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C’era due volte
“C’era due volte il barone Lamberto…” “Nooo!” direbbero i bambini,
conservatori (come spiegò Rodari) che non vogliono cambiare abitudini.
“Una volta”, non due, “c’era”! Pubblicando due volte lo stesso articolo
sulle nuove diseguaglianze (non più “proprietarie o distributive”, ma
“generate […] dal rapporto problematico e ancora oscuro fra
l’avanzamento tecnologico e il suo uso sociale”), “la Repubblica” ha
accontentato grandi e piccini (in parti diseguali). Dal 10/7/07
all’11/7/07, il testo di Schiavone tra i Commenti non è cambiato d’una
sola virgola. Così i lettori più fedeli del quotidiano (siamo tra
questi) hanno sentito due volte la storia che Rousseau e Marx vanno
cestinati. Perché abbiamo bisogno di un’idea radicalmente nuova
d’eguaglianza: “Un’idea non più intrinsecamente e irriducibilmente
anti-competitiva, del tipo di quella che tuttora domina nella cultura
sindacale e nel mondo della scuola italiani (per molte, e in parte anche
nobili ragioni storiche, che sono ormai però diventate relitti
inservibili, dietro i quali si annidano sfacciatamente ottusi privilegi
corporativi).”
I lettori più piccini
(conservatori) saranno rimasti rassicurati dalla ripetizione: “C’era una
volta una scuola (pubblica), che adesso è un relitto inservibile…”. Al
contrario, non siamo certi che i più grandicelli si siano accontentati
della sola differenza tra i titoli (“Se la sinistra riparte
dall’eguaglianza”, la Repubblica, 10/7/07; “Le nuove diseguaglianze”, la
Repubblica, 11/7/07). Chissà come la prenderebbero, i più piccini, se
raccontassimo loro: «C’era due volte un articolo, su un giornale, “lo
Ripubblica”»…
Arlekin
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