Individuazione dei tutor

I risvolti disciplinari per insegnanti e presidi

 dall'ANP, 15/9/2004

 

Sulla questione della nomina del tutor - nella quale si registrano ora anche diffide a provvedere in merito, rivolte da un sindacato ad alcuni dirigenti scolastici - riportiamo, per opportuna conoscenza di tutti i colleghi, il parere dell'Avv. Giuseppe Pennisi, che pubblichiamo per gentile concessione del quotidiano Italia Oggi. L'articolo è apparso sull'edizione di ieri, 14 settembre.

Ricordiamo, nel contempo, la posizione che abbiamo preso in merito all'applicazione della riforma sin dal momento dell'emanazione del decreto legislativo sulla scuola dell'infanzia e del primo ciclo, recentemente ribadita nei nostri comunicati del 2 settembre e del 25 agosto.

 

I risvolti disciplinari per insegnanti e presidi legati all'attuazione della L. 53

 

Riforma, presidi responsabili

per la mancata individuazione dei tutor

 

di GIUSEPPE PENNISI *

 

La complessa vicenda della nomina dei tutor può configurare situazioni di rilievo disciplinare. Conseguenze di tale genere potrebbero derivare da contrapposizioni radicali (non tanto da parte dei collegi docenti, quanto dei singoli per rifiuto all'adempimento dei compiti affidati), tali da ostacolare o impedire l'organizzazione dell'attività didattica in coerenza con i principi dettati dalla nuova normativa. Il primo problema è quello della mancata determinazione da parte del collegio dei docenti dei criteri utili per la scelta dei tutor. La mancata determinazione dei criteri, infatti, delinea la rinunzia all'esercizio di una facoltà da parte del collegio dei docenti, ma non preclude al dirigente la possibilità di procedere alla nomina. Per altro verso, la mancata formulazione dei criteri non configura la responsabilità disciplinare dei componenti il collegio. Non può essere oggetto di rilievo disciplinare il mancato esercizio della facoltà, riconosciuta dalla legge, di indicare gli elementi da tener presenti nella scelta. Parimenti, il procedimento di designazione non risulterebbe viziato e inficiato da nullità, qualora il dirigente, dopo avere invitato il collegio a formulare i criteri utili per la designazione dei tutor, avesse proceduto a svolgere tali operazioni anche di fronte alla rinunzia del collegio dei docenti alla prerogativa di formulare le linee guida dalla scelta.

 

I RISVOLTI DISCIPLINARI

Più delicato e anche di difficile approccio è il problema del rifiuto del designato all'assolvimento del compito affidatogli. Si tratta di un incarico che comporta lo svolgimento di compiti che rientrano nella funzione docente (coordinamento di attività, rapporti con le famiglie, compilazione di documenti relativi all'alunno). La novità e la particolarità della situazione inducono, comunque, a cautela. Secondo l'attuale ordinamento (capo IV del decreto legislativo n. 297/94, applicabile per esplicito rinvio operato dal contratto di lavoro), il procedimento disciplinare ha inizio con la contestazione degli addebiti formulati dall'organo competente, in relazione alla natura dell'infrazione e alla sanzione ipotizzabile. Per ciascuna delle sanzioni previste è pertanto individuato l'organo competente a promuovere l'azione, come quello competente a emanare il provvedimento, che per le sanzioni di l° e 2° grado (rispettivamente: avvertimento disciplinare e censura) coincidono. Al dirigente scolastico incombe l'obbligo della contestazione degli addebiti e, in difetto di un'idonea giustificazione, di irrogazione dell'avvertimento disciplinare. Il 2° grado della sanzione nei confronti dei docenti (la censura) è applicata dal dirigente regionale , per delega, dal dirigente del centro servizi amministrativi (organo periferico provinciale dell'ufficio scolastico regionale). La censura si applica, appunto, per mancanze non gravi riguardanti doveri inerenti alla funzione docente, o i doveri di ufficio. Necessaria per l'attivazione del procedimento, nei casi in cui possa essere ipotizzata l'applicazione della censura, è la segnalazione all'organo competente da parte del dirigente scolastico. Il dirigente procederà in tal senso solo dopo avere esperito ogni utile tentativo per ovviare alla situazione. Il docente destinatario di un provvedimento disciplinare può esperire il ricorso amministrativo e il ricorso al giudice del lavoro, che deve essere preceduto dal tentativo obbligatorio di conciliazione.

 

LA RESPONSABILITÀ DEI DIRIGENTI SCOLASTICI

Diversa la situazione nel caso in cui il dirigente scolastico, per dubbi o per cedimenti alle resistenze dei docenti, non esplichi gli adempimenti necessari per l'attuazione della normativa o la ritardi al punto da annullarne gli effetti. Situazioni del genere debbono essere inquadrate come aspetti o ipotesi della responsabilità dirigenziale che ingloba quella disciplinare e riguarda i risultati e anche l'osservanza delle direttive dell'amministrazione; e, tanto più, compiti e obbiettivi assegnati dalla legge. Si deve anche considerare che l'affidamento della funzione dirigenziale deriva da una valutazione fiduciaria circa l'attuazione delle finalità delineate dall'amministrazione in relazione alle attitudini e alla competenza del dirigente. Fatti che costituiscono violazioni di obblighi connessi alla funzione dirigenziale in relazione alla loro gravità, possono essere considerati anche nell'immediato ai fini della valutazione dell'opportunità di persistenza nell'incarico. Può l'amministrazione rilevare che la gravità dei fatti abbia incrinato il rapporto fiduciario, allorché nell'attività del dirigente si riscontri un colpevole inadempimento di obblighi essenziali. La valutazione può anche essere anticipata rispetto alla scadenza del mandato conferito, per il pregiudizio che dai comportamenti del dirigente possa derivare al buon funzionamento del servizio.

 

* Giuseppe Pennisi è professore di Diritto Pubblico e Legislazione scolastica dell'Università Roma 3, nonché consulente legale dell'ANP. Il parere dell'Avvocato Pennisi, pubblicato ieri su ItaliaOggi, é oggi disponibile sulle nostre pagine per concessione del quotidiano cui il Prof. Pennisi collabora.