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Paniere
I cattolici vanno in piazza al “family day”, ma molto meno d’un tempo in chiesa (al paragrafo 95 della “Sacramentum caritatis”, Benedetto XVI ha richiamato non per caso il “Sine dominico non possumus” dei martiri nordafricani del IV secolo – a differenza dei politici nostrani di fede non provata, e troppo privata, senza eucaristia quei martiri non volevano vivere). Che fare, per compensare la crescente inflazione sul mercato di credenti meno devoti di certi atei, di laicisti, di pericolosi relativisti? Che fare, per tutelare i consumi pastorali? Tenere ferma nel paniere del credito (scolastico) la religione cattolica, questa la soluzione! – dev’essersi detto il Ministro della Pubblica Istruzione, che ha ottenuto conferma in tempo record dal Consiglio di Stato dell’efficacia dei punti 13 e 14 dell'articolo 8 dell’Ordinanza ministeriale “in materia di istruzioni e modalità per lo svolgimento degli esami di Stato” (efficacia che era stata sospesa dal Tar del Lazio). Con ciò, gli insegnanti di religione cattolica "partecipano a pieno titolo alle deliberazioni del consiglio di classe concernenti l'attribuzione del credito scolastico agli alunni che si avvalgono di tale insegnamento.” (Repubblica.it, 31/5/07). Nel paniere della scala mobile scolastica (nella società pluriconfessionale che si muove) rimane un ingrediente immobile, inamovibile, raffermo: la religione cattolica. Come le candele, i pennini, le nazionali semplici. Come la fascina da ardere, andata in fumo con tutta la scala nel ‘92. Arlekin |