Secondo ciclo:
per i Tecnici irrinunciabile la terminalità.
di
Riccardo Princi, 14 settembre 2004
In attesa dei Decreti
Attuativi della legge di riforma della scuola relativi al secondo
ciclo, sembra ormai confermata la scelta di far confluire gli
attuali istituti tecnici e buona parte degli istituti professionali
nel cosiddetto canale dell’Istruzione. Non possiamo che concordare
con tale soluzione, essendo stati tra i primi a denunciare le nefaste
conseguenze di un sistema rigido a "due gambe": da una parte quello
dei licei, generalista e propedeutico agli studi universitari,
dall’altra un canale dell’Istruzione/Formazione Professionale, troppo
orientato ad una formazione finalizzata ad un rapido inserimento nel
mondo del lavoro.
Un canale dell’istruzione che contempli anche percorsi meno
generalisti e più professionalizzanti di durata quinquennale,
ampliando l’offerta formativa, non può che meglio rispondere alle
aspettative dei cittadini e agli orientamenti prevalenti di gran parte
degli studenti.
Ma alle buone notizie sul ripensamento della struttura del secondo
ciclo dell’istruzione nel senso da noi auspicato, si accompagnano
segnali molto meno positivi che filtrano dagli ambienti ministeriali.
Sembra infatti che il mantenimento degli attuali Tecnici (e di parte
dei Professionali) nel canale dell’Istruzione, dovrebbe riguardare
solo quelli ad indirizzo industriale (gli attuali Istituti Tecnici
Industriali) e quelli ad indirizzo economico (gli attuali Istituti
Tecnici Commerciali) insieme a parte degli attuali Istituti
Professionali con indirizzo similare, che così diventerebbero i Licei
tecnologici e quelli Economici previsti dalla Riforma. Tuttavia la
possibilità di articolare questi nuovi indirizzi in specializzazioni -
come la Legge 53/2003 peraltro indica – lascia anche ben sperare circa
la possibilità di integrare gli attuali Istituti Tecnici per Geometri,
Agrari e Turistico/Alberghieri, che potrebbero diventare
specializzazioni del Liceo Tecnologico, i primi due, e del Liceo
Economico gli altri.
Resta però il problema degli attuali Istituti d’Arte e di
quelli ad indirizzo Musicale, che rischiano di finire nel
canale dell’Istruzione/Formazione Professionale o di diventare i nuovi
Licei Artistici e Coreutico/Musicali della riforma, acquisendo quella
connotazione generalista che ne snaturerebbe l’attuale taglio
professionalizzante. Meglio sarebbe, per questo tipo di scuole,
prevedere una soluzione simile a quella adottata per gli Indirizzi
Tecnici, ovvero la collocazione nel canale dell’Istruzione, con il
mantenimento delle caratteristiche professionalizzanti e la durata
quinquennale.
Sempre da quanto filtra da ambienti Ministeriali, c’è un altro aspetto
molto preoccupante. Sembra che i nuovi corsi degli Istituti Tecnici
non avranno carattere di ‘terminalità’, nel senso che per conseguire
un titolo di studio spendibile sul mercato del lavoro, sarà comunque
necessario continuare o con un corso universitario breve, o nella
Formazione Tecnica Superiore, o ancora con un misterioso e pasticciato
percorso di “Ingresso nel mondo del lavoro".
Comprensibile, in tempi di globalizzazione e di ‘formazione
permanente’, la buona intenzione dei riformatori di prolungare il più
possibile la permanenza del cittadino nel circuito scolastico, ma di
buone intenzioni sono lastricate le vie dell’inferno. La mancanza di
terminalità del percorso degli istituti tecnici, avrebbe come unica
conseguenza quella di spingere la maggioranza dei potenziali utenti
verso il canale dell’Istruzione/Formazione Professionale, quindi ci
ritroveremmo al punto di partenza. Inoltre, la mancanza di terminalità
lascia presagire un annacquamento degli aspetti professionalizzanti
degli indirizzi Tecnici, con il rischio di avere, nel caso di mancata
prosecuzione degli studi, tanti ‘liceali senza titolo’ difficilmente
assorbibili dal mercato del lavoro.
Quindi è utile riaffermare con forza che la terminalità nel
percorso dell’Istruzione Tecnica quinquennale è irrinunciabile.
Meglio pensare a due livelli di certificazione spendibili: un diploma
tecnico quinquennale valido a livello nazionale e un diploma tecnico
superiore spendibile a livello Europeo.
Prendendo sempre spunto da quanto filtra da ambienti ministeriali e
dalle ultime dichiarazioni del Ministro, un’ultima annotazione
relativa ai tempi di attuazione della riforma per quanto riguarda il
secondo ciclo.
Entro il 30 marzo 2005 tutti i decreti attuativi della Legge 53/2003
dovrebbero essere emanati, quindi anche quello relativo al secondo
ciclo, esiste tuttavia anche la possibilità di una proroga,
legittimata con apposito Decreto. I decreti saranno prima quello
relativo ai Licei e poi quello relativo al canale dell’Istruzione/
Formazione Professionale. Il primo decreto richiederà solo il parere
consultivo, ma non vincolante, della Conferenza Stato-Regioni. Il
secondo avrà bisogno del parere preventivo e vincolante della medesima
Conferenza, in ossequio alla Riforma del titolo V, che assegna il
Secondo Canale alla legislazione esclusiva delle Regioni. Per il
secondo decreto si prevedono tempi molto lunghi, poiché, dopo il
parere della Conferenza, dovrà seguire il percorso parlamentare
usuale.
Navighiamo nell’incertezza, navighiamo a vista!