P a v o n e R i s o r s e

Una breve storia dell'educazione dei sordi.

a cura di Franca Lazzarini da Pavone Risorse del 18/8/2005

 

Nell’antichità non vi era consapevolezza del legame fra sordità e mutismo.

In tutta Europa i sordi non godevano di alcun diritto perché considerati persone con problemi mentali.

La concezione per cui il pensiero si potesse solo sviluppare attraverso la parola articolata portava il senso comune a credere che i sordi fossero addirittura "mentecatti furiosi".

I Romani ereditarono dai Greci l’amore per la perfezione fisica e ciò li indusse ad uccidere tutti i neonati con problemi. Un decreto di Romolo (753 a.C.) allargò la fascia temporale sino ai tre anni e questo permise di identificare e quindi brutalmente sopprimere anche i bambini sordi che altrimenti, considerata la relativa "invisibilità" del loro deficit, avrebbero invece potuto salvarsi.

Ben più fortunata sorte incontrarono i nobili. Nel I° secolo d.C. Plinio nella "Storia Naturale" parla di un certo Quinto Pedio, nipote sordo dell’omonimo console romano. In quanto nobile gli fu concessa la grazia e la possibilità di coltivare il suo estro artistico nella pittura.

Sotto l’imperatore Giustiniano ( 527 – 565 d.C.) si cominciò a distinguere tra sordità e mutismo ed ai sordi che fossero minimamente in grado di scrivere vennero attribuiti pieni diritti legali. È verosimile credere che quest’ ultimi in realtà , in quanto istruiti, avessero perso l’ultimo in età avanzata.

Diverso fu il discorso in Europa per i sordi dalla nascita, i quali vennero considerati inadatti a ricevere un’istruzione fino al 1600; in Italia addirittura fino al 1923.

Nel Medioevo si subì un’involuzione in ogni settore ed in campo medico si cercavano nervi comuni all’orecchio e alla lingua ed ancora si ipotizzava che fosse il frenulo a causare il mutismo. Altrimenti, credendo che la bocca fosse connessa con le trombe d’Eustachio, si urlava nella bocca del sordo per farlo sentire.

Con l’avvento dell’ Umanesimo e del concetto di uomo nuovo in cerca di riscatto e dignità attraverso la cultura, effetto benefico ne subì anche il campo dell’educazione dei sordi.

Nuova forza riprese la consapevolezza della relazione fra sordità e mutismo ed il fatto che il pensiero potesse prendere forma non solo attraverso la voce.

Girolamo Cardano (1500) scriveva: " In realtà noi abbiamo la possibilità di manifestare i nostri pensieri sia con le parole che con i gesti ...."


Le prime notizie sull’educazione dei sordi arrivano dalla Spagna.

Padre Ponce de Leon insegnò a leggere, scrivere e far di conto a tre fratelli sordi nobili di Castiglia.

Il fatto che proprio un monaco benedettino si prese cura di ragazzi sordi non stupisce molto.

Infatti i monaci per aggirare la regola del silenzio comunicavano a segni ed ogni monastero sviluppava al suo interno una personale versione di questa lingua.

Nuovi istruttori nacquero in Spagna ereditando il metodo di un certo Ramirez de Carrion. Essi furono molto gelosi delle loro tecniche in virtù anche dei cospicui guadagni che ne traevano.

De Carrion in Italia educò Emanuele Filiberto Amedeo principe di Carignano.

Discutibili i suoi metodi che comprendevano l’uso di purghe, rasatura della testa e bevande di brandy, nafta e salnitro e tecniche di privazione e ricompensa secondo le quali l’allievo veniva affamato, picchiato e privato della luce.

A proposito di quest’ ultimo argomento il dottor Pietro Celo, recentemente, ha scritto un’ironica e divertente parodia su di un ipotetico trattato di educazione dove questa volta i parametri vengono totalmente ribaltati: a venir istruiti alla nobile arte del comunicare coi segni è una stolta minoranza di cittadini udenti, poveri e sventurati, i quali per fortuna, grazie ai loro istruttori sordi, possono riscattarsi e salvarsi dall’oscurità di pensiero!

"…..In codesta condizione di speranza crescono li udenti; per loro superfluo è il Segno e l’espressione del viso. Le membra si atrofizzano e la vista si fa ottusa, intelletto e raziocinio perdon così una grande occasione di ricchezza e di sviluppo….Quali i rimedi dunque, quali le proposte…parecchi sono li esercizi da intraprendere…..Taluni sordomuti da anni compiono tale gravoso compito e pare che incoraggianti sieno i risultati.

Qualche udente, pur correttamente parlando, con le mani segna sì armoniosamente che pare sordo sin dalla nascita. Oh quale sublime complimento! Quale prezioso e nobile risultato. Ecco un udente restituito alla pienezza de la conoscenza, a la totalità del sentire intimamente e profondamente la beltà de l’universo!

In altri campi….s’agita in Europa lo strumento dell’elettricità e del galvanismo come mezzi d’aiuto per la condizione d’udibilità………………………………….

In egual modo possiamo supporre che il galvanismo giovi a le immobilità de li arti superiori ne i casi di debolezza dei nervi delle braccia…." (P. Celo, 2001).

 

(continua)

 

BIBLIOGRAFIA:

a cura di Li Destri, Volterra "Passato e Presente" - Gnocchi, 199
Caselli, Maragna, Rampelli, Volterra "Linguaggio e Sordità" - La Nuova Italia,1994
Pietro Celo "Il maestro de i segni" – Edizioni Kappa, 2001