Professionali: cronaca di una morte annunciata.
(Relazione
e tabelle di confluenza del MIUR)
dal Coordinatore nazionale della Gilda
degli Insegnanti
Prof. Alessandro Ameli, Roma, 23 dicembre 2005
Nell’ultima Conferenza
Stato-Regioni il MIUR ha presentato la
bozza di tabella di confluenza
dei percorsi di scuola secondaria dell’attuale ordinamento nei nuovi percorsi
liceali previsti dalla riforma. Il documento, per quanto riguarda gli attuali
licei e istituti tecnici, non contiene sostanziali novità rispetto a quanto
avevamo già ipotizzato con la nostra
tabella di confluenza.
La cosa allarmante è che nella tabella Ministeriale
gli attuali Istituti Professionali
di Stato non sono per nulla contemplati.
L’esclusione degli II.PP.S. viene giustificata con un richiamo all’art. 27,
comma 7 del decreto legislativo 226/05 (decreto di riforma del II ciclo
dell’Istruzione).
In effetti il comma richiamato recita: “Con l’attuazione dei percorsi di cui al
Capo III, i titoli e le qualifiche a carattere professionalizzante, acquisiti
tramite i percorsi di istruzione e formazione professionale, sono esclusivamente
di competenza delle Regioni e delle Province autonome.
In attesa della compiuta
attuazione, da parte di tutte le Regioni, degli adempimenti connessi alle loro
competenze esclusive in materia di istruzione e formazione professionale,
l’attuale sistema di istruzione statale continua ad assicurare, attraverso gli
istituti professionali di Stato, l’offerta formativa nel settore, con lo
svolgimento dei relativi corsi e il rilascio delle qualifiche”.
Ma tutti avevano pensato che questo comma si riferisse a quegli istituti
professionali che in conseguenza dei curricoli particolari, non avrebbero
trovato idonea collocazione nei nuovi percorsi liceali, come ad esempio II.PP.
alberghieri, per orafi, per odontotecnici, per liutai ecc.
Invece, con decisione unilaterale e che lascia sconcertati, per il MIUR nessuno
degli attuali Istituti professionali di Stato dovrebbe confluire nel sistema dei
licei. Continueranno invece ad operare solo fino a quando le regioni non avranno
attivato i loro percorsi di istruzione/formazione professionale,
poi saranno presumibilmente
chiusi.
Con buona pace per
la tradizione decennale di questo tipo di scuole, del fatto che per la
stragrande maggioranza degli indirizzi, gli istituti professionali attuali sono
assolutamente omologhi ai corrispondenti istituti tecnici e con assoluto
disprezzo nei confronti di quei 50mila docenti che in queste scuole operano da
anni.
G.d.I. - 23
dicembre 2005