Le parole non bastano. dall'ADPM, AIP Catania, MIIP, 4/8/2006
Lo scorso 26 Luglio la VII Commissione permanente della Camera dei Deputati ha approvato la risoluzione 7-00017 presentata dall’On Titti De Simone e firmata dai deputati dell’Unione Sasso, Rusconi, Poletti, Costantini, Li Causi, Ghizzoni, Benzoni, Guadagno detto Vladimir Luxuria, Martella, Tranfaglia, De Biasi. Essa impegna il governo:
Valutiamo positivamente il fatto che molte delle considerazioni da noi fatte in sede di audizione siano state accolte; il Governo emani ora atti conseguenti e tali da giungere in tempi rapidi al superamento del grave problema del precariato scolastico, che ha raggiunto dimensioni abnormi, cronicizzandosi in talune classi di concorso soprattutto delle secondarie, dove vi sono docenti precari con servizio decennale a causa di meccanismi che ostacolano lo scorrimento delle graduatorie. Auspichiamo che costituisca solo un primo segnale di cambiamento il legittimo ripristino dell’assegnazione degli spezzoni inferiori alle 7 ore ai docenti precari e ricordiamo che, se deve essere restituita certezza di diritto a tutti gli attuali precari, vi è una precisa emergenza che richiede interventi straordinari, costituita dal precariato cosiddetto storico, come hanno riconosciuto più volte sia il Ministro Fioroni che il Vice Ministro On.le Bastico. Quest’ultima, in una recente intervista pubblicata sulla Gazzetta di Modena ha affermato: «Voglio assicurare che il problema del precariato è una priorità della nostra azione di governo. […] Nell’ambito dei criteri che il Parlamento fisserà per la delegificazione, affronteremo anche il tema dei precari “storici” che costituisce dal punto di vista personale e sociale una situazione di gravità.». Apprezziamo le parole ma, ribadiamo, alle parole devono far seguito atti concreti in tempi rapidi. Solo collegando servizio specifico e status di precario, e avendo ben presenti questi due elementi congiunti, è possibile strutturare un intervento legislativo oggettivamente valido ed efficace, che non può non tener conto sia della presenza dei docenti di ruolo nelle graduatorie permanenti, sia del forte divario tra organico di diritto e organico di fatto. Come abbiamo più volte sottolineato, un elemento che impedisce in non poche graduatorie l’assorbimento del precariato è la presenza di migliaia di insegnanti di ruolo blindati nelle prime e seconde fasce: accade così che le prime posizioni delle graduatorie permanenti siano occupate spesso da docenti già assunti a tempo indeterminato e senza servizio specifico; le assunzioni a tempo indeterminato si traducono in tali casi in una sottrazione di posti – o addirittura nella perdita del lavoro – per i precari di terza fascia che in quelle graduatorie effettivamente prestano servizio, magari anche da oltre un decennio. Le graduatorie permanenti non sono il luogo per la mobilità professionale, cui è già riservata un’elevata percentuale dei posti disponibili (ricordiamo che le vecchie graduatorie provinciali erano espressamente riservate ai docenti non di ruolo). Si ribadisce inoltre che le cattedre computate per le assunzioni a tempo indeterminato sono solo quelle facenti parte del cosiddetto organico di diritto. Il notevole scarto esistente tra organico di diritto e organico di fatto, soprattutto alle superiori, dove la situazione è complessivamente più difficile, come recitano i dati anagrafici dei precari, è un altro elemento che ostacola il loro assorbimento. Se è necessaria una politica degli organici meglio rispondente alle reali esigenze della scuola di ogni ordine e grado, data la straordinarietà della situazione sarebbe necessario che venisse presa in considerazione la possibilità di assumere a tempo indeterminato, magari come DOP, anche sull’organico di fatto o che l’organico di fatto venisse computato nella ripartizione del contingente di assunzioni. Su questa linea ci attendiamo un chiaro impegno anche da parte dei sindacati.
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