Arlekin |
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Jessica vs. Leopardi
Visto inservibile il Realismo
(ma l’occasione era buona, per distinguere tra realtà e sua
rappresentazione codificata), pensavamo che il professore avrebbe
rovistato nella sua cassetta degli attrezzi, ripescando magari il
vecchio Leopardi (dovrebbe essere in programma, la ragazza ha
diciassette anni…) quale grimaldello, per aprire qualche contraddizione
in quest’idea della salvezza “in un mondo a parte, tutto fantastico,
tutto inventato e invulnerabile” (garantito dai soldi, o dalla falsa
coscienza?) : “Se tu desideri un cavallo, ti pare di desiderarlo come
cavallo, e come un tal piacere, ma in fatti lo desideri come piacere
astratto e illimitato. Quando giungi a possedere il cavallo, [166] trovi
un piacere necessariamente circoscritto, e senti un vuoto nell’anima,
perché quel desiderio che tu avevi effettivamente, non resta pago.”
(Zibaldone, 12 luglio 1820) Lo scrittore, invece, alla cassetta del
professore preferisce una generica sociologia: “Bisogna rimettersi
seriamente al lavoro per aggiustarla meglio possibile, questa realtà
italiana, […] bisogna riparare subito le falle: la nave è già inclinata
e le poche scialuppe di salvataggio sono tutte piene, di ricchi o di
spaesate illusioni.” Suonata la campanella, svuotata la classe, ci
accorgiamo che il professore ci ha rincuorati solo a metà. Restiamo un
po’ scorati su noi docenti. Studentesse sveglie, spigolose, “adulte”
come Jessica, meritano esortazioni generiche, interviste benevole, o
piuttosto rigorosi contraddittori? Arlekin |