Il Miur e le tre C, ovvero . . . . . . il gioco delle tre carte!. di Maurizio Tiriticco da Fuoriregistro del 26/5/2005
In una mia nota precedente ricordavo l'immane fatica con la quale le Direzioni generali classica, tecnica e professionale dell'allora Mpi giunsero ad elaborare quel risicatissimo comma 3 dell'articolo 1 del Regolamento applicativo dei nuovi esami di Stato, che così recita (i grassetti sono miei): "L'analisi e la verifica della preparazione di ciascun candidato tendono ad accertare le conoscenze generali e specifiche, le competenze in quanto possesso di abilità, anche di carattere applicativo, e le capacità elaborative, logiche e critiche acquisite". La montagna della legge 425 aveva partorito il topolino del dpr 323! In effetti, con il Regolamento si doveva rendere attuativa l'indicazione dell'articolo 6 della legge di riforma, che così recita: "Il rilascio e il contenuto delle certificazioni di promozione, di idoneità e di superamento dell'esame di Stato sono ridisciplinati in armonia con le nuove disposizioni , al fine di dare trasparenza alle competenze, conoscenze e capacità acquisite secondo il piano di studi seguito, tenendo conto delle esigenze di circolazione dei titoli di studio nell'ambito dell'Unione europea". Nella stessa nota ricordavo anche come con il nuovo esame si intendesse superare il concetto di maturità, che "ha come fine la valutazione globale della personalità del candidato" (articolo 5 della legge 119/69) per introdurre un altro concetto, quello di competenza e con essa un'altra pratica valutativa, quella, appunto, dell' accertamento e della certificazione delle competenze acquisite dal candidato. Si trattava di una svolta importante - se non epocale - che implicava nuovi criteri di valutazione, e non fu un caso che la valutazione decimale attribuita a prove non strutturate venne sostituita nella sede d'esame con una più puntuale attribuzione di punteggi a prove che avessero ampi margini di strutturazione.
Sappiamo come sono andate le cose! L'innovazione
è sempre una brutta gatta da pelare, ma c'era di mezzo l'Europa,
l'esigenza di un allineamento con altre pratiche valutative, anche più
rispondenti alle esigenze che un mondo del lavoro in rapida
trasformazione propone - se non impone - al mondo dell'istruzione e
della formazione. Venendo al dunque, la lettura dell'undicesima bozza del decreto sul secondo ciclo mi ha veramente fatto sobbalzare, quando mi sono reso conto con quale cura certosina, laddove qualche malcapitato anonimo aveva scritto fino alla decima bozza la parola competenza, un altro malcapitato anonimo l'ha sostituita con la parola capacità!!! Tre punti esclamativi sono pochi perché possa manifestare tutto il mio disappunto! Mi chiedo: ma possibile che dal '97 ad oggi al Miur ancora nessuno sia in grado di capire che le parole sono pietre, che dovrebbero veicolare significati precisi che sono quelli e non altri! La letteratura sulle competenze è vastissima , è vero, ma è possibile che ancora al Miur, dopo tanti anni non sia stata operata una scelta chiara e condivisibile? Come si può, da una bozza all'altra sostituire una parola/concetto con un'altra con tanta disinvoltura? Immaginiamo un po' se al lungo capitolo delle Guerre puniche sostituissimo i Cartaginesi con i Romani e viceversa! Da quello striminzito comma tre traemmo tutti allora delle conseguenze che erano queste: le conoscenze costituiscono l'insieme dei saperi procedurali e rappresentativi - così oggi dicono in molti - l'insieme di principi, concetti, termini, regole e contenuti che, coordinati intelligentemente dal soggetto, danno poi luogo a degli atti, a delle azioni, a ciò che in molti chiamano il saper fare, la prestazione. Questa prestazione, una volta che è ripetuta, rinforzata, interiorizzata, e quando, soprattutto, è significativa e produce cambiamenti in situazioni operative, assume la dignità di una competenza. E per capacità - e questo scrivemmo sul comma 3 - intendemmo l'insieme delle ulteriori operazioni cognitive, intellettive che un soggetto fa sulle conoscenze e competenze acquisite, laddove deve affrontare situazioni nuove, modificare ed acquisire ulteriori comportamenti, altre competenze: la capacità, quindi, intesa come valore aggiunto, come fattore intellettivo analitico, critico, che costituisce la porta all'autopprendimento e alla divergenza. Si viene così a creare una spirale in continuo movimento in cui sempre nuove competenze, conoscenze e capacità si retroalimentano e fanno crescere la persona a fronte delle sue responsabilità lavorative. Tutto ciò è scritto in estrema sintesi, ovviamente! Le argomentazioni potrebbero essere molto più ricche! Ma... tornando a noi... chi ha cassato nella nuova bozza le competenze e le ha sostituite con capacità e perché??? Non le ha cancellate solo all'articolo 14, laddove si parla dell'esame di Stato che, per legge, è... ancora... e fino a quando? centrato sulle competenze! Mi chiedo... chi maneggia così male termini e concetti... si rende conto che non fa altro che creare disappunto, sconcerto, disaffezione in chi deve operare in situazione? Gli insegnanti devono adoperarsi perché i loro alunni acquisiscano capacità - che non si sa che cosa sono - nel corso del quinquennio per poi certificare competenze delle quali non si è mai parlato e delle quali nessuno del Miur è capace (ho scritto capaceeeee!) di dirci che diavolo sono! Che strana scuola questa di questo Miur pasticcione! Se poi andiamo a leggere bene, di competenze si parla diffusamente nelle Indicazioni nazionali del primo ciclo, e si parla anche di capacità ed anche di abilità, con molta disinvoltura, ma sempre con significati diversi e contraddittori! E se ne parla anche nelle Indicazioni per le attività educative della scuola dell'infanzia... così un bambino di tre anni deve essere competente, ma quando giunge a 16 anni deve essere solo capace, e poi quando si candida all'esame di Stato (che non si sa più che cosa è) deve essere nuovamente competente! Ma il nostro bambino può sempre salvarsi... Se si iscrive al liceo classico, pardon, ad un percorso classico, non deve essere né capace né competente, e chissà se deve essere... conoscente... comunque è certo che lì viene dotato di "contenuti e di sensibilità all'interno di una quadro culturale di alto livello... mica si scherza con i percorsi classici... e di attenzione ai lavori anche estetici"! Ai vili meccanici del tecnologico invece "viene assicurata la perizia applicativa e pratica attraverso esercitazioni svolte nelle sedi dotate di apposite attrezzature". Unicuique suum! E i giochi son fatti... quelli delle tre carte! |