A rischio le ricerche nazionali e internazionali
sulla scuola italiana.
da
Legambiente Frascati, 6 aprile
2006
L’Istituto Nazionale di Valutazione del Sistema
di Istruzione si trova oggi di fronte a un paradosso.
Nonostante l’INVALSI disponga di risorse finanziarie adeguate e abbia
autonomia decisionale, la sua dirigenza non ha ancora preso i
provvedimenti opportuni per assicurare il proseguimento e il
completamento delle ricerche nazionali e internazionali affidate
all’Istituto.
Le attività di ricerca e dei servizi di supporto e sviluppo, infatti,
sono svolte per oltre il 70% da lavoratori precari con il
contratto in scadenza a giugno e solo meno di
un terzo di loro ha una prospettiva di rinnovo fino a dicembre 2006.
Il personale a tempo indeterminato presente in Istituto, inoltre, vive
da molti anni una situazione incerta e indefinita, poiché si tratta di
personale in perenne posizione di comando proveniente dalla scuola e
dal MIUR.
Il mancato rinnovo dei contratti a
tutti i collaboratori significherebbe
la perdita di 51 posti di lavoro
e porterebbe inevitabilmente all’inadempienza dei compiti
istituzionali dell’Invalsi: sarebbe, di fatto, la scomparsa di un
Istituto che è lo strumento della promozione della cultura della
valutazione nel nostro Paese.
La paralisi delle ricerche nazionali comporterebbe il mancato rispetto
degli impegni assunti con le scuole e con le Regioni italiane.
L’arresto di importanti ricerche comparative promosse dall’OCSE
(Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) e
dall’IEA (International Evaluation Association) taglierebbe l’Italia
fuori dalla comunità scientifica internazionale sui temi della ricerca
educativa.
Il personale è da oggi in stato di agitazione.
Per comunicazioni e contatti:
precarinvalsi@gmail.com
Il comunicato dei collaboratori
dell’INVALSI parla da solo.
Da alcuni anni, da quando la responsabilità del MIUR è nelle mani del
governo di centrodestra e del suo ministro, Letizia Moratti, abbiamo
imparato a riconoscere nelle attività dell’INVALSI ricorrenti elementi
negativi. Basta pensare alle rilevazioni dei cosiddetti “progetti
pilota”, ora ribattezzati “rilevazioni nazionali del sistema
istruzione”: confusione negli obiettivi (dichiarati e non),
approssimazione teorica nell’approccio valutativo adottato,
inconsistenza metodologica per quanto riguarda le prove utilizzate.
Ora si scopre che anche l’INVALSI è costretto a subire i colpi della
forbice del ministro Moratti e della finanziaria. Una forbice tanto
più inefficace e inutile se si pensa ai dati della trimestrale di
cassa, che fanno capire quanto poco il famoso e sbandierato tetto del
2% alla spesa pubblica sia stato effettivamente rispettato. In
particolare, rispetto all’INVALSI, sarebbe interessante cercare di
capire se questo previsto taglio delle spese per i collaboratori
riguarderà anche le molteplici (quanto costose?) consulenze che sembra
l’Istituto abbia moltiplicato negli ultimi due anni.
Una cosa è certa, la situazione attuale dell’INVALSI dimostra che gli
sbandierati passi in avanti verso la costruzione di un Servizio
nazionale di valutazione sono ancora tutti da fare, non solo in
termini di chiarezza scientifica e metodologica delle scelte
valutative, ma anche da quello della effettiva istituzione di un
organismo che ne sia responsabile.
Con il rischio aggiuntivo che – come dice il comunicato – vengano
compromesse anche le indagini internazionali di cui l’Istituto è
responsabile, che sono le uniche indagini che forniscono dati
attendibili sul nostro sistema scolastico (vista la pochezza delle
rilevazioni nazionali).
C’è da augurarsi che il nuovo governo e il nuovo ministro
dell’istruzione affrontino con urgenza, tra i vari problemi legati al
nostro sistema scolastico, anche quello della valutazione e
dell’INVALSI.