Da dove pensiamo di ripartire. di Pietro Barbieri*, da Educazione & Scuola del 5.2.2008
È crisi di governo, un’altra. Ormai non ci stupisce più. Dovremmo ricominciare daccapo perché, come dice un'autorevole fonte, il presidente della Camera Fausto Bertinotti, la legislatura è finita politicamente. Al massimo vi potrà essere un prologo di non più di tre mesi per approvare una nuova legge elettorale. Fornire una lettura di questo ennesimo fallimento della politica parlamentare in relazione alle persone con disabilità e alle loro aspettative di inclusione sociale, non è operazione semplice. Anzi. Rifugiarsi nell’antipolitica e nel "grillismo" senza appello appare sin troppo disinvolto, nel momento in cui il nostro nucleo di riferimento è un gruppo sociale emarginato fino alla segregazione più disumana. In questa condizione è fin troppo facile contrapporre la "casta" ai cittadini e alla società civile, tanto da far nascere qualche sospetto verso le derive qualunquiste. Nelle persone con disabilità e nelle loro famiglie, invece, la sensazione di sfiducia nella politica parlamentare talvolta assume dei connotati di rinuncia all'istanza di inclusione sociale. Ritorna l’idea di farsi risarcire «al solo titolo della menomazione», monetizzando ogni cosa. C’è la percezione di non vedersi più inclusi, ma caduti in un vortice involutivo che vede le persone con disabilità solo come costo e "freno" alla crescita della ricchezza del Paese. La grande intuizione dell’eguaglianza di opportunità, di poter partecipare alla vita della comunità in cui si risiede, viene avvertita persino come un inganno. Il primo riflesso, dunque, è primum vivere deinde philosophari, ovvero "prima la vita, poi la filosofia", un galleggiamento a pelo d’acqua come ancora di salvataggio al naufragio della fiducia e delle aspettative. Le uniche prescrizioni normative che funzionano per tutti nel nostro Paese sono quelle di impianto risarcitorio: indennità, permessi lavorativi, agevolazioni fiscali, insegnante di sostegno, ausili e mantenimento riabilitativo vita natural durante. Non si riesce però a completare il percorso di emancipazione con il progetto individuale, la vita indipendente, il posto di lavoro giusto, l’indennità e la pensione adeguata, la presa in carico come sistema di accesso e la giusta tutela alle persone sprovviste di tutela familiare e non in grado di rappresentarsi da sole.
Non si riesce a
compiere il salto da un sistema all’altro,
dalla segregazione alla vita
indipendente, dalla tutela delle
categorie alla promozione dei diritti fondamentali e
dall’integrazione all’inclusione sociale. Presumibilmente ci ritroveremo con una riedizione del precedente governo di centrodestra. L’abbiamo già vissuto: nessuna volontà di gestire centralmente le politiche che ci riguardano. Un laissez-faire regionalista come tratto federalista del governo.
La società
civile è il perno su cui contare,
la sua capacità di mobilitazione e azione, portando le istanze di
inclusione sociale in ogni territorio. Da questa attitudine
dipenderà il successo di pratiche
innovative: le Regioni Veneto e
Liguria hanno deliberato l’adesione ai principi della
Convenzione ONU sui Diritti delle
Persone con Disabilità, impegnandosi a modificare il loro ordinamento.
Da azioni territoriali di questo genere ripartiremo,
per parlare la stessa lingua del futuro
governo. * Presidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap).
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