delle elezioni comunali.
Sul piano sindacal-contrattuale vanno quindi perseguiti, con sano
realismo, obiettivi possibili, comunque coerenti con quelli a lungo
termine, quali ad esempio, la separazione a monte del fondo d’istituto
tra personale docente ed ATA e la riduzione dell’orario di
insegnamento – sia pur graduale - dei docenti della scuola primaria,
la chiarezza normativa ed il contenimento di quegli istituti
contrattuali che hanno contribuito all’avvilimento della funzione
docente.
Le battaglie contrattuali della nostra Associazione andranno
indirizzate verso la chiarezza delle clausole contrattuali ed il
miglioramento delle condizioni dei docenti nella scuola, cogliendo gli
aspetti che unificano la categoria, senza cadere nella trappola delle
micro-rivendicazioni che la dividono.
Altro problema cruciale per il futuro della professione è il problema
del “governo
delle scuole”:
L’incapacità del Parlamento di riformare gli organi collegiali, lascia
degli spazi aperti purchè si intervenga con proposte ragionevoli e non
demagogiche: il fallimento della partecipazione, così come delineato
dalle norme del 1974 è sotto gli occhi di tutti, come lo è la
compressione della docenza rispetto allo squilibrio a favore della
dirigenza operato dalle norme sull’autonomia.
La Gilda degli insegnanti potrebbe indirizzarsi verso proposte
vincenti se si orientasse verso la semplificazione della collegialità
da una parte e l’attribuzione ai docenti nella scuola dei poteri di
governo della didattica da sottrarre alla figura del dirigente.
Una seria battaglia contro l’ “aziendalismo scolastico” può essere
vinta perché unisce l’interesse del Paese per una buona scuola e
quello dei docenti per una professionalità di alto profilo.
Fiuggi, 26
maggio 2006