Arlekin |
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Nella calura agostana dello scorso anno il monito di Odifreddi “[…] si aggiungano ai programmi di scuola […] le prose di Galileo”. (“Galileo, poeta della luna”, Repubblica, 31/8/06). Abbiamo sospettato che il Gran Divulgatore scrutasse le scuole da molto lontano, a occhio nudo. O che tenesse la protesi di Galileo a rovescio (v. “Piazze luminose, oscure aule”). Nella calura di quest’estate la sentenza di Merlo: “Non è più Dante il protagonista […] ma […] Fabrizio Corona […]. La scuola non è più una palestra di terzine ma di tatuaggi” (“Se a scuola il modello è Corona”, Repubblica, 27/7/07).
Galileo non si legge, Dante non
si sente. Per le nostre tasche un telescopio è troppo. Ma un Amplifon,
una minuscola protesi, con una colletta possiamo farcela. Così rendiamo
felici almeno i poveri Grilli, parlanti ma non udenti. Volendo
risparmiare, possiamo anche alzare la voce (come facciamo in genere con
chi non ci sente, con gli studenti quando si legge Dante ecc. – eccetto
il professor M., ovviamente). Arlekin |