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Grilli parlanti

«Non dirò mai più "piccolo babbeo" al mio compagno Gulizia». Compagno di Gulizia era l’editorialista di Repubblica Francesco Merlo, che evitò una carriera (modesta) da “deficiente” anche grazie all’esercizio tempestivo del “penso”. La stessa frase, scritta cento volte – su quaderno nero racconta Merlo, ripescando l’aneddoto nel suo album dei ricordi scolastici. Quaderno nero (riabilitato dal giudice di Palermo, che assolve la prof anti-bullo) contro libro nero (del bullismo). “Sentenza esemplare”, commenta Merlo, ma imperfetta, perché andrebbe processato anche il padre, “principale responsabile delle deficienze del figlio deficiente.” Giusto.

D’accordo anche sul fatto che in tutta Italia “le istanze familistiche […] hanno ormai il sopravvento sulle prerogative istituzionali della scuola”. Meno (molto meno) d’accordo sul fatto che non siamo attrezzati “a liberare i figli dal familismo, dal mammismo, dai padri malandrini” (basta solo che Dirigenti e Governanti ci lascino fare, con la nostra cassetta degli attrezzi).

Ma neanche Merlo rinuncia a fare il Grillo, segnalando la buona azione della prof anti-bullo assolta come “una di quelle rare e sorprendenti in questo parcheggio sfasciato che è la scuola italiana.” Perché rare? Perché sorprendenti? Perché sfasciato? E poi un parcheggio, trovarlo! messi come sono i centri (del sapere).

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