Le preoccupazioni che derivano dalla lettura
della nota ministeriale n. 1961 del 3.10.2005 , sottolineate nel
proprio
intervento da Reginaldo
Palermo , non sono semplicemente legate alla perdita di posti di
lavoro , di cui qualche osservatore poco attento potrebbe accusare il
mondo della scuola.
Aperta parentesi: la specificità del mondo
della scuola e la sua rilevanza costituzionale, richiede che
l’amministrazione scolastica sia subordinata alle esigenze
dell’Educazione e sia formata, ad ogni livello, anche da persone che
abbiano sicure basi pedagogiche per studi ed esperienze compiute. Ad
esempio è ora di richiedere con forza che nel contratto dei dirigenti
scolastici venga eliminata ogni possibilità di subordinazione degli
stessi ai dirigenti amministrativi : la scuola dell’autonomia a chi si
occupa di educazione per formazione ed esperienza pedagogica! Chiusa
la parentesi.
In verità la questione organici è determinante
proprio per raggiungere le finalità che la legge di riforma si è
posta.
Non sembri banale l’osservazione che tali finalità non possono essere
acquisite senza un adeguato numero di insegnanti.
Vediamo. (Utilizzo anche parti di un mio articolo uscito sul n.13
di "Scuola e didattica del13 marzo 2000")
E’ stato scritto che l’educazione non si
risolve in un singolo atto o da un’azione di breve durata. L’attività
educativa richiede per solito, tempi lunghi. Le finalità educative,
anche le più specifiche non sono raggiungibili se non dopo un congruo
arco di tempo . Proprio perché ultimamente rivolta alla personalità
nella sua globalità, anche quando pone al centro delle sue attenzioni
un singolo aspetto di essa, l’educazione abbisogna di dispiegarsi nel
tempo e di agire su piani articolati e diversi. Infatti, ciò a cui si
mira non è tanto far fare un’esperienza passeggera e sciolta dal resto
della vita. Non si tratta di acquistare un comportamento o un’abilità
conoscitiva o pratica momentanea .L’educazione tende piuttosto al
conseguimento di disposizioni comportamentali collegate con l’intera
personalità… (C.Nanni,L’Educazione tra crisi e ricerca di senso, LAS
Roma,1986)
La "questione tempo" , dunque, assume sempre più
consistenza e rilievo: è fondamentalein particolare per la definizione
di una organizzazione scolastica vicina alle esigenze degli alunni,
delle famiglie, del territorio. Tale questione, appunto, se affrontata
separatamente, ai soli fini amministrativi, dai problemi di contenuto
e di metodo perde rilevanza pedagogica e didattica.
Non solo maggior tempo…
L’equazione maggior tempo uguale migliori
risultati potrebbe non essere reale. Ridurre la questione "tempo" a
maggior tempo scolastico magari per sostituirsi alle famiglie nel loro
fondamentale compito educativo non è produttivo dal punto di vista
educativo e della qualità dell’educazione. La scuola in questo modo si
appropria di uno spazio e di un compito improprio.
Il problema del tempo per l’educazione familiare in rapporto al tempo
per la scuola, tuttavia, non può risolversi certamente in qualche ora
in più o in meno di presenza del figlio a casa e a scuola. Sarebbe più
produttivo, in verità, in entrambi i casi un maggior tempo della
presenza dei genitori con i figli e per i figli.
Sappiamo che questo in alcuni casi non accade e ne dobbiamo prendere
atto: ad esempio nel caso di famiglie dove ambedue i genitori lavorano
e i figli passano il loro tempo da soli, o nel caso di famiglie
assenti che presentano notevoli problemi, in questi casi la scuola
viene coinvolta in positivo dal punto di vista dell’accoglienza
possibile ( si pensi in particolare agli alunni, e sono sempre più
numerosi, che vivono situazioni di disagio.)
E allora si pone con forza il problema del tempo scolastico visto nel
contesto che gli è proprio dell’offerta formativa, della metodologia e
della didattica: più tempo per fare cosa?
E’ chiaro che il tempo va riempito e il buon uso del tempo dipende
dalla gamma di opportunità di lavoro che la scuola offre agli alunni.
Tali opportunità devono tener conto dei tempi di apprendimento di
ognuno. Inoltre l’apprendimento deve essere significativo perché
vicino all’affettività e al modo di operare dell’alunno ed è quindi
significativo in rapporto agli strumenti stessi dell’apprendere :
l’alunno è portato alla creatività, all’agire per conoscere.
Il laboratorio in questa direzione può essere uno strumento
significativo, si pensi in particolare alle possibilità offerte
dall’integrazione delle nuove tecnologie nella didattica.
Significativo inoltre per chi? E’ il problema della
differenziazione delle proposte : proposte non legate allo sviluppo e
alle caratteristiche di ognuno sono praticamente improduttive.
E’ naturale che per una didattica di tal genere occorra "maggior
tempo" che in questo caso assume una valenza di qualità educativa.
Il tempo degli insegnanti…
Al tempo e alla qualità del tempo degli alunni e
per gli alunni va unito strettamente il tempo degli insegnanti. La
variabile tempo degli insegnanti è, infatti, un cardine intorno
al quale misuriamo la possibilità stessa di realizzazione di qualsiasi
processo innovativo e tale variabile è davvero preziosa.
E’ anzitutto il tempo che gli insegnanti trascorrono con i ragazzi,
tutti con aspettative, ma ognuno con esigenze e possibilità diverse .
E’ questo il tempo fondamentale del rapporto insegnante – alunno, un
rapporto che deve essere sempre leale, rispettoso dell’altro e
produttivo.
E’ inoltre il tempo dell’organizzazione degli spazi , dell’ambiente,
dei progetti; è un tempo in cui ci si deve confrontare con l’altro
insegnante, è il tempo della discussione e della sintesi di momenti
operativi comuni, della cooperazione, del gruppo di lavoro.
Vi è poi il tempo di un’utile contemporaneità per i laboratori, per il
fare , per le attività di recupero e di potenziamento… E’ il tempo per
i piani di studio personalizzati e l’individualizzazione
dell’insegnamento.
Infine la flessibilità dei tempi è decisiva. Tale flessibilità unita
alla flessibilità delle proposte prefigurano il superamento del
concetto di metodo e la sua sostituzione con quello di strategia in
rapporto alle caratteristiche individuali degli alunni. E’ da
considerare inoltre il tempo degli insegnanti passato a sperimentare
delle professionalità che non erano nella loro formazione iniziale (si
pensi alle nuove tecnologie, alla cinematografia, al teatro ecc…)
Il tempo degli insegnanti è dunque una risorsa decisiva per ogni
processo di innovazione e per la qualità in educazione . Molte scuole
lo considerano tale e lo hanno riposto come un bene in una banca del
tempo : ore per le attività funzionali all’insegnamento;ore derivanti
dal fondo dell’Istituzione o da progetti; ore eccedenti l’orario
d’obbligo derivanti dalla disponibilità degli insegnanti ; ore di
scambio e compensazioni tra i docenti; ore di compresenza e
contemporaneità; ore degli insegnanti tenute al completamento
dell’orario di cattedra; ore sommerse per preparazione delle lezioni,
correzioni compiti ecc…; ore offerte volontariamente e gratuitamente.
Ridurre il numero degli insegnanti vuol dire , dunque, ridurre anche
quel tempo prezioso essenziale per la qualità dell’educazione.
E’ essenziale che tale questione sia compresa anche dai genitori
soprattutto nel momento in cui compiono le loro scelte.
Come fermare questa logica ragionieristica avanzante?