Il C.I.I.S. sulla figura e sul ruolo
dell’insegnante di sostegno.
Campagna «30 anni di integrazione in Italia: dalla L. 517/77 ad oggi ».

Comunicato CIIS, Coordinamento Insegnanti di Sostegno, del 7/3/2007

 

In queste ultime settimane, a fronte di alcuni episodi che hanno trovato ampia risonanza attraverso i “media”, la figura dell’insegnante di sostegno è salita alla ribalta, quasi sempre in termini negativi. Incalzanti notizie che lasciano sconcertati! Episodi poco edificanti hanno guadagnato le prime pagine dei quotidiani, dei settimanali e hanno vagato via etere, riecheggiando, amplificandosi ... come un’onda anomala!

Che cosa sta succedendo? La figura dell’insegnante di sostegno si offre attraverso un’immagine distorta, deformata dagli episodi riportati dalla cronaca.
E il rischio della “generalizzazione” di singoli casi è in agguato.
Per questo occorre fare molta attenzione! Non è lecito generalizzare, né mettere in “cattiva luce” le migliaia di insegnanti di sostegno che, con il loro contributo, con loro serietà professionale e il loro impegno, giorno dopo giorno si prodigano per realizzare e costruire il processo di integrazione scolastica e sociale degli alunni in situazione di handicap.
Questa parte della scuola MERITA una VALUTAZIONE più ATTENTA E RESPONSABILE. Occorre dire chiaramente che sono in atto sforzi considerevoli da parte di molti insegnanti di sostegno, spesso in prima linea a difesa e a costruzione di un diritto che la Costituzione riconosce e garantisce a ciascun cittadino italiano.
 

È bene, pertanto, FERMARSI per RIFLETTERE.

Il grido d’allarme e di stupore scattato, infatti, denuncia un insieme di fattori che, al di là dei singoli episodi, coinvolgono molti attori.
Ecco perché mentre è necessario condannare fermamente le azioni

che violano l’integrità e la dignità della persona,

che impediscono la realizzazione di un’integrazione reale,

che propongono come costanti situazioni che creano “dis-integrazione scolastica e sociale”,

è opportuno e doveroso fermarsi , per capire “dove siamo ora e dove ci stiamo dirigendo”.


Rispetto all’integrazione, di parole ne sono state spese a fiumi.
La stessa Unione Europea ha preso posizione:
- l’anno europeo del disabile (2003) è stato indicativo di un pensiero che si sta sempre più diffondendo;
- le direttive europee volte alla non-discriminazione e alle pari opportunità (a cui è dedicato il 2007) oltre che all’attenzione per l’inserimento sociale dei disabili, in particolare nel mondo del lavoro, testimoniano la crescita di una sensibilità che può avere quale sbocco unicamente una “convivenza” rispettosa del riconoscimento dell’identità di ciascuno.

Tuttavia, oltre i buoni intenti e le possibili soluzioni, resta un sistema che, pur più che valido negli intenti, fatica a decollare e che sembra, in questi ultimi anni, avere innescato la retromarcia.


La nostra Associazione, alla quale aderiscono insegnanti di sostegno, assistenti educatori, genitori e simpatizzanti di diverse regioni italiane, da anni si sforza di richiamare l’attenzione delle Istituzioni preposte sui temi cardine dell’integrazione, alla cui base sta la FORMAZIONE degli insegnanti, improntando la sua azione in conformità sui principi contenuti nelle norme che hanno segnato e segnano i percorsi per l’integrazione scolastica degli alunni disabili in Italia.

Il malessere e il disagio sociale subito e vissuto da parte di coloro che rappresentano la fascia più debole e, con loro, molto spesso anche da parte di insegnanti di sostegno impegnati e di famiglie coinvolte, chiedono di ripensare l’integrazione, entro tempi brevi, individuando soluzioni e attuando interventi chiari, decisi e rigorosamente seri: non è più ammissibile, e non deve essere assolutamente ammesso, che si mettano in atto azioni “sui disabili, senza i disabili”.


Da sempre abbiamo denunciato le contraddizioni presenti, contraddizioni che chiedono “soluzioni” reali, per non vanificare gli sforzi compiuti a partire dal 1977.
Alcune parole chiave sono:

1. Formazione: il percorso formativo per gli insegnanti di sostegno ha subito variazioni sensibili, giocate al ribasso, riguardo alla durata, rispondendo più a logiche estranee all’integrazione (quali l’immissione in ruolo, la certezza di un posto di lavoro, la possibilità di lavoro sotto casa, una sistemazione dei perdenti posto) piuttosto che alla necessità di offrire personale professionalmente preparato a rispondere alle sfide e ai bisogni speciali derivanti dal ruolo ricoperto. In questi ultimi trent’anni si è passati dai corsi monovalenti, ai corsi biennali, ai corsi biennali universitari (per la sola durata di due anni accademici), percorsi di 700 ore, e percorsi di 400 ore; ogni tanto si ventila l’ipotesi di percorsi ancora più brevi per “formare nuovi insegnanti di sostegno”...
Per la cronaca, ricordiamo che per la formazione di insegnanti di sostegno attualmente sono in atto corsi di 400 ore, presso le SSIS per la scuola secondaria di primo e secondo grado e il corso di laurea per la scuola primaria, a conclusione dei quali qualora i docenti specializzati vengano assegnati a classi in cui sono presenti alunni con minorazione sensoriale (D.M. 26 maggio 1998), gli insegnanti stessi devono frequentare un ulteriore corso formativo attivato dalla scuola presso cui svolgono il servizio.

2. Assunzione: da anni moltissimi insegnanti che si sono formati con percorsi biennali universitari transitano da una scuola all’altra, vivendo il dramma della precarietà di un ruolo che non consente loro di intervenire in modo efficace, proprio per la “provvisorietà” quotidiana. Al sostegno vengono assegnati spesso docenti “in esubero” oppure docenti privi di di titolo.

3. Continuità educativo-didattica: la continuità educativo-didattica appare condizionata dal continuo “tourn-over” degli insegnanti di sostegno, chiamati a rispondere a logiche di “raccolta punti”, di persone in costante migrazione interna, di docenti che riescono ad ottenere un punto in più grazie a master o altro corso. Oltre a ledere il diritto all’istruzione, la discontinuità impedisce la costruzione della relazione fra docente e discenti, presupposto essenziale per la positiva realizzazione dell’integrazione.

4. Insegnante assegnato alla classe o allo stanzino? L’integrazione, dice la norma, deve avvenire nelle classi: molto spesso, tuttavia, gli alunni in situazione di handicap trascorrono gran parte del loro tempo all’interno di “stanzini” o “stanzino del sorriso” o “aula delle autonomie” insieme all’insegnante di sostegno. Sull’altro versante, il docente di sostegno vive la sua condizione di insegnante di tipo B e talvolta “nega” il suo ruolo.
Quante volte, durante le udienze generali, abbiamo trovato il cartello riportante il nome del docente con la scritta: “attività di sostegno alla classe...?

5. Utilizzo: è prassi abbastanza consolidata che, in assenza dei docenti curricolari, l’insegnante di sostegno venga utilizzato per la loro “sostituzione”, mentre quasi mai succede il contrario.

6. Sostituzione insegnante/assistente: assistenti o insegnanti? Il dilemma spesso viene risolto a discapito della figura docente, rafforzando il principio che l’alunno in situazione di handicap non necessita di intervento didattico, ma solo educativo. E la scuola? Come può rispondere al suo dovere di insegnare?
Al tempo stesso, per gli assistenti educatori, importanti per la loro funzione, non è definito alcun ruolo e, nella prassi, capita spesso che gli assistenti “siano messi in condizione di supplire” l’insegnante di sostegno, pur essendo privi di formazione specifica per la didattica. Questa situazione richiede chiarezza e regolamentazione.


Il processo dell’integrazione scolastica e sociale deve ANDARE AVANTI !

 

LE NOSTRE RICHIESTE

Il primo invito lo rivolgiamo al Ministro, On. Fioroni, affinché intervenga al più presto, per definire ruoli, percorsi di formazione e competenze specifiche che da anni attendono una loro collocazione e per fissare criteri ai quali tutti, nella scuola, devono attenersi, senza scappatoie e fraintendimenti.

Alle famiglie e alle associazioni delle persone disabili chiediamo di “esigere” personale professionalmente qualificato; di esigere la definizione e la partecipazione alla stesura dei documenti, contribuendo, per la propria parte, al percorso scolastico dei figli e alla definizione del progetto di vita.

Invitiamo inoltre tutti gli insegnanti di sostegno, che da anni operano nella scuola, ad inviare le loro testimonianze, raccontando la “quotidianità”, le piccole azioni che, giorno dopo giorno, contribuiscono a sviluppare e potenziare il processo e il progresso dell’integrazione. Storie di didattica. Storie di socializzazione. Storie di inserimento. Storie di comunicazione. Storie di apprendimento. Storie di successi e insuccessi

Rispondiamo in termini di qualità.

Scrivete le vostre testimonianze a sostegno@sostegno.org
La campagna « 30 anni di integrazione in Italia: dalla L. 517/77 ad oggi » ospiterà i vostri elaborati.