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Class action, o lotta di classe?
Peccato. I 10.000 precari non assunti (più tutti gli altri), avrebbero potuto dare un notevole impulso al consumo di alcolici. I colleghi nei ranghi a tempo indeterminato avrebbero certamente solidarizzato. Senza sforzo alcuno i più prossimi alle diverse forme di burn-out, ma anche i meno inclini alla smodatezza, avrebbero alzato volentieri il gomito almeno una volta. La copertura finanziaria per le assunzioni sarebbe stata una certezza. Invece è un’occasione perduta. In compenso, possiamo sperare nel gratta e vinci. L'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato verificherà la possibilità di rinegoziare le convezioni in materia di giochi pubblici. Dal 2013, le eventuali maggiori entrate derivanti dall'applicazione delle disposizioni, “accertate annualmente con decreto del ministero dell'Economia e delle Finanze”, saranno riassegnate allo Stato per essere destinate al comparto scuola.
Qui si apre un campo di manovra
tutto politico. Poiché le entrate dovranno diventare, da eventuali,
assolutamente certe, la Gilda degli Insegnanti dovrà abbandonare il
terreno - un tantino fichetto, diciamolo – delle class action (si veda
il recente ricorso alla Corte europea di Strasburgo, contro la
reiterazione dei contratti a tempo determinato per i docenti che
lavorano più di 36 mesi senza essere assunti stabilmente). Il sindacato
dovrà invece mobilitare un’azione di massa vincente per l’acquisto di
gratta e vinci. Reinvestire strategicamente le vincite sul mercato del
lotto e del superenalotto. Sullo sfondo, tra l’altro, c’è una battaglia
di laicità. Per lo Stato, contro quel clero (premoderno) che stigmatizza
la reclamizzazione (tecnica, ovviamente) del gioco d’azzardo. Altro che
class action: questa sarebbe lotta di classe! Arlekin |